Torino, Palazzo Reale |
Il 18 febbraio scorso “La Stampa” affidava a Maurizio Lupo la rievocazione dell’inaugurazione a Torino della legislatura sabauda, avvenuta esattamente 150 anni prima, l'ottava dalla concessione dello Statuto fatta da Carlo Alberto. In realtà si trattava del primo Parlamento italiano perché comprendente deputati e senatori da (quasi) tutta Italia.
http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=11039954
La rievocazione è piena di colore, dalle luci della città alle fioriere dei balconi, dal racconto delle parate al matto napoletano che si proclama pittore, fino al discorso augurale di Vittorio Emanuele, re d’Italia in pectore. Ma c’è di sicuro, in questa pagina di divulgazione nel complesso buona, qualche semplificazione concettuale di troppo e probabilmente uno sfondone.
All’undicesimo rigo, per esempio, si parla di “democrazia”, espressione assai ardita per uno Stato liberale censitario, in cui il diritto di voto riguardava una percentuale assai bassa, a una cifra, della popolazione attiva.
Ignoro poi a quale fonte si sia attenuto il Lupo; ma che la porta della Reggia, da cui sortirà il Re Galantuomo si apra poco prima delle 11, dopo che la banda della Guardia Nazionale ha intonato “l’inno di Mameli in piazza Castello”, a me sembra cosa assai improbabile, dato l’ostracismo verso l’autore del Canto degli Italiani, un repubblicano morto per la repubblica. E' più probabile che intonasse la marcetta trionfale sabauda: "Viva il re, viva il re, viva il re, le trombe liete squillano". (S.L.L.)
http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=11039954
La rievocazione è piena di colore, dalle luci della città alle fioriere dei balconi, dal racconto delle parate al matto napoletano che si proclama pittore, fino al discorso augurale di Vittorio Emanuele, re d’Italia in pectore. Ma c’è di sicuro, in questa pagina di divulgazione nel complesso buona, qualche semplificazione concettuale di troppo e probabilmente uno sfondone.
All’undicesimo rigo, per esempio, si parla di “democrazia”, espressione assai ardita per uno Stato liberale censitario, in cui il diritto di voto riguardava una percentuale assai bassa, a una cifra, della popolazione attiva.
Ignoro poi a quale fonte si sia attenuto il Lupo; ma che la porta della Reggia, da cui sortirà il Re Galantuomo si apra poco prima delle 11, dopo che la banda della Guardia Nazionale ha intonato “l’inno di Mameli in piazza Castello”, a me sembra cosa assai improbabile, dato l’ostracismo verso l’autore del Canto degli Italiani, un repubblicano morto per la repubblica. E' più probabile che intonasse la marcetta trionfale sabauda: "Viva il re, viva il re, viva il re, le trombe liete squillano". (S.L.L.)
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