4.7.12

Il mio Catullo. La poesia a Sirmione (S.L.L.)

Ho "postato" ieri un saggio della mia fatica di traduttore e commentatore catulliano.
http://salvatoreloleggio.blogspot.it/2012/07/da-catullo-bottino-di-guerra-sll.html
Oggi metto in rete la traduzione e il commento di una poesia assai più nota, poiché molto presente nelle antologie scolastiche, il carme 31, dedicato a Sirmione, la penisola sul lago di Garda, ove Catullo spesso trovava da erede dimora. Sollecito anche questa volta interventi, critiche, suggerimenti sullo specifico e sui criteri generali della traduzione che non mi pare difficile desumere da questo campione. (S.L.L.)
Sirmione - Veduta aerea
XXXI.
Paene insularum, Sirmio[1], insularumque    
ocelle, quascumque in liquentibus stagnis     
marique vasto fert uterque Neptunus[2],    
quam te libenter quamque laetus inviso,     
vix mi ipse credens Thuniam atque Bithunos    
liquisse campos et videre te in tuto.
O quid solutis est beatius curis,
cum mens onus reponit, ac peregrino
labore fessi venimus larem ad nostrum,
desideratoque acquiescimus lecto?
Hoc est quod unum est pro laboribus tantis.
Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude
gaudente, vosque, o Lydiae[3] lacus undae,
ridete quidquid est domi cachinnorum.


[1] Sirmione è un promontorio sul Garda dove la famiglia di Catullo possedeva una villa.
[2]Il Nettuno del mare e quello delle acque dolci.
[3] Il lago è chiamato dal poeta Lydiae lacus undae, poiché dalla Lidia provenivano, secondo la leggenda, gli Etruschi, che avevano colonizzato le sue rive prima dell’invasione gallica.

Sirmione - Le cosiddette grotte di Catullo
31. A Sirmione
Delle isole e penisole gioiello,
o Sirmione, di quante ne sostiene,
tra laghi risplendenti e mare aperto,
l’uno e l’altro Nettuno, con che voglia,
con che gioia e piacere ti rivedo!
Io quasi non credevo di lasciare
i campi della Tinia e di Bitinia
e di poterti ammirare al sicuro.
Nulla procura più felicità
di un animo leggero, senza il peso
dell’ansia, quando stanchi del cammino
torniamo al focolare e riposiamo
nel nostro letto, assai desiderato,
solo conforto per tante fatiche.
Salve Sirmione bella, tu gioisci
col tuo padrone, e voi gioite linfe
del lago etrusco. Ridete. Si riempia
la casa di risate a gola aperta.
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Postilla
Catullo o della leggerezza: la gioia del ritorno a casa senza il peso della retorica. Già all’inizio quel diminuitivo ocelle, che è “gioiello” e insieme “occhietto”, scioglie l’enfasi che ineluttabilmente condisce le lodi del suolo e del tetto natìo; nella parte centrale la felicità è innanzitutto liberazione dall’ansia e dalla fatica del cammino (“labor peregrinus” la chiama Catullo con felicissima aggettivazione ); il finale è un trionfo di risate.

2 commenti:

Falilulela ha detto...

Da quanto tempo la mia casa non conosce il suono di una risata?
La solitudine, quando è generosa, concede un sorriso... Per ridere
bisogna essere almeno in due.
Scopro Catullo... Grazie!

Unknown ha detto...

Gioiello raro fra le nugae: l'animo di Catullo sembra imbottito di antidepressivi, nella dimora stracolma di scialate.

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