20.3.16

Antifascismo e ricostruzione (Aldo Capitini, 1944)

L'articolo Antifascismo e ricostruzione, ora negli Scritti politici di Capitini, editi da “Il Ponte”, fu pubblicato sul «Corriere di Perugia», anno I, n. 1, Perugia, 15 luglio 1944. Era il primo numero dell’organo del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale, settimanale, diretto da Capitini, affiancato da due redattori: Walter Binni e Bruno Enei. L’articolo non era firmato, come tutti gli articoli nei primi numeri del periodico. (S.L.L.)
Aldo Capitini
Uno dei problemi che si presentano ora a chi rifletta sulla situazione è il seguente: quando finisce l’antifascismo e quando comincia la ricostruzione?
Perché la parola «antifascismo» ha un significato polemico che acquistò un rilievo sempre maggiore quanto piú il ricordo dei partiti vissuti apertamente fino al ’24 si indebolí nell’opinione pubblica sovraccaricata dall’ostentazione fascista. Ma dal 25 luglio 1943 stanno già in evidenza almeno sei partiti: liberale, d’azione, socialista, comunista, democratico cristiano, democratico del lavoro, e qua e là a sé anche il repubblicano (autenticamente mazziniano).
Questo è un passo avanti sulla generica qualifica di antifascismo, cioè di lotta contro una forma politica che aveva due elementi principali: esasperato nazionalismo, soppressione della libertà. Quando il nazionalismo venga colpito, e l’Italia entri (dopo il tentativo ritardatore del fascismo) nelle grandi federazioni che sono la forma di convivenza internazionale di questo secolo; quando venga ristabilita la libertà di associazione, di critica, di elezione; avvenuti questi due fatti, l’antifascismo cede rapidamente il posto ai singoli partiti che possono e debbono assumere apertamente la responsabilità di quei princípi (ogni partito i suoi) per cui avversavano piú o meno energicamente già in modo clandestino il fascismo. «Antifascista» può diventare un giorno una parola inutile o molesta nel ricordo come «fascista». Tranne un caso. Quello che i residui del fascismo ancora ricomparissero accanto o dentro i nuovi allineamenti politici. Allora bisognerà ricordarsi di questa esperienza di venticinque anni, e ripetere il conto dei danni che ci è costata, soprattutto per aver lanciato la nazione in folli avventure internazionali e per aver tolto la libertà di controllare i governanti ed istruire i governati. Eccettuato questo caso, di antifascismo non ci sarà piú bisogno di parlare.
Il fascismo ha parlato, e lui solo per vent’anni; ha governato, e lui solo; ed ora taccia, non governi, non abbia piú denari in mano. Non ha fatto parlare gli altri, ora gli altri parleranno e costruiranno. Parleranno anche, perché (e sarebbe un residuo di fascismo) non è di buona educazione politica dire
che i partiti sono fastidiosi, dannosi, specialmente dopo che si è visto quale disastro ha prodotto questo partito senza libertà che doveva, eliminato il parlamentarismo e i partiti, dare alla patria ordine, giustizia, dignità, prosperità, maturità, grandezza! Gl’italiani di oggi, e soprattutto i giovani, hanno bisogno di orientamenti, e gli orientamenti li presentano i giornali, i libri, le parole, gli esempi, la libera propaganda.
E un’espressione molto ambigua comincia a circolare; si dice: ricostruiamo anzitutto la nazione. Giustissimo; ma attenti a ciò che qui non si dice. Nel periodo badogliano i fascisti (liberamente circolando specialmente da noi) guardavano le manifestazioni di gioia con una certa severità ed esclamando: questo entusiasmo dovrebbero spenderlo contro gl’inglesi. (Ma i fascisti sapevano bene che il popolo, ora libero, esprimeva anche la volontà di non combattere contro i regimi liberale, democratico, sovietico). Ora si dice: ricostruiamo la nazione. La nazione si deve ricostruire anche mediante l’opera politica ed educativa. Vi furono e vi sono popoli che hanno «costruito» la nazione, e hanno condotto anche guerre, non rimandando l’opera politica ed educativa a tempo indeterminato. Cavour non si sentiva mai tanto libero come quando aveva il parlamento aperto. Non c’è soltanto l’amministrazione. Specialmente per un popolo denutrito politicamente e moralmente. L’opera di buona amministrazione dell’Italia deve procedere egualmente con l’evoluzione politica, sociale, morale. Altrimenti sappiamo che cosa c’è dietro quella frase: c’è il conservatorismo, la paura dell’inarrestabile sviluppo della civiltà moderna.
Ma oggi quella separazione tra intellettuali e popolo di cui ha approfittato il fascismo non c’è piú; e stanno bene svegli, gli uni e l’altro, contro le forze reazionarie che, dopo aver largamente promosso e aiutato il fascismo, ora tentano di restaurare un regime conservatore con modi piú blandi e apparentemente piú educati del vecchio manganello. Non ci sono soltanto nuove case da dare agli sfollati; ma idee a tutti, e specialmente ai giovani.
Perciò l’antifascismo come liquidazione pratica del fascismo procederà abbastanza rapidamente in varie fasi (legate anche al fatto internazionale della guerra che ancora continua); ma il migliore antifascismo è nel riprendere la formazione morale, la trasformazione istituzionale e sociale.

In Aldo Capitini, Un'alta passione, un'alta visione, Scritti politici 1935-1968 (a cura di L.Binni e M.Rossi), Il Ponte Editore, 2016

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