5.8.16

“Au charbon!” Al carbone! (Pierre Karila-Cohen)

Il testo che segue, da “Le Monde” è di circa tre anni fa ed è un ampio stralcio dalla recensione di un libro di Xavier Vigna (Histoire des ouvriers en France au XXe siècle, Perrin, Pour l’histoire, 2013) e di uno di Jean-Baptiste Fressoz (L’Apocalypse joyeuse. Une histoire du risque technologique, Seuil, L’Univers historique). L'ho tradotto e lo posto non soltanto perché mi paiono di un qualche interesse le informazioni sui volumi in questione, ma soprattutto perché rappresenta un'utile panoramica sugli orientamenti della contemporaneistica nella vicina Francia. (S.L.L.)
Jean-Baptiste Fressoz
La storia della classe operaia francese, che nel corso degli ultimi decenni aveva sofferto una certa disattenzione da parte degli studiosi, è tornata a essere oggetto di ricerca.
Dopo il boom industriale del secondo dopoguerra, il rallentamento della crescita economica alla fine del XX secolo ha provocato una diminuzione della visibilità sociale degli operai. Eppure la classe operaia in Francia rimane uno dei gruppi più numerosi e, dunque, ha tuttora un grande impatto economico e sociale. Gli studi storici degli ultimi anni analizzano l’evoluzione del mondo operaio nel corso del secolo scorso e sottolineano le nuove sfide che gli operai e il mondo industriale si preparano ad affrontare nel XXI secolo.
La storia degli operai e dei movimenti operai ha costituito dagli anni 50 fino alla fine degli anni 70 una delle questioni più dibattute della disciplina storica. Immense tesi, quelle di Michelle Perrot sulle pratiche di sciopero alla fine del XIX° secolo, di Rolande Trempé sui minatori di Carmaux, d’Yves Lequin sugli operai di Lyon tra il 1848 e il 1914, hanno segnato l’apogeo di quella centralità operaia agli occhi degli storici, una centralità che allora, al tempo dei “trenta gloriosi”, dei grandi siti industriali, della possanza politica e ideologica del Partito comunista, faceva consenso.
A partire dagli anni 80 i “trenta gloriosi” hanno ceduto il passo a un ciclo economico assai meno favorevole, i bastioni operai hanno subito perdite terribili e il Pcf ha conosciuto un inarrestabile declino. Parallelamente gli storici si sono per lo più rivolti ad altre categorie della popolazione francese e hanno piuttosto trascurato la storia operaia, anche se non si è cessato di portare avanti dei buoni lavori, più rari. E’ perciò interessante costatare da qualche anno una forma di rinnovata storia operaia, nutrita degli apporti di altre scienze sociali, in primo luogo la sociologia, e fecondata dalle rilevanti interrogazioni della storia culturale
Segno dei tempi, questa reviviscenza di un interesse tradizionale per il mondo industriale si intreccia con lo sviluppo di un nuovo campo di ricerche, connesso, sulla storia delle ambiente e degli inquinamenti. Nel 2009 e 2011 le opere di François Jarrige sui guasti ai macchinari nel XIX secolo e di Thomas Le Roux sugli inquinamenti industriali a Parigi tra XVIII e XIX secolo avevano segnalato questo doppio fenomeno, della ripresa di vecchi temi e dell'emergere di nuovi in seno a una nuova generazione di storici. Nel primo trimestre del 2012 la pubblicazione in concomitanza dei libri di Xavier Vigna (Storia degli operai in Francia nel XX secolo) e di Jean-Baptiste Fressoz (L'apocalisse gioiosa. Una storia del rischio tecnologico) può essere interpretata allo stesso modo.
Xavier Vigna firma un'opera che si potrebbe qualificare, in un senso nobile, utile. Lo è in primo luogo perché in un nel momento in cui la questione dell'occupazione occupa tutti i dibattiti e specialmente quello delle elezioni presidenziali, una riflessione storica di lunga durata non può che aiutare a meglio comprendere i problemi di oggi. Paese di vecchia industrializzazione, la Francia resta un paese di forte presenza operaia, malgrado l'invisibilità sociale sempre più forte che ormai circonda queste donne e questi uomini: oggi si contano più di sei milioni di operai in Francia, il che rappresenta circa un quarto della popolazione attiva.
Utile è quest'opera anche perché l'ultima sintesi comparabile, la notevole opera di Gérard Noiriel, Gli operai nella società francese, XIX e XX secolo, che la presente opera non annulla, data 1986 (disponibile en Points). Xavier Vigna, egli stesso autore di un precedente studio su L'insubordinazione operaia negli anni 68 (PUR, 2007), rend così compte delle prospettive e dei lavori più recenti in materia di storia sociale degli operai. […]
Nell'opera di Jean-Baptiste Fressoz, il mondo industriale è saggiato attraverso i rischi che esso nasconde. Per l'autore le società del passato, quelle dei primi tempi dell'industrializzazione, dall'ultimo terzo del Settecento fino alla metà dell'Ottocento, non avevano alterato l'ambiente senza accorgersene. Esse erano al contrario estremamente coscienti dei rischi imposti, tra gli altri, alla salute degli uomini dalle nuove tecniche di produzione, ma hanno deliberatamente scelto attraverso “piccole disinibizioni” progressive di oltrepassare la paura e la coscienza dei rischi corsi. […]
L'intento dell'opera è più vasto ancora; essa si situa all'incrocio della storia delle scienze e di una riflessione presa in prestito specialmenta da Foucault, sull'apparizione di nuove forme di gestione delle popolazioni e di insidiosi dispositivi di dominio. L'analisi tuttavia avrebbe guadagnato se fosse stata maggiormente supportata: talora si ha l'impressione che una sorta di macchinazione sorda si è inesorabilmente dispiegata per imporre sempre più rischi. Si vorrebbe meglio afferrare I rapporti di forza tra i sostenitori del rischio – soprattutto industriali e medici – e i loro contraddittori, dall'identità assai sfocata. L'opera resta nondimeno stimolante e originale.


Le Monde - 23 marzo 2013  

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