6.8.12

L'uomo che ha perduto il suo cuore (da "Rhum"di Blaise Cendrars)

Nel 1930 Blaise Cendrars, il poeta che con Apollinaire aveva inaugurato il Novecento francese, pubblicò Rhum, un libro che racconta la storia singolare di Jean Galmot, personaggio che per certi versi ricorda il Kurz del conradiano Cuore di tenebra, per altri Lawrence d'Arabia.
Giocatore, avventuriero, organizzatore del primo tour de France in aeroplano, fondatore di scali e imprese commerciali, scrittore dalle 4 alle 7 di mattina, Galmot legò il suo destino alla colonia francese della Guyana, diventando uno tra i più importanti trafficanti d'oro, di rhum, di caucciù e di legno di rosa. Pioniere alla Jack London, Galmot non si astenne mai dal lavorare di persona nelle miniere e nelle piantagioni e si riconobbe talmente nella civiltà indigena da condurre una strenua battaglia contro i grandi monopoli che sfruttavano le ricchezze della colonia.
Eletto deputato della Guyana e assurto al rango di leggendario liberatore, "papa' Galmot" fu oggetto in Francia di una sorta di persecuzione politico-finanziaria tale da ridurlo sul lastrico; una domestica india, poi, lo avvelenò il giorno prima del suo progettato rientro negli affari e nella politica. Cendrars (pseudonimo di Frederic Louis Sauser, 1887 - 1961) ha visto in Galmot un "sognatore attivo", una sorta di moderno don Chisciotte. Il libro fu dedicato "ai giovani d'oggi, stanchi della letteratura, per dimostrare loro che un romanzo può essere anche un documento".  Presento qui l’incipit, nella mia traduzione. (S.L.L.)
I. L’uomo che ha perduto il suo cuore
E’ una strana storia…
Jean Galmot, che fu deputato della Guyana dopo essere stato cercatore d’oro, cacciatore di animali da pelliccia, trafficante di rhum e di legno di rosa, e anche giornalista, ha nettamente accusato, prima di rendere l’ultimo sospiro, i suoi nemici politici e privati di averlo fatto avvelenare dalla sua governante, Adrienne.
Tre periti medici sono stati preposti ad esaminare la questione: i dottori Desclaux e Dervieux, e il professor Balthazard.
Il signor Kohn-Abrest, direttore del laboratorio di tossicologia, è stato incaricato di procedere ad una controperizia.
E allora si è visto che il cuore di Jean Galmot non era più là.
Si presume che sia rimasto in Guyana.
“Il mio cuore non vi lascerà mai!”– aveva dichiarato Jean Galmot ai suoi elettori guyanesi, in uno dei suoi infiammati proclami, di cui possedeva il segreto e che l’avevano reso così popolare nella terra del bagno penale e dell’Eldorado.
Sono stati degli amici fedeli di Galmot, conformandosi alla volontà del morto, a sottrarre di nascosto questo viscere agli inquirenti?
Oppure un’amministrazione troppo negligente o troppo occupata ha smarrito il cuore nel fondo di qualche cassetto o di qualche dossier?
In materia di avvelenamento il cuore è un organo troppo importante perché dei periti se ne possano disinteressare.
Si va dunque a cercarlo. Ma lo si ritroverà? E in che stato?
E’ comunque inverosimile che la Giustizia l’abbia dimenticato laggiù…
Ci si domanda se la Giustizia – quella della Guyana, s’intende – non abbia preso tutte le misure per non far luce sul dramma misterioso in cui scomparve Jean Galmot.
Già i referti di prova – riempivano trentacinque casse – erano stati perduti.  Si sono  portati in Francia testimoni e complici, ma i principali accusati, quelli che l’opinione pubblica denuncia come tali, vengono lasciati in Guyana in libertà provvisoria.

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