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Aristotele |
Il brano che segue è tratto da
Historia animalium, che è parte del
Corpus aristotelicum. L’ho ripreso da
Scienza Folclore ideologia. Le scienze della vita nella Grecia antica di Geoffrey E. R. Lloyd, Boringhieri, 1987. (S.L.L.)
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Seppia |
In tutte le specie in cui vi sia un maschio e una femmina la natura crea differenze più o meno analoghe fra il carattere femminile e quello maschile. Tali differenze sono particolarmente marcate nel caso dell’uomo, degli animali di maggiore mole e nei quadrupedi vivipari. Poiché il carattere delle femmine è più debole, esse sono più facili da addomesticare, acconsentono prima a farsi carezzare, sono più adatte ad imparare: per esempio nei cani della Laconia le femmine sono più intelligenti dei maschi (…) All’infuori di quelle dell’orso e del leopardo, le femmine sono tutte meno coraggiose dei maschi; solo in quelle due specie la femmina è ritenuta più audace. Nelle altre specie le femmine sono più deboli, più timorose, meno sincere, più impulsive e più premurose nell’allevamento della prole. I maschi, al contrario, sono più animosi e rudi, più semplici e meno infidi. Di questi caratteri si trovano tracce più o meno dovunque, ma soprattutto in quegli animali che hanno il carattere più sviluppato e specialmente nell’uomo perché esso ha la natura più perfetta; di conseguenza queste qualità sono più evidenti negli esseri umani. La donna è quindi più compassionevole dell’uomo, piange di più, ed è anche più invidiosa e più querula, più disposta a recriminazioni e ad accapigliarsi. La femmina è meno coraggiosa del maschio, più facile allo sconforto, più svergognata e bugiarda, più incline ad ingannare, più tenace di memoria, più guardinga, più timida e in generale meno capace del maschio di passare all’azione e meno bisognosa di nutrimento. Il maschio, come abbiamo detto, è più pronto ad aiutare e più coraggioso; perfino nei cefalopodi, quando la seppia è colpita dal tridente, il maschio corre ad aiutarla, mentre quando è colpito il maschio la femmina fugge.
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