Nel 1783 la Calabria
conobbe grandi distruzioni per effetto di un forte terremoto. L'abbé
Ferdinando Galiani, uomo di
mondo, amico degli enciclopedisti, autore di uno spregiudicato
dialogo sulle donne e di un trattato sui grani, si dovette occupare
professionalmente della ricostruzione della Calabria. Inviava dei “pareri” al Sovrano, che probabilmente costui leggeva poco e male, cosa di cui sembra convinto lo stesso abate a dar credito ad alcune sue lettere. Il testo che segue,
pubblicato per la prima volta da Rosario Villari sulla rivista “Cronache meridionali”,
venne ripreso dal quotidiano “il manifesto” nel dicembre 1980,
dopo il terremoto dell'Irpinia. (S.L.L.)
La calamità della
Calabria è stata tale, e tanto distruttiva, che offre il campo a
poter spaziosamente formare un nuovo sistema di cose rispetto ad
essa. Bisogna adunque profittare del momento per formare un Piano
generale del suo ristoramento da eseguirsi di passo in passo. Tre
sono i mali grandi della Calabria ulteriore:
1) La prepotenza de'
Baroni.
2) La soverchia ricchezza
delle mani morte.
3) La sporchezza, la
miseria, la salvatichezza, la ferocia di quelle città, e di que'
popoli. (…)
È da aversi riguardo,
che le persone ricche, quali sono alcuni Baroni delle Calabrie,
potrebbero profittare dell'attuale ruina de' luoghi per ingrandirsi
comprando a villssimo prezzo i terreni, e le case dirute, e facendo
censi perpetui. Su questo non bisogna far legge ora per non
raffreddare la somministrazione del denaro che la umana avidità de'
ricchi con stimolo maggiore di quello della cristiana carità si
porterà a fare verso i disgraziati. Ma col tempo, se si scorgesse
esservi stato eccesso in tal cosa, come è credibile, vi si rimedierà
con una legge, che dichiarerà, che tutte le censuazioni fatte dopo
il terremoto, ancorché fossero dette enfiteutiche, e perpetue, siano
redimibili colla prestazione del capitale a ragione del 5 per 100:
che inoltre tutte le vendite siano riguardate come semplici contratti
di mutuo colla dazione in tenuta del corpo, che si è mostrato aver
venduto, cosicché possa ritirarsi il corpo venduto restituendo il
prezzo della vendita, e pagando le migliorazioni; ma elapsi i
trent'anni, ciò non possa più aver luogo. Forse avverrà che non
ivi sia bisogno di far siffatte leggi, perché quando non ne sia
seguito un eccessivo ingrandimento de' potenti non vi sarà male per
lo Stato di quella mutazion di condizione, che tra privati e privati
si vegga avvenuta. Per rimediare alla eccessiva ricchezza delle mani
morte, il tremuoto avvenuto offre molte opportunità. Primieramente è
cosa troppo ragionevole, che si vieti assolutamente il poter
riedificare Chiese, Cappelle, Conventi se prima non son rifatte le
case de' privati, e soprattutto i molini, i trappeti, i magazzini, le
cisterne, gli acquedotti, le locande, le stanze da situar i vermi da
seta, e quanto riguarda il raccogliere, e conservare i frutti della
campagna, che sono la sola, e vera ricchezza dell'uomo. Se questa
legge non si fa, e non si tiene conto alla rigorosa osservanza della
ricostruzione de' luoghi sagri, mancheranno al privati o gli operai,
o la calce, i conduttori delle pietre, i mattoni, le tegole, i
falegnami, e quanto bisogna alla ricostruzione. Secondariamente si
potrebbe coglier questa occasione per ripigliarsi il Re tutto il
feudale della Certosa di S. Stefano, sgravando a misura del prodotto
di esso, ciocché l'ordine Certosino paga alla Real Marina. Lo stesso
si potrebbe fare a Soriano, e a qualche o ricca mensa vescovile, o
ricca, ed inutile Badia. Per terzo essendovi de' Feudi in Calabria
appartenenti alla Religion di Malta come è Melicuccà si potrebbe
far sentire al Gran Maestro, che o la Religione pensi a far
riedificar subito que' suoi Feudi, o il Re se ne incaricherà esso, e
gli dichiarerà devoluti, e ritornati alla Corona. Con questa
intimazione saranno sicuramente i primi ad essere riedificati.
Finalmente siccome niuna Chiesa, né convento potrà esser
riedificato senza espresso Real beneplacito sta in arbitrio di S.M.
farne quella riforma, che stimerà conveniente al bene di quella
provincia, non concedendo le licenze se non se in seguela d'un piano
generale di riforma, che siasi antecedentemente formato.
Per rispetto
all'infelicità, e sporchezza delle città Calabre voglio avvertire
una cosa essenziale, ed è questa, che la nuova strada intrapresa
farsi in Calabria riusciva assai più lunga malagevole, e
dispendiosa, perché si dovea torcer dal dritto cammino, e dalle
terre piane per condurla, e farla passare per i luochi principali.
Oggi che questi luoghi sono in tutto atterrati, pare che prima di
tutto si dovrebbe fare il disegno del sito per dove deve passare la
gran strada regia, acciocché sia la più breve, ed agevole, ed
incontri i giusti guadi de' fiumi, eviti le scoscese etc.. Quando il
sito della strada sia disegnato, si trasporteranno i paesi, e si
metteranno o sulla strada stessa, o molto vicini, affinchè ne godano
il vantaggio.
Dovrà farsi legge, che non possa alterarsi il prezzo de' terreni da' proprietari, quando chi lo compra o lo censua faccia ciò per edificare ne' luoghi, che dagli ingegnieri visitatori sia stato destinato...
Dovrà farsi legge, che non possa alterarsi il prezzo de' terreni da' proprietari, quando chi lo compra o lo censua faccia ciò per edificare ne' luoghi, che dagli ingegnieri visitatori sia stato destinato...
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