Proprio ieri, quando
davamo notizia del proposito governativo di peggiorare gravemente la
legge sulle pensioni, il “Tempo” di Roma pubblicava in prima
pagina un articolo di fondo nel quale si affermava che se i
pensionati sono trattati come tutti sanno la colpa è dei comunisti,
i quali, perdipiù, adesso cercano con tutti i mezzi di
“esasperarli”.
E' un punto di vista
rispettabile, suggerito dal fatto che se i pensionati non
trovassero qualcuno che li esaspera, loro, dal canto loro, vivrebbero
pacificati e felici, in una condizione di vita che li appaga e li
conforta,
Quando si lamentano è
perché, come ha perfettamente capito il “Tempo”, vengono
istigati a farlo dai comunisti, i quali li vanno a cercare in Riviera
o sulla Costa Azzurra, dove trascorrono beati i loro giorni, e dove
non gli verrebbe neppure in mente di agitarsi, se non fossimo noi a
insinuare loro che forse potrebbero star meglio. La natura umana è
incline alla scontentezza e al risentimento, così anche i
pensionati, il cui carattere sarebbe confidente e pacioso come si
conviene a gente che non ha pensieri, subiscono la suggestione della
sobillazione comunista e si mettono in mente di avere diritto a
miglioramenti del tutto cervellotici che il centro sinistra non può
concedere.
Se volesse farlo,
dovrebbe cominciare col far pagare le tasse ai miliardari, i quali,
indispettiti da questo affronto, non andrebbero più a sentire i
comizi di Nenni, restringendo così, invece di allargarla, l'area
della democrazia.
Bisogna, conclude il
“Tempo”, sbugiardare il PCI. Ottima idea.
Facciamo vedere agli
italiani l'avvocato Agnelli in un gruppo di pensionati dell'INPS. Si
vedrà subito, a occhio nudo, che è lui il bisognoso tra le facce,
rubiconde e felici, dei vecchi lavoratori.
l'Unità, 26 aprile 1968
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