Gaetano “Gato” Alessi, comunista (o quasi), raffadalese come Cesare Sessa e Totò Di Benedetto, ha la vocazione del giornalista ed è iscritto all’Albo. Scrive bene come pochi, ha naso e di conseguenza sceglie spesso temi o approcci originali, ma nonostante tutto ciò (o forse proprio per tutto ciò) per mantenersi fa altri lavori. Tra le esperienze che realizzato da giornalista c’è un periodico mensile, che guarda soprattutto a Raffadali e dintorni ed scritto in prevalenza da giovani siciliani, in parte residenti in parte emigrati, che si chiama Ad Est. E’ autore di uno straordinario libro-intervista con Vittoria Giunti (1917-2006).
Matematica, partigiana, comunista, toscana di nascita e raffadalese per scelta (aveva sposato Salvatore Di Benedetto, un amore nato nel vivo della Resistenza), prima (o forse seconda) donna sindaco in Sicilia, Vittoria Giunti, nell’ultimo periodo, della sua vita volle affidare a Gato e ai suoi giovani compagni una sorta di messaggio e un testimone da portare avanti. Da Le eredità di Vittoria Giunti, frutto di quel dialogo intenso tra generazioni, ho tratto la forte testimonianza che segue, come le foto che illustrano questo post. (S.L.L.)
A sinistra Vittoria Giunti negli anni 40 |
Ricordo il primo incontro con questa Sicilia che io conoscevo già attraverso la letteratura. Mi ricordo le prime notti qui in questa casa (Palazzo Montaperto n.dr.), mi svegliai durante una notte e sentivo un rumore fuori sulla strada ciottolata e solo dopo capii che erano tutti i contadini, che nel cuore della notte, con le loro bestie e con i loro muli, andavano come in una cavalcata a lavorare chilometri e chilometri lontano, al Safo al Cattà. Questa cavalcata si trasformò poi nella cavalcata di un esercito; ci furono le grandi lotte e anche questa fu una guerra perché mi mandarono ad occupare le terre per cui avevano sudato e faticato, ed erano stati umiliati per secoli...
Trovarono i gabellotti, trovarono anche i militari e furono arrestati in massa, furono uccisi. Anche questa era una guerra nella quale si compì una enorme rivoluzione che segnò l'eliminazione della proprietà terriera feudale e di quella che era stata, non dico classe dirigente perché non aveva diretto nulla, semmai la classe parassita, oppressiva della Sicilia. Questa rivoluzione fu compiuta dai contadini i quali ottennero poca terra, la più aspra, la più sterile terra; ma fu un momento di grande rivoluzione, presero coscienza di sé e soprattutto presero coscienza di sé le donne. La vita della donna prima era una vita condizionata, dalla nascita alla morte, condizionata perché da bambina doveva vivere in un modo, da ragazza chiusa in casa in quel determinato modo, non poteva avere un sentimento libero, da moglie in quel determinato modo, da vedova in quel modo; ma c'era stata la guerra, gli uomini erano via, queste donne avevano retto tutto il peso della casa, dei figli, della terra da mandare avanti e quindi avevano preso coscienza di sé e adesso uscivano! Ricordo le grandi manifestazioni, loro che non erano mai potute uscire di casa, erano le prime adesso in cima ai cortei.
Questa è stata la più grande rivoluzione che in Sicilia si è compiuta.
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