25.3.16

1849. La Pasqua a Mineo. Dai ricordi d'infanzia di Luigi Capuana

Era il giorno di Pasqua; lo rammento benissimo, come fosse ora. Mi avevano condotto su la terrazza del «Casino di Convegno», insieme coi fratellini, con le sorelline e con altri fanciulli, e tutti tenevamo in mano l'agnello pasquale di pasta dolce da far benedire dal Cristo risorto.
Quel giorno si fa in Mineo la festa dell'Inchinata, specie di rappresentazione sacra in cui sono attori le statue della Madonna e del Cristo risorto.
Appena spuntato il sole, la gente si affolla nella Piazza Buglio e attende le statue e la processione. Avviluppata da un manto nero di seta, appuntato con spilli, la Madonna arriva la prima, preceduta da una confraternita in sacchi bianchi e mantelli di seta a colore, e vien ricoverata in una chiesa vicina. Uno dei confratelli porta un'asta in cima alla quale è adattata in bilico una campanellina ch'egli fa suonare a brevi rintocchi, tirando un nastro incessantemente.
Da lì a poco, ecco il Cristo con un braccio levato trionfalmente in alto, lo stendardo di broccato a lamine d'oro nel pugno sinistro, una gran raggiera di carta dorata dietro, e ai lati, da piè, manipoli di fave novelle, primizie dell'annata, e che vien condotto per pochi minuti nella Piazzetta dei Vespri.
Intanto quegli che suona la campanellina, seguìto dai confratelli, va e viene con passi affrettati, tra la folla che gli fa largo, suonando a brevi rintocchi, incessantemente, quasi chiedesse alla gente notizie del Cristo risorto per recarle alla madre. Infatti dicono che lui o la campana simboleggi S. Giovanni, il discepolo prediletto. Ma non appena il Cristo viene ricondotto in Piazza Buglio, colui va a portare la lieta novella, e sùbito dopo arriva la Madonna, ancora avviluppata dal manto nero; a un tratto il manto casca giù, e tra lo strepito dei mortaretti, della banda musicale, e le grida di: – Viva la misericordia di Dio! – il Cristo si muove incontro, e le statue sono spinte tre volte avanti e indietro e fatte inchinare, in segno di saluto; poi restano per qualche istante l'una di fronte all'altra.
Il momento dell'Inchinata è climatetico per gli agnelli pasquali dei bambini che li tengono levati in alto perché siano benedetti.
Ma nell'anno 1849, il Cristo e la Madonna non comparvero. Vidi, a un tratto, formarsi dei capannelli di gente pallida, gesticolante; guardie nazionali, ufficiali e soldati, abbandonare i ranghi e disperdersi; nessuno badava a insidiare i nostri agnelli pasquali, anzi nessuno si occupava di noi che udivamo ripetere desolatamente d'attorno: – Catania presa, arsa!
Uno levò via la bandiera tricolore rizzata su un pilastro della terrazza del «Casino di convegno», e immediatamente il babbo e lo zio Antonio mi condussero a casa.
La rivoluzione era terminata? Così parve. Ma mi rimase nell'orecchio un nome non mai udito pronunziare: Satriano; qualcosa di tristo e di pauroso.
Due giorni dopo, all'uscita di scuola, alcuni signori prendevano in mano grandi fogli di carta esposti su un tavolino; insieme con gli altri dovetti scarabbocchiare il mio nome anche io. Poi seppi che ci avevano fatto firmare un indirizzo di sottomissione e di fedeltà a re Ferdinando II, e per qualche tempo odiai ferocemente chi mi aveva indotto a quell'atto. Fu questo il mio primo indefinito sentimento di patriottismo!...

da Novelle, Sandron, 1939

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