Il consigliere regionale umbro Pd Gianfranco Chiacchieroni, già sindaco di Marsciano, ama inseguire le mode. A metà giugno ha detto senza mezzi termini: “Voglio lo spending rewiew in Regione, altrimenti ce lo fa Monti”. Vuole proprio lo spending, non si accontenta di ridurre le spese. E annuncia tre proposte di legge.
Prima: riduciamo i consiglieri da trenta a venti, ché l’Umbria è piccolina. Eliminiamo anche il listino del candidato presidente, ché il popolo è stufo di consiglieri nominati e non eletti.
Seconda: riduciamo gli assessori da otto a quattro, senza esterni.
Terza: introduciamo un meccanismo di premialità e di penalità per i consiglieri regionali. Più soldi ai consiglieri presenti e a quelli che producono atti. Fino al 10 per cento di penalità a chi non è presente e atti ne fa pochi.
Vada per le presenze, ma a giudicare dalla qualità degli atti e dai loro effetti sulla società regionale, andrebbe premiato e non punito chi ne produce pochi. In ogni caso per Chiacchieroni i guadagni individuali medidei consiglieri potranno crescere e non diminuire.
Gli risponde, intorno al 25, Luciano Della Vecchia che, dopo una carriera di assistente di presidenti e assessori, è giunto al soglio di segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista. Scrive: “Non è benaltrismo, ma i problemi dell’Umbria sono ben altri, il lavoro, il welfare”. Poi entra nel merito. Ridurre i consiglieri? No, aumentarli, da 30 a 36 per aumentare la rappresentatività (e favorire, si spera, l’elezione di qualche rifondarolo). Di assessori non parla: va da sé che non vorrebbe che saltassero gli esterni, che garantiscono stipendi extraconsiliari. Afferma inoltre che l’indennità dei consiglieri va dimezzata, anche se nulla dice dei loro guadagni accessori, sostanziosi.
Della Vecchia tocca tuttavia il vertice quando parla del listino bloccato, quello che ha consentito l’elezione per ben due volte del suo predecessore Vinti. (Costui da ultimo – quando si è dovuto cercare le preferenze – è stato regolarmente trombato e pertanto ha dovuto fare il diavolo a quattro per ottenere un assessorato esterno). Il partitino ha bisogno del listino: forse Della Vecchia, esponente di un apparato sempre meno votato, che vive di consigliature e assessorati, spera di entrarvi in grazia della propria utilità marginale.
Ecco il suo arzigogolato argomentare: “Sul listino vorremmo ricordare che il suo fondamento è la forma di governo presidenziale che ha assunto la Regione Umbria nel processo di introduzione del principio maggioritario nel nostro sistema politico, principio contro il quale ci siamo sempre schierati. Se si contestano il maggioritario e il presidenzialismo, se si propone il proporzionale allora è giusto abolire il listino; altrimenti si maschera un attacco alla presidente con una demagogica difesa della democrazia”.
Insomma, visto che in regione c’è il presidenzialismo, Della Vecchia lo vuole duro e non tollera attenuazioni; altrimenti non ci prova gusto. Né vale la pena di spiegargli che da una crescita di autorevolezza del Consiglio, tutto eletto e non nominato, la dialettica politica ed istituzionale avrebbe molto da guadagnare.
Ma la stronzata più clamorosa è l’ultima: chi non vuole il listino – dice Della Vecchia - cerca di indebolire la presidente. Quella attuale, di genere femminile, la Marini. Non la funzione presidenziale, non il presidente che potrebbe essere eletto nel 2015 a listino abolito, ma quella già eletta. Quando qualcuno le spara così grosse, la tentazione è dirgli che non ci fa, ma c’è.
Per finire. Credo che la cosa più saggia sarebbe prendere il meglio delle due proposte: ridurre il numero di consiglieri e assessori, eliminare il listino della vergogna, dimezzare le indennità. Non guasterebbe poi applicare lo spending (o come diavolo si chiama) alle indennità accessorie, trasporti, viaggi premio, spese di rappresentanza, assistenti, attendenti eccetera eccetera: i consiglieri e i partiti guadagnerebbero un minimo di credibilità. Ne hanno tanto bisogno, perché quel poco che avevano l’hanno sperperata nella strenua difesa di poltrone e privilegi.
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