Il
testo che segue, da “Le Monde” è di circa tre anni fa ed è un
ampio stralcio dalla recensione di un libro di Xavier Vigna (Histoire
des ouvriers en France au XXe siècle,
Perrin, Pour l’histoire, 2013) e di uno di Jean-Baptiste Fressoz
(L’Apocalypse joyeuse. Une histoire du
risque technologique, Seuil, L’Univers
historique). L'ho tradotto e lo posto non soltanto perché mi paiono
di un qualche interesse le informazioni sui volumi in questione, ma
soprattutto perché rappresenta un'utile panoramica sugli
orientamenti della contemporaneistica nella vicina Francia. (S.L.L.)
Jean-Baptiste Fressoz |
La storia della classe
operaia francese, che nel corso degli ultimi decenni aveva sofferto
una certa disattenzione da parte degli studiosi, è tornata a essere
oggetto di ricerca.
Dopo il boom industriale
del secondo dopoguerra, il rallentamento della crescita economica
alla fine del XX secolo ha provocato una diminuzione della visibilità
sociale degli operai. Eppure la classe operaia in Francia rimane uno
dei gruppi più numerosi e, dunque, ha tuttora un grande impatto
economico e sociale. Gli studi storici degli ultimi anni analizzano
l’evoluzione del mondo operaio nel corso del secolo scorso e
sottolineano le nuove sfide che gli operai e il mondo industriale si
preparano ad affrontare nel XXI secolo.
La storia degli operai e
dei movimenti operai ha costituito dagli anni 50 fino alla fine degli
anni 70 una delle questioni più dibattute della disciplina storica.
Immense tesi, quelle di Michelle Perrot sulle pratiche di sciopero
alla fine del XIX° secolo, di Rolande Trempé sui minatori di
Carmaux, d’Yves Lequin sugli operai di Lyon tra il 1848 e il 1914,
hanno segnato l’apogeo di quella centralità operaia agli occhi
degli storici, una centralità che allora, al tempo dei “trenta
gloriosi”, dei grandi siti industriali, della possanza politica e
ideologica del Partito comunista, faceva consenso.
A partire dagli anni 80 i
“trenta gloriosi” hanno ceduto il passo a un ciclo economico
assai meno favorevole, i bastioni operai hanno subito perdite
terribili e il Pcf ha conosciuto un inarrestabile declino.
Parallelamente gli storici si sono per lo più rivolti ad altre
categorie della popolazione francese e hanno piuttosto trascurato la
storia operaia, anche se non si è cessato di portare avanti dei
buoni lavori, più rari. E’ perciò interessante costatare da
qualche anno una forma di rinnovata storia operaia, nutrita degli
apporti di altre scienze sociali, in primo luogo la sociologia, e
fecondata dalle rilevanti interrogazioni della storia culturale
Segno dei tempi, questa
reviviscenza di un interesse tradizionale per il mondo industriale si
intreccia con lo sviluppo di un nuovo campo di ricerche, connesso,
sulla storia delle ambiente e degli inquinamenti. Nel 2009 e 2011 le
opere di François Jarrige sui guasti ai
macchinari nel XIX secolo e di Thomas Le Roux sugli inquinamenti
industriali a Parigi tra XVIII e XIX secolo avevano segnalato questo
doppio fenomeno, della ripresa di vecchi temi e dell'emergere di
nuovi in seno a una nuova generazione di storici. Nel primo trimestre
del 2012 la pubblicazione in concomitanza dei libri di Xavier Vigna
(Storia degli operai in Francia nel XX
secolo)
e di Jean-Baptiste Fressoz (L'apocalisse
gioiosa. Una storia del rischio tecnologico)
può essere interpretata allo stesso modo.
Xavier Vigna
firma un'opera che si potrebbe qualificare, in un senso nobile,
utile. Lo è in primo luogo perché in un nel momento in cui la
questione dell'occupazione occupa tutti i dibattiti e specialmente
quello delle elezioni presidenziali, una riflessione storica di lunga
durata non può che aiutare a meglio comprendere i problemi di oggi.
Paese di vecchia industrializzazione, la Francia resta un paese di
forte presenza operaia, malgrado l'invisibilità sociale sempre più
forte che ormai circonda queste donne e questi uomini: oggi si
contano più di sei milioni di operai in Francia, il che rappresenta
circa un quarto della popolazione attiva.
Utile
è quest'opera anche perché l'ultima sintesi comparabile, la
notevole opera di Gérard Noiriel, Gli
operai nella società francese, XIX e XX secolo,
che la presente opera non annulla, data 1986 (disponibile en Points).
Xavier Vigna, egli stesso autore di un precedente studio su
L'insubordinazione operaia negli anni 68
(PUR, 2007), rend così compte delle prospettive e dei lavori più
recenti in materia di storia sociale degli operai. […]
Nell'opera
di Jean-Baptiste Fressoz, il mondo industriale è saggiato attraverso
i rischi che esso nasconde. Per l'autore le società del passato,
quelle dei primi tempi dell'industrializzazione, dall'ultimo terzo
del Settecento fino alla metà dell'Ottocento, non avevano alterato
l'ambiente senza accorgersene. Esse erano al contrario estremamente
coscienti dei rischi imposti, tra gli altri, alla salute degli uomini
dalle nuove tecniche di produzione, ma hanno deliberatamente scelto
attraverso “piccole disinibizioni” progressive di oltrepassare la
paura e la coscienza dei rischi corsi. […]
L'intento
dell'opera è più vasto ancora; essa si situa all'incrocio della
storia delle scienze e di una riflessione presa in prestito
specialmenta da Foucault, sull'apparizione di nuove forme di gestione
delle popolazioni e di insidiosi dispositivi di dominio. L'analisi
tuttavia avrebbe guadagnato se fosse stata maggiormente supportata:
talora si ha l'impressione che una sorta di macchinazione sorda si è
inesorabilmente dispiegata per imporre sempre più rischi. Si
vorrebbe meglio afferrare I rapporti di forza tra i sostenitori del
rischio – soprattutto industriali e medici – e i loro
contraddittori, dall'identità assai sfocata. L'opera resta nondimeno
stimolante e originale.
Le Monde -
23 marzo 2013
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