Il moderno principio di “nazione” è strettamente connesso a quello di “repubblica”. In Italia fu soprattutto Leopardi, in molti passaggi dello Zibaldone, a recuperare questo concetto, carissimo ai giacobini, e a notare come il dominio di un “re” che rende sudditi distrugga ogni sentimento patriottico ed ogni spirito pubblico. Il primo organico teorico di questi principi al tempo dell’assolutismo più o meno illuminato fu Jean-Jacques Rousseau, a cui si deve il brano che segue sulla nazione polacca assoggettata dai russi e dagli austriaci. Vi si enuncia il nesso repubblica-nazione, ma già si intravede qualche esclusivismo nazionalistico. (S.L.L.)
Allo stato attuale delle cose non vedo il mezzo per dare alla Polonia quella consistenza che le manca: infondere, per così dire, a tutta la nazione lo stato d’animo dei confederati; cioè ancorare talmente la repubblica al cuore dei polacchi, che essa vi sopravviva nonostante tutti gli sforzi degli oppressori. Questo mi sembra l’unico rifugio dove la forza non può né raggiungerla né distruggerla… Incapaci di impedire che vi inghiottano, fate almeno che non riescano a digerirvi… le virtù dei cittadini, il loro zelo patriottico, la forma particolare che le istituzioni nazionali possono dare ai loro animi, ecco l’unico bastione sempre pronto a difenderle, e che nessun esercito riuscirebbe a forzare. Se voi fate sì che un polacco non possa mai diventare un russo, vi garantisco che la Russia non soggiogherà mai la Polonia…
Ogni vero repubblicano ha succhiato col latte materno l’amore della patria, cioè delle leggi e della libertà. Tale amore costituisce tutta la sua vita; egli vede soltanto la patria, vive soltanto per lei; non appena resta solo cessa di esistere; non appena non ha più patria, si annulla , e , se non muore, è ancora peggio… A vent’anni un polacco non deve essere un altro uomo, deve essere un polacco”.
Da Jean-Jacques Rousseau Frammenti politici in Scritti politici vol.II, Laterza, Bari, 1978.
Citato in Bronislaw Baczko, L’utopia, Einaudi, Torino, 1979, pp.88-89
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