Si collochi un bambino di
sei mesi davanti un televisore in funzione. Il poppante è già per
motivi fisiologici legati al cervello incapace di sciogliere le
immagini e di decodificarle, così che la questione se esse
«significhino» qualcosa non può proprio essere posta. Tuttavia,
del tutto indipendentemente da ciò che appare sullo schermo, le
macchie colorate, guizzanti, luminose evocano infallibilmente e
durevolmente un intimo interesse da parte del bambino, si potrebbe
dire un interesse voluttuoso. L’apparato percettivo del bambino è
meravigliosamente impegnato. L’effetto è ipnotico. Impossibile
dire cosa stia accadendo in lui; tuttavia i suoi occhi, in cui si
specchia l’immagine del televisore, assumono un’espressione
talmente rapita, talmente assente, che saremmo tentati di dirlo
felice.
Per non morire di
televisione Lupetti edizioni, 1990
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