Giacomo Rondinella |
I testimoni dell’epoca
raccontano che Malafemmena, datata 1951, è nata a Formia, scritta
sul retro di un pacchetto di Turmac bianche, in una pausa della
lavorazione di Totò terzo uomo, probabilmente piccato per il cocente
rifiuto («anch’io ti voglio bene ma come fossi mio padre») di
Silvana Pampanini. Il principe De Curtis aveva scritto decine di
poesie e di canzoni per diletto, principalmente negli anni del teatro
di rivista, ma stavolta l’aveva mandata a Ettore Marotta, titolare
della casa editrice La Canzonetta, affinché fosse presentata nelle
audizioni per Piedigrotta.
Totò chiamò Giacomo
Rondinella, uno degli interpreti del repertorio classico napoletano
che stimava tanto, e gliela declamò come se recitasse marcandogli le
pause, i punti e le virgole per il giusto tono dell’interpretazione.
La canzone, la prima scritta da Totò a essere incisa su un disco ( a
78 giri), divenne un grande successo, presto in Italia e poi nel
mondo dei night-club internazionali (interpretato da generazioni di
cantanti).
Mercoledì notte è morto
Giacomo Rondinella, 91 anni, l’ultimo dei grandissimi della canzone
napoletana, divo del cinema negli anni ’50, figlio d’arte (papà
Ciccillo e mamma Maria Sportelli cantanti ed attori, il fratello
Luciano cantante e discografico, le nipoti Clelia, Francesca e Amelia
cantanti anche loro), dotato di una bella voce impostata e di grande
bravura nell’interpretazione. Atletico e bello da giovane (aveva
fatto il militare nel battaglione San Marco e tentato la carriera di
pugile), vinse il concorso per voci nuove indetto da Radio Napoli nel
’44, appena un anno dopo lanciò Munasterio ’e Santa Chiara in
uno spettacolo di rivista di Michele Galdieri, lavorò a teatro con
la Magnani e Cervi (e più tardi con Eduardo De Filippo), fino a
conquistare il cinema con la sua fotogenia.
Nel 1950, partecipa a
Carosello napoletano, di Ettore Giannini, portato sia a teatro che
sul grande schermo e anche al film Napoli terra d’amore e a molti
altri compreso Dov’è la libertà di Roberto Rossellini . Tra gli
anni ’50 e ’60, la sua popolarità è straordinaria, ottenendo
importanti successi al Festival della Canzone Napoletana (Suspiranno
‘na canzone, Serenata arraggiata, Tu sì comm’a na palummella) e
anche in programmi televisivi come Canzonissima tanto da superare
persino l’ostracismo della Rai, per un programma radiofonico, dove
gli avevano fatto cambiare la canzone all’ultimo momento.
Negli anni ’70 e ’80 è stato spesso in tour negli Usa e in Canada ma abitava da molti anni nelle vicinanze di Roma. Tra le sue incisioni da ricordare, un’antologia di oltre 100 classici partenopei intitolata "Napoli fonte perenne di melodia".
Negli anni ’70 e ’80 è stato spesso in tour negli Usa e in Canada ma abitava da molti anni nelle vicinanze di Roma. Tra le sue incisioni da ricordare, un’antologia di oltre 100 classici partenopei intitolata "Napoli fonte perenne di melodia".
"il manifesto", 27 febbraio 2015
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