9.6.12

Accadeva il 12 settembre 1861. I «reggimenti Pulcinella» (di Maurizio Lupo)

Fatta l’unità d’Italia, la campagna denigratoria contro il Meridione cominciava subito. La base ideologica era un “lombrosismo” ante litteram, per cui l’uomo meridionale veniva considerato mediamente pigro e sfaticato e il Sud, di conseguenza, la palla al piede del nuovo Regno d’Italia.
Maurizio Lupo che lo scorso anno, in occasione dei 150 anni dalla proclamazione del regno, componeva per “La Stampa” un “francobollo” rievocativo al giorno, utilizzando come fonte soprattutto i giornali di un secolo e mezzo prima. Quello che segue è emblematico di come una “non collaborazione” che aveva con tutta evidenza caratteri politici venga stigmatizzata come segno d’inferiorità, se non razziale quanto meno culturale e morale. (S.L.L.)
L'esercito italiano non è più la granitica armata piemontese. La diffusa renitenza alla leva nelle nuove province annesse e il costo crescente degli approvvigionamenti alimentari ne minano l'efficienza. Anche l'inserimento di ex militari borbonici ha creato problemi. Sono spesso demoralizzati, denutriti. Vengono arruolati per evitare che si uniscano al brigantaggio. L'insieme peggiora disciplina e consistenza dei Reggimenti. I giornali austriaci con dileggio li definiscono «Battaglioni di Pulcinella». Il governo italiano sa che i «Reggimenti di presidio nel Sud sono dimezzati di fatto dall'assenteismo». In caso di guerra non reggerebbero l'urto nemico. L'Austria rischia la bancarotta, ma i suoi Reggimenti sono in forze. Quelli italiani annoverano metà degli effettivi nei ruoli. Giovedì 12 settembre 1861 è preso come campione lo stato del 41° Reggimento di Linea a Teramo. Sulla carta ha una forza di 1338 uomini. Ma può contare solo su «578 baionette effettive». Gli altri? Ben «164 napoletani sono altrove», «151 agli ospedali». In 200 «godono di licenza da 10 mesi», 39 sono «reclusi in carcere», 30 sono «altrimenti assenti». Tolti 80 ufficiali e 96, fra «musicanti e falegnami disarmati», la linea di fuoco è dimezzata. Il risultato? Compagnie di 40 soldati, comandate da 4 ufficiali, effettivi in continuo servizio, quindi «soggetti a maggiore usura», con «l'onta di dare l'impressione ai briganti di saper resistere a reggimenti interi, che tali non sono».
"La Stampa", 12 settembre 2011 

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