Eckhartsau |
In questo piccolo castello di caccia, fra questi abeti azzurri, è finita la storia degli Absburgo; qui ha abdicato l’ultimo imperatore, Carlo. I triestini lo chiamavano Carlo Piria (ossia imbuto) per il suo amore del vino e l’immagine corrente lo presenta in una luce di bonaria limitatezza, ma non era solo bonario, bensì anche buono e la bontà, nell’esistenza, è una virtù imperiale. Quando si recò al fronte, sull’Isonzo, e vide lo spaventoso e insensato massacro, esclamò che l’avrebbe fatto finire ad ogni costo. Il coraggio di porre fine a una guerra, di vederne l’abissale stupidità, non è certo minore di quello d’intraprenderla, è un coraggio degno di un vero imperatore.
L'imperatore Carlo d'Absburgo con la moglie e i figli Otto e Adelaide |
Il castelletto ha un’aria di pacifica dimora familiare, sul tetto c’è un rassicurante nido di cicogne. Quest’amabile e discreta familiarità è una giusta cornice per la fine degli Absburgo, di una dinastia ricca di figure materne e paterne, a cominciare dalla grande Maria Teresa, e il cui ultimo imperatore simbolico, aveva il carisma di un nonno benevolo, saggio e un po’ svanito. Nel parco un grande albero crea, con i suoi rami, una vera sala, più splendida di quelle regali: quest’albero non conosce l’abdicazione. Nella campagna circostante alcuni cartelli indicano la coltivazione di Sieglinde, il nome wagneriano designa una particolare varietà di patate.
Claudio Magris |
Postilla
Claudio Magris, triestino, docente, saggista, giornalista, narratore, è tra i maggiori studiosi della cultura mitteleuropea e, in particolare, dell’impero absburgico. Il brano qui “postato” è tratto da un suo libro importante e bello: Danubio (Garzanti, 1986). Si tratta di una sorta di viaggio, reale e sentimentale, lungo il grande fiume, dalle sue sorgenti al mar Nero, che racconta attraverso i luoghi visitati la complessa varietà delle culture che costruiscono una grande civiltà.
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