Antica meridiana cinese |
PECHINO — He Nu è
convinto di avere ragione, e continua a scavare. Gli astronomi
pensano che possa avere ragione, e lo lasciano scavare. Ed è così
che He procede con la sua missione: dimostrare che i resti scoperti
nella contea di Xiangfen, provincia dello Shanxi, appartengono al più
antico osservatorio astronomico mai identificato. Il sito di Taosi,
che risale a 4.100 anni fa, è la grande scommessa di He. Lui è
ricercatore all’Istituto di Archeologia che fa capo all’Accademia
di Scienze sociali (la Cass), una delle istituzioni cardinali della
Repubblica Popolare: secondo la sua teoria, Taosi non solo è un
punto di svolta nella storia dell’umanità, ma contribuirebbe ad
allargare le conoscenze sulle prime fasi della civiltà cinese, 5
mila anni di storia i cui capitoli iniziali trascolorano nel mito.
Le autorità di Pechino
dal 2001 conducono un programma di ricerche archeologiche per
investigare i fondamenti della Cina di oggi, in un’ansia
(nazionalistica) che si nutre di primati, reali o presunti. Taosi,
dunque, ricopre un ruolo chiave. Una Stonehenge cinese. He Nu ha
dichiarato che la struttura delle vestigia gli ha ricordato il
celeberrimo monumento britannico: stesso impianto circolare, «e
poiché gli antichi cinesi credevano che il cielo fosse circolare,
tutte le strutture che si riferivano al cielo avevano una pianta
circolare». Il China Daily, quotidiano che mostra quanto la Cina
vuole far sapere di sé al mondo, gli ha dato credito. E lascia che
He spieghi gli indizi che lo portano a sostenere, reperti alla mano,
di avere scoperto il primo osservatorio astronomico di sempre.
Il ritrovamento dei resti
risale al 2003 e sei anni sono serviti a He Nu per argomentare la sua
ipotesi. Gli scavi hanno mostrato che a Taosi erano esistiti 13
pilastri posti – appunto – circolarmente. Dodici intervalli. Dal
dicembre 2003 all’aprile 2004, l’archeologo ha effettuato
osservazioni utilizzando dei pali infissi nel terreno in
corrispondenza delle tracce dei pilastri. Registrando il sorgere del
sole intorno ad alcune date fondamentali – solstizio d’inverno;
il picco della stagione fredda, ovvero verso il 20 gennaio;
l’equinozio di primavera; il picco delle piogge, cioè verso il 20
aprile – He ha avuto la quasi certezza che si trattasse di un
osservatorio, utilizzato per orientare i tempi dell’agricoltura.
Quando gli astronomi hanno contestato la prima tornata di dati, He ha
ripreso a scavare, scovando le tracce di quello che doveva essere il
punto d’osservazione originale, 25 centimetri di diametro. E’ a 4
centimetri dal punto d’osservazione che He si era dato per le sue
simulazioni: quasi una prova.
Qualche anno e 70 cicli
studio del cielo dopo, sia i luminari dell’astronomia sia
l’Istituto per la Storia delle Scienze naturali presso la Cass
hanno ammesso che i dati raccolti meritano approfondimenti. He
esulta. Se così fosse, l’epoca degli imperatori Yao, Shun e Yu,
collocati in un terzo millennio a.C. dal sapore mitologico,
risulterebbero un po’ meno leggendari e un po’ più reali.
Soprattutto Yao, cui tradizionalmente si riconosce l’introduzione
dell’astronomia e del calendario. Il direttore del museo
archeologico della contea, Tao Fuhai, ha invece esaminato il
vasellame ritrovato a Taosi concludendo che qui, per la prima volta
in Cina, il motivo decorativo del drago si associa al potere, dunque
al potere imperiale, e che il sito può perciò essere quello di una
capitale. La caccia alle radici della terza economia mondiale è solo
cominciata. He Nu continua a scavare, gli accademici osservano. Alle
ambizioni della Cina servono anche le stelle del passato.
Corriere della Sera 15
dicembre 2009
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