I giovanissimi Mick
Jagger e Keith Richards
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«Eravamo in guerra
aperta con il mondo» dicono Mick Jagger e Keith Richards, il nucleo
dei Rolling Stones, il diabolico gruppo rock sovversivo che vuole
mettere a soqquadro il conformista e grigio universo britannico, coi
loro scimmiottamenti da neri, rockacci torcibudella, dichiarazioni
incomprensibili. Siamo all’inizio degli anni sessanta quando
comincia la fantastica cavalcata di questi ventenni appassionati di
blues, tra le prove di Paint it black e quelle di No
Expectations ( o la lunga intro di Simpathy for the devil,
che arriva direttamente dall’omonimo film di Godard del 1968) sullo
schermo scorrono le immagini delle loro performance live, di
materiale storico e cinegiornali dell’epoca, di aeroporti e
macchinoni, arene zeppe di pubblico e studi televisivi.
È Crossfire
hurricane, il documentario che vuole celebrare i cinquanta anni
di vita artistica della macchina da rock’n’roll più rodata che
esista (anche se le loro amichette oggi li chiamano gli Strolling
Bones ossia i vecchietti girovaghi, con oltre 300 anni sul
groppone)... The Rolling Stones Crossfire Hurricane, prodotto
dai componenti del gruppo e diretto da Brett Morgen (grande
appassionato di musica, che ha pescato in archivi pubblici e ha avuto
accesso a quelli privati della band, con super8 tremolanti e
frammenti dal vivo), è un imponente progetto che racconta, come mai
fatto prima, la storia di un gruppo di ragazzi dapprima tanto odiati
perché bellocci, trasgressivi, consumatori di amfetamine e poi amati
alla follia da tutto il pianeta...
Un film-concerto di due
ore che racconta gli istanti prima dei concerti, i backstage tra
droghe, fan e whisky, uno spaccato travolgente di quegli anni
scanditi da proteste, manifestazioni di piazza e grandi concerti, un
viaggio nel tempo da far gustare ai ventenni-trentenni d’oggi che
conoscono solo la potenza e la bravura delle «pietre che rotolano».
Il realismo delle immagini trasmette proprio quel senso di
irrequietezza e lucida follia che ha caratterizzato la carriera di
questi musicisti definiti a torto o a ragione gli anti-Beatles.
Divertenti e curiosi i loro siparietti alla Bbc, coi paludati
presentatori e le loro cervellotiche domande, schivate e rovesciate
dalla band (come Sex Pistols ante-litteram).
«Le ragazze svenivano e
se la facevano addosso» ricordano imbarazzati «così la polizia
doveva portarle via di peso». Con una scelta insolita, il film si
concentra principalmente sul periodo dall’arresto di Jagger e
Richards nel 1967 che li obbliga quasi ad andare via fino al 1977 con
Richards arrestato in Canada che rischia di distruggere la band e
invece con una lunga disintossicazione fa ripartire il circus
a tutta velocità.
Un altro episodio molto
divertente, è relativo alla registrazione di un disco in un castello
del sud della Francia (Exile on main street), è una piacevole
testimonianza della grande comunità di hippie, musicisti, amici e
conoscenti che vivono per un mese insieme naturalmente a spese degli
Stones che registrano i nuovi pezzi solo dal tramonto a notte fonda
perché spendono gran parte del tempo in spiaggia (ma il filmato, un
po’ troppo versione ufficiale, dimentica di dire che gli Stones
erano così sballati che alla fine non si accorgeranno nemmeno del
camioncino di ladri che viene a rubargli tutti gli strumenti!! E
rimarranno una mattina a bocca aperta, come racconta con dettagli
piccanti il libro di Stanley Booth, Le vere avventure dei Rolling
Stones, Feltrinelli).
Non mancano le due tappe
fondamentali di quegli anni, il concerto di Hyde Park del 1969, quasi
il tributo funerario a Brian Jones ( e il documentario mostra bene la
sua traiettoria ellittica dal gruppo) e qualche mese dopo il concerto
di Altamont, uno show gratuito davanti a oltre 300mila persone, dove
i musicisti atterrano in elicottero ma il servizio d’ordine,
affidato agli Hell’s Angels, accoltella a morte un ragazzo, a metà
tra violenza, prevenzione e uso di droghe. L’uso insolito di
diverse telecamere insegue le pazzie dei roadie e le feste dietro il
palco, l’abbandono di Mick Taylor e l’arrivo di Ron Wood, gli
appartamenti strapieni di pipe e marjuana e le prove dei musicisti
(anche le tante donne degli Stones, da Marianne Faithfull ad Anita
Pallemberg e Marsha Hunt, compaiono solo lateralmente nel filmato che
si concentra tutto su Mick Jagger, Keith Richards, Charlie Watts e
Bill Wyman, quest’ultimo abbandonerà la band nei dischi dei 90 ma
continuerà a salire sul palco e suonare dal vivo).
“il manifesto”, 10
aprile 2013
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