Su “il Caffé
illustrato”, la rivista letteraria diretta da Walter Pedullà, con
il sottotitolo Sei favole raccontano l’amore maturo e
il titolo All'epoca che le fanciulle,
è stata pubblicato qualche anno fa un testo di Cetta Petrollo,
scrittrice, poetessa, direttrice di grandi biblioteche. Riprendo qui
la prima delle sei favole. (S.L.L.)
Cetta Petrollo |
All’epoca che le
fanciulle avevano sessant'anni un gran mago chiese che cosa loro
volessero ancora dalla vita.
E il mago era piuttosto
importante, uno di quei maghi che separano le acque, fanno girare le
lune in cielo anzi ne aggiungono un po’ di qua e di là di lune
quando gli umani si annoiano sulle panchine delle calure estive dei
giardinetti dove stazionano gli anziani sicché quelli guardando
molte lune serali non una sola ma appunto molte lune serali sparse ai
quattro angoli del cielo diventano meno anziani e più vividamente
felici.
E una fanciulla disse che
avrebbe voluto avere dei nipoti per portarli nei giardini e accudirli
e riscaldarli vicino al suo cuore, nipoti che riempissero le sue
vuote giornate.
Disse il mago: “Non sei
sincera, non dici la verità, e nessun desiderio si può esaudire se
non è sincero”.
La fanciulla gli voltò
le spalle e se ne andò lesta tirandosi sgarbatamente la gonna, di
colpo divenuta vecchia da fanciulla che era.
E un’altra fanciulla
disse che voleva il potere, quello che hanno i maghi quando
costruiscono in un battibaleno castelli e creano animali dall’aspetto
mai visto e regni e enormi ricchezze e giostre di cavalieri e re e
regine.
“Non sei sincera”
disse il mago, non ti posso davvero esaudire, tu non ti guardi
nell’anima e se non ti guardi nell’anima niente la mia magia
potrà fare.” E la seconda vecchiaccia se ne andò con paurose
rughe e nessuna allegria negli occhi.
Infine la terza fanciulla
disse che avrebbe voluto l’amore, ancora l’amore, quello di
quando appunto era fanciulla però con un po’ di sapore in più
come quelle botti vecchie che trattengono il vino e più sono vecchie
e più trattengono il vino ed il vino viene fuori saporoso e
tranquillo come se avesse aspettato i secoli giusti per essere
versato.
“Hai ragione” disse
il mago “ma non hai paura? Potresti perdere tutto quello che hai
finanche la tua serenità, sicuramente le tue ore che saranno
sconvolte, parli così perché non ricordi che cos'è l’amore”
“Sì, è vero” disse
la fanciulla “io non ricordo bene è per questo che vorrei
riattraversare la tempesta e farmene attraversare e poco importa se
tutto rischio, non ho poi molto da perdere”
E il mago le disse “Tu
sì che sei sincera, perciò ciò che aspetti accadrà ed in un tal
modo e con una tale violenza che gli anni si mescoleranno tutti e ti
ritroverai in luoghi sconosciuti, né prima, né dopo, nei non
luoghi”.
E la fanciulla disse sì
e si alzo un gran vento, vento di tempesta, che la sollevò in un
concerto di parole e odori e sapori e lei si distese tutta su quei
sapori, odori, parole e volò via e nessuno l’ha più vista per
quanto tutte le altre fanciulle si fossero date da fare chiamandola
ai quattro canti del giardino dove erano rimaste appese le quattro
lune.
“il Caffè illustrato”,
Anno XI n.63, novembre-dicembre 2011
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