Una veduta di Salemi nel 2012, con la torre nel frattempo restaurata |
I «viceré di Sicilia»,
gli ex-esattori dagli immensi patrimoni, in rapporto coi boss
mafiosi, legati alle varie cosche che hanno portato agli omicidi di
Dalla Chiesa e di Chinnici, cioè i potentissimi cugini Nino e
Ignazio Salvo sono finiti in carcere. Salemi, il loro grande feudo,
ancora lesionato dal terremoto del Belice, con al centro del paese
un’antica torre circolare tutta avvolta in tubi di ferro e legno simile a un fascio
littorio, perché mai restaurata, è un paese d’aspetto povero e
squallido, tranne le oasi verdi delle viti e degli agrumeti dei
Salvo, le loro ville hollywoodiane e la quantità di Mercedes per le
strade. Agli amici, infatti, ai portaborse e faccendieri, i Salvo
avevano il vezzo di regalare le loro Mercedes appena smesse.
Ed ecco una specie di maledizione biblica, di presagio funesto che pesa su Salemi: lo ha scritto un poeta palermitano del ’600, Pietro Fullone. In siciliano: «Unni viditi / muntagni di gissu / chissa è Salemi / passatici arrassu. / Sunnu nimici / di lu crucifissu, / amici di lu satanassu». In italiano: «Dove vedete / montagne di gesso / questa è Salemi / passate lontano. / Sono nemici del crocifisso, / amici di Satanasso».
Ed ecco una specie di maledizione biblica, di presagio funesto che pesa su Salemi: lo ha scritto un poeta palermitano del ’600, Pietro Fullone. In siciliano: «Unni viditi / muntagni di gissu / chissa è Salemi / passatici arrassu. / Sunnu nimici / di lu crucifissu, / amici di lu satanassu». In italiano: «Dove vedete / montagne di gesso / questa è Salemi / passate lontano. / Sono nemici del crocifisso, / amici di Satanasso».
De gustibus, Mondadori, 1986
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