15.8.16

Donat-Cattin e la rivoluzione beneducata (Mario Melloni alias Fortebraccio)


A sinistra Carlo Donat-Cattin, esponente della sinistra democristiana,
a lungo parlamentare e più volte ministro della Repubblica  nel secolo XX
In Parlamento
C'è, per esempio, l'on. Donat Cattin, per dirne uno, che se entra in Aula e vede al banco del governo un ministro col quale ha da fare un discorso personale, gli si avvicina e gli siede addirittura accanto, parlandogli fitto come se fossero loro due soli, in un'Aula deserta. Non è che l'on. Donat Cattin, prima di recarsi a parlare col ministro, dedichi una sia pur fugace occhiata a chi parla o dia comunque segno di essersi reso conto che un altro, in quel momento, ha diritto di intrattenere il ministro. Non è nemmeno che abbia, anche vagamente, l'aria di dire : «Mi scusi, caro collega, ma ho proprio bisogno di sussurrare due parole al ministro». Niente. Il collega che parla per Donat Cattin non c'è, non esiste, non fa parte del cosmo. Qualche ottimista dice che l'on. Donat Cattin è un rivoluzionario. Noi abbiamo i nostri dubbi. Ma se si impegnasse a studiare le buone maniere, saremmo anche disposti ad aspettare, prima di scatenare la rivoluzione, i due o tre anni che gli occorrerebbero per impararle. Le rivoluzioni vere, com'è noto, sono sempre opera di persone educate.


«Vie nuove», Giugno 1965 N. 20

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