I modi di Leonardo
Varasano, presidente del Consiglio Comunale di Perugia tra il 2014 e
le elezioni del Consiglio Comunale nel maggio scorso, ora assessore
alla Pubblica Istruzione possono apparire fuori moda. Presenzialista
come dev'essere chi è investito di funzioni di rappresentanza, non
mostra tuttavia l'insolenza che oggi tanti politicanti ostentano e si
presenta, anche visivamente, in punta di piedi, con un tono educato e
un sorriso che appare sincero, in questo simile al sindaco Romizi di
cui si proclama estimatore.
Allievo di Campi,
l'ideologo di destra che è tuttora influente accademico e ispiratore
di molte scelte della ricca Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia,
Varasano si è dedicato con passione alla storiografia, pubblicando,
dopo lunghe ricerche, un libro sull'Umbria in camicia nera; in esso,
con il supporto di una documentazione scelta e utilizzata con
unilateralità, il ventennio in Umbria e nel capoluogo appare una
modernizzazione e un positivo ampliamento dei gruppi dirigenti, al
fuori dalla cerchia delle vecchie famiglie. La simpateticità con
quel mondo è forte al punto che Varasano con gli occhi lucidi a un
convegno ricordava di occupare, da presidente del Consiglio Comunale,
la scrivania di non so quale gerarca. Orgoglioso dell'eredità
fascista, egli non ne fa tuttavia proprio il becerismo oggi di moda e
non appare settario: spesso partecipa con cortesia e spirito
dialogante a iniziative che ricordano figure e opere della sinistra
cittadina.
Rieletto consigliere a
maggio, Varasano ha vinto la contesa per la poltrona di assessore
alla cultura, succedendo a Teresa Severini che gli consegna come
lascito principale della sua gestione, peraltro piuttosto oneroso, la
sagra pseudoculturale - in realtà strapaesana - di “1416”.
L'intervista che ha rilasciato per il suo insediamento a Maurizio
Treccoli conferma l'immagine a cui è affezionato: un bravo ragazzo
di formazione storica, che tiene fede agli insegnamenti familiari, un
po' tradizionalista, ma disponibile a proposte innovatrici:
“Ascolterò molto, mi lascerò consigliare, rispetto a quello che
può rappresentare una novità per me... E lo farò con grande
piacere”. Quando gli chiedono se Palazzo Penna potrà tornare ad
essere un laboratorio sulla contemporaneità dice sì, se lo
interrogano su “1416” dice che tutto va bene (ma sui
finanziamenti non s'impegna). Di Umbria Jazz, del Festival del
Giornalismo e di Eurochocolat dice che procurano lustro e pubblico.
Accenna anche a un quinto evento da aggiungere ai quattro in
programma, importante per la città. Alla domanda “quale?” non
risponde, come forse qualcuno si aspetta e lui in cuor suo vorrebbe,
“la rievocazione della marcia su Roma che da Perugia partì”, ma
“ci sto pensando... dia un occhio a quello che fanno i francesi sul
percorso dei Templari…”.
Non è un male, in
verità, che la Chiesa di San Bevignate, legata all'Ordine dei
Templari (quelli veri), di recente restaurata e riconsegnata alla
città, la cui area è scampata a uno sciagurato progetto di
cementificazione universitaria, abbia una sua valorizzazione
culturale e turistica. Ma leggendo delle pensate di Varasano torna in
mente subito l'invito all'attenzione di Umberto Eco: «Quando uno
tira in ballo i Templari è quasi sempre un matto».
Già nel suo Il
Pendolo di Foucault, sul finire
degli anni 80 del Novecento Eco aveva satireggiato l'insieme di
profacole, mistificazioni, intrighi immaginari, magarìe settarie,
trasmutazioni alchemiche e consimili baggianate di cui si nutre
l'immaginario del “templarismo” dopo lo scioglimento papale
(Clemente V, 1312) dell'ordine “monastico-militare”. In una
“bustina” dei primi anni Duemila egli ne racconta così la
storia: “ Fate nascere un ordine monastico-cavalleresco, fatelo
diventare straordinariamente potente sia militarmente che
economicamente. Trovate un re che voglia sbarazzarsi di quello che è
ormai diventato uno Stato nello Stato. Individuate gli inquisitori
adatti, che sappiano raccogliere voci sparse e comporle in un mosaico
terribile: un complotto, crimini immondi, innominabili eresie,
corruzione e una buona dose di omosessualità. Arrestate e torturate
i sospetti. Chi ammette e si pente avrà salva la vita, chi si
dichiara innocente finirà sul patibolo. I primi a legittimare la
costruzione inquisitoriale saranno le vittime, specie se innocenti.
Infine, incamerate gli immensi beni dell'Ordine. Questo
fondamentalmente ci insegna il processo intentato ai cavalieri
Templari da Filippo il Bello”.
Dopo
venne soprattutto la leggenda, quella che è al centro di tanti libri
tra cui il fortunatissimo Codice da Vinci di
Dan Brown. Eco commenta : “Nel
90 per cento dei casi (mi correggo, 99) si tratta di bufale, perché
nessun argomento ha mai maggiormente ispirato le mezze calzette di
tutti i tempi e di tutti i paesi quanto la vicenda templare. E via
con la continua rinascita dei Templari, con la loro costante presenza
dietro le quinte della Storia, tra sette gnostiche, confraternite
sataniche, spiritisti, ordini pitagorici, rosacrociani, illuminati
massoni e Priorato di Sion”.
Ma Varasano non sembra
preoccuparsi e vuole rincorrere le mode, che invitano a cercare a
Perugia i legami segreti tra templari occulti e altre sette, magari
in Corso Garibaldi. Forse lo ispira il mix reazionario tra
misticismo, tradizionalismo e militarismo che anima codesti culti
medievaleggianti, forse vuole piacere a un pezzo di massoneria.
D'altra parte – lo ha
ottimamente documentato Giorgio Galli – c'è nei movimenti
novecenteschi d'estrema destra, centrale nel nazismo, importante
anche nei fascisti alla Julius Evola, un richiamo al templarismo.
Membro dei Cavalieri Templari si dichiarò peraltro Anders Behring
Breivik, il nazionalista di estrema destra che il 22 luglio 2011
uccise 77 persone nel più grave massacro che abbia colpito la
Norvegia dopo la II guerra mondiale.
Varasano,
lasci perdere, non insista in questa follia. Se non vuol ascoltare
Umberto Eco, ascolti uno storico dichiaratamente di destra, ma di
grande dottrina, acume e buon senso come Franco Cardini che così
definisce “quel tipo di tendenza paraculturale che ordinariamente
viene definita templarismo”
: “Tutto il blaterare di segreti, di tesori, di mappe, di
cappelle di Rosslyn e di Rennes-le-Château nasce da lì, da quei
grotteschi grumi d’ignoranza che Eco ha satireggiato... Si tratta
di storielle contorte, noiose e prive di valore, delle quali ormai da
anni è stata dimostrata l’inconsistenza ma che tuttavia
continueranno ancora a lungo a prosperare e a circolare perché la
madre degli imbecilli è sempre gravida”.
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