Luigi Pirandello con la figlia Lietta a Buenos Aires |
Leonardo Sciascia a
proposito di Antonietta Portolano: «Già Balzac aveva detto: 'Dio
preservi le donne dallo sposare un uomo che scrive libri'. E da un
uomo che scrive i libri che Pirandello ha scritto?».
La gran parte dell’opera
di Pirandello, la più significativa, viene dalla sofferenza sua e
della consorte, finita in una casa di cura per malati di mente. E non
soltanto Antonietta ebbe la vita segnata dall’essere moglie
dell’autore dei Sei personaggi, ma tutti coloro che, in modo
diverso, gli furono vicini. Specie le donne. Altra sua «vittima» fu
la figlia Lietta, innamorata del padre al punto da non staccarsene
mai, neanche quando il matrimonio la portò in Cile. Non fece che
pensare al genitore, Lietta, nel mentre tentava di vivere la sua vita
con il marito e con i figli. E questo la costrinse ad andare avanti e
indietro attraverso l’Oceano, in un succedersi sconvolgente di
gioia e di strazio. Era tale l’affetto di Lietta per il padre, e
quello di lui per la figlia, da spingere Antonietta, già preda della
follia, ad accusarli d’incesto. E vi sono tracce, di questa macchia
orrenda, in alcune opere del drammaturgo.
Un inferno, la vita
familiare di Pirandello, speculare a quello delle donne che gli
stavano vicino. Un inferno, cui a suo modo si sottrasse l’attrice
Marta Abba, divenuta l’unica musa ispiratrice del «Maestro» senza
condividerne né una casa né tanto meno il talamo.
Se dell’inferno
domestico di Pirandello ci dicono tutto o quasi le sue opere,
raramente è emerso qualcosa dal punto di vista femminile (quello di
Antonietta e Lietta, soprattutto). Questo punto di vista ci viene
offerto ora da Anna Maria Sciascia, figlia dello scrittore Leonardo,
in un piccolo ma denso libro: Il gioco dei padri - Pirandello e
Sciascia (Avagliano Editore, pagine 88, e 5). Un volumetto che
vuol essere anche una confessione che sa di sfogo personale:
«Scrivendo di loro mi è capitato spesso di piangere, un pianto non
solo di intensa partecipazione emotiva, ma anche di liberazione. Il
dramma di Antonietta, l’inquietudine di Lietta mi hanno portato,
per simpatia, a rivedere la mia vita; pian piano attraverso il
ricordo di episodi, lacerazioni, piccoli traumi in parte dimenticati
e talvolta rimossi... ».
È certo gratificante
vivere — da figli, da mogli — con un genio; ma se ne possono
subire conseguenze gravi, per la propria personalità, per la propria
famiglia, per la propria carriera. Attraverso un processo
d’identificazione, a volte doloroso, Anna Maria Sciascia ha potuto
osservare dal di dentro i drammi di Antonietta e Lietta; così come
ne ha colto anche le gioie e i momenti esaltanti. «Il destino »,
scrive, «ci ha portate accanto a uomini straordinari e ognuna di noi
ha reagito in maniera diversa anche se il filo conduttore è unico:
un alternarsi di stati d’animo contrastanti: tormento ed estasi,
croce e delizia». Antonietta e Lietta, pirandellianamente, hanno
trovato la loro autrice.
Corriere della Sera, 15
dicembre 2009
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