Era il giorno di Pasqua;
lo rammento benissimo, come fosse ora. Mi avevano condotto su la
terrazza del «Casino di Convegno», insieme coi fratellini, con le
sorelline e con altri fanciulli, e tutti tenevamo in mano l'agnello
pasquale di pasta dolce da far benedire dal Cristo risorto.
Quel giorno si fa in
Mineo la festa dell'Inchinata, specie di rappresentazione sacra in
cui sono attori le statue della Madonna e del Cristo risorto.
Appena spuntato il sole,
la gente si affolla nella Piazza Buglio e attende le statue e la
processione. Avviluppata da un manto nero di seta, appuntato con
spilli, la Madonna arriva la prima, preceduta da una confraternita in
sacchi bianchi e mantelli di seta a colore, e vien ricoverata in una
chiesa vicina. Uno dei confratelli porta un'asta in cima alla quale è
adattata in bilico una campanellina ch'egli fa suonare a brevi
rintocchi, tirando un nastro incessantemente.
Da lì a poco, ecco il
Cristo con un braccio levato trionfalmente in alto, lo stendardo di
broccato a lamine d'oro nel pugno sinistro, una gran raggiera di
carta dorata dietro, e ai lati, da piè, manipoli di fave novelle,
primizie dell'annata, e che vien condotto per pochi minuti nella
Piazzetta dei Vespri.
Intanto quegli che suona
la campanellina, seguìto dai confratelli, va e viene con passi
affrettati, tra la folla che gli fa largo, suonando a brevi
rintocchi, incessantemente, quasi chiedesse alla gente notizie del
Cristo risorto per recarle alla madre. Infatti dicono che lui o la
campana simboleggi S. Giovanni, il discepolo prediletto. Ma non
appena il Cristo viene ricondotto in Piazza Buglio, colui va a
portare la lieta novella, e sùbito dopo arriva la Madonna, ancora
avviluppata dal manto nero; a un tratto il manto casca giù, e tra lo
strepito dei mortaretti, della banda musicale, e le grida di: –
Viva la misericordia di Dio! – il Cristo si muove incontro, e le
statue sono spinte tre volte avanti e indietro e fatte inchinare, in
segno di saluto; poi restano per qualche istante l'una di fronte
all'altra.
Il momento dell'Inchinata
è climatetico per gli agnelli pasquali dei bambini che li tengono
levati in alto perché siano benedetti.
Ma nell'anno 1849, il
Cristo e la Madonna non comparvero. Vidi, a un tratto, formarsi dei
capannelli di gente pallida, gesticolante; guardie nazionali,
ufficiali e soldati, abbandonare i ranghi e disperdersi; nessuno
badava a insidiare i nostri agnelli pasquali, anzi nessuno si
occupava di noi che udivamo ripetere desolatamente d'attorno: –
Catania presa, arsa!
Uno levò via la bandiera
tricolore rizzata su un pilastro della terrazza del «Casino di
convegno», e immediatamente il babbo e lo zio Antonio mi condussero
a casa.
La rivoluzione era
terminata? Così parve. Ma mi rimase nell'orecchio un nome non mai
udito pronunziare: Satriano; qualcosa di tristo e di pauroso.
Due giorni dopo,
all'uscita di scuola, alcuni signori prendevano in mano grandi fogli
di carta esposti su un tavolino; insieme con gli altri dovetti
scarabbocchiare il mio nome anche io. Poi seppi che ci avevano fatto
firmare un indirizzo di sottomissione e di fedeltà a re Ferdinando
II, e per qualche tempo odiai ferocemente chi mi aveva indotto a
quell'atto. Fu questo il mio primo indefinito sentimento di
patriottismo!...
da Novelle, Sandron, 1939
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