18.7.11

La poesia del lunedì. Clemente Rebora

Al tempo che la vita era inesplosa
E l’amor mi pareva umana cosa,
Fanciullo a te venivo
O Carlo contadino,
Dove in corona dall’alba alla sera
Nel vasto sole delle estati brevi
Esaudendo come una preghiera
La terra non tua più l’avevi.

A te correvo già felice:
E tu guidavi senza farmi male
L’anima persuasa,
Parlando il poco di chi intende e dice;
E nell’aiuto meritavo accanto
Al tuo ben la campagna -
La campagna che va dal piano al monte
Tessendo siepi in giro alle covate,
Ma di verde inghirlanda ogni contrasto
Nel fior di tutti i giorni, l’orizzonte.

Con la falce nell’erba
Frusciava il mio baleno:
Il papavero ardendo sullo stelo
E ciascun boccio sereno
In abbandono ancor vivo
A tagliarlo pativo,
E accanito godevo
Con la falce nell’erba.
Erba recisa che sempre rinasce,
Se dove ruminando è mucca e latte
Per vivace concime
Ritorna alla radice.

Ma la segale ambivo,
Il suo slancio levriero,
L’ariosa offerta
Delle piante natali;
E dovunque ero appiglio
All’imminente prodigio:
Mago dell’impazienza,
Brigante di bontà con gli animali,
Scandalizzando fughe nel pollame
Che tra zampa e cresta
In scia di pulcini
Virava la sua siesta.

Ghiotto della mia fame,
Stupefatto di festa,
Nel caso lucente sostavo:
Facevan le fusa
I miei sensi, e zampilli i pensieri;
L’aria dava la stura
A un bronzeo inquietamente
Fervere d’api:
E non sapendo ero certo
Del misterioso concerto.

Infine il mezzodì spandeva
Effluvi di campane:
Il gerlo sulle spalle,
Andavo rincasando
Con te come uguale,
Verso la fiamma che dal sasso
Già inneggiava alla polenta;
E tu, con lena immensa,
Sul paiolo acceso,
Dicevi a me restio:
Mangiamo insieme; il digiuno
Non ciba nessuno,
Se non ci nutre Iddio. -
E in aureola splendeva
L’astro della mensa,
Il sol della polenta
Per chi ha in sé grande spazio,
Luce che si contenta
Di tramontare in noi:
E quando il cuore è sazio,
Se ne risparmi poca, anche meschina,
Essa risorge in tuorlo di gallina.

Risorge la tua cara vita
Dove più va smarrita
O Carlo, contadino
Di un solco che è sentiero
Per le terree nostre notti.
E ti vedo levar come il mattino
In verecondia gli occhi
Consacrando il pensiero
Al semplice elemento,
Mentre è bello il silenzio a te vicino.

Clemente Rebora, Canti anonimi

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