In Italia è record
di società scientifiche: 154.
Sono loro a decidere
i medicinali da adottare.
Il 65% delle
associazioni finanziate da case farmaceutiche.
E Big Pharma ci
guadagna
La formazione dei medici con lo
sponsor. Le aziende farmaceutiche finanziano la gran parte dei
congressi, dei simposi e dei seminari delle società scientifiche,
quelle che tra l’altro scrivono le linee guida per la cura delle
malattie, decidendo quali medicinali e trattamenti vanno utilizzati.
L’invadenza di Big Pharma quando si tratta di incontri scientifici
è nota, ma ora è sancita da una ricerca uscita sul “British
Medical Journal”. Un gruppo di giovani, specializzandi e
specialisti, della società di igiene e medicina preventiva ha
studiato i siti delle associazioni di specialisti. Il nostro Paese ha
un numero record di queste realtà, così alto che non si è nemmeno
in grado di quantificarlo con precisione. Secondo alcuni, compresa la
federazione degli Ordini dei medici, potrebbero essere addirittura
500, ovviamente con una lunga serie di “doppioni”. Ad esempio ce
ne sono almeno 3 di pneumologia, 6 o 7 di cardiologia, 4 di
dermatologia. Se si valutano solo quelle più grandi, sono
generalmente due per specialità, una ospedaliera e l’altra
universitaria, con una impostazione tutta italiana, visto che in
altri Paesi i numeri sono molto più bassi.
Per avere un dato certo, i ricercatori
hanno preso in considerazione gli iscritti alla Fism, la Federazione
delle società medico scientifiche. Delle 154 registrate, ne sono
state valutate 131. Ebbene, i siti web rivelano come il 65% delle
società hanno avuto una sponsorizzazione per l’ultimo congresso.
Un dato che non dà certezza sul fatto che il 35% rimanente non abbia
comunque ricevuto contributi, che per un congresso di medie
dimensioni, da 300-500 persone riunite tre giorni, viaggia tra i 50 e
i 100mila euro. I soldi servono a pagare i relatori e a dare vitto e
alloggio agli ospiti. In meno del 5% dei siti valutati era pubblicato
un codice etico dedicato anche al conflitto di interessi. Poca
trasparenza, almeno sulla Rete, anche riguardo ai bilanci, pubblicati
nel 6% dei casi. Lo studio sta facendo parecchio rumore nel mondo
medico e la Fism annuncia di aver scritto al “British Medical
Journal” per segnalare che contiene errori e imprecisioni.
«Abbiamo avviato questa ricerca perché
ci siamo resi conto che quando volevamo organizzare i nostri incontri
scattava l’automatismo della ricerca dello sponsor — dice uno
degli autori, Alessandro Rinaldi — Si possono fare congressi con
meno soldi, magari rinunciando a cene di gala e hotel costosi». Tra
chi critica più duramente la ricerca c’è la Fism. Il presidente
Franco Vimercati spiega che «ci sono varie imprecisioni nello
studio. Riguardo alle sponsorizzazioni, è tutto previsto dalle norme
sugli eventi di formazione. I soldi non possono essere usati per far
parlare persone scelte dall’industria e più in generale il privato
non deve condizionare i contenuti. Poi deve esserci trasparenza sui
finanziamenti ». Per Vimercati un modo per avere meno bisogno delle
case farmaceutiche ci sarebbe. «Il contratto dei medici prevede che
l’1% del loro stipendio vada in un fondo per la formazione.
Purtroppo le Asl spesso usano quel denaro per altro. Se ci dessero i
nostri soldi non avremmo bisogno di sponsor». Riguardo alla gran
quantità di società scientifiche, Vimercati spiega: «Se la
pluralità è regolata ben venga, perché evita che comandino in
pochi. Io parlo per gli iscritti alla nostra federazione, dei quali
conosciamo caratteristiche e bilanci ». I quali sono sostenuti,
quando si tratta di fare i congressi, da Big Pharma.
“la Repubblica” 11 giugno 2016
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