L' impegno profuso in
Parlamento contro tutti i tentativi di limitare i diritti dei
portuali attraverso l'innovazione tecnologica che nei primi anni
sessanta cominciava a penetrare nel lavoro sulle banchine, contro le
autonomie funzionali, contro il progetto iniziale del centro di
Rivalta Scrivia, contro gli attacchi alle conquiste operaie nelle
aziende delle Partecipazioni statali. In quelle lotte seppe talvolta
cavar fuori intelligenti e sorprendenti iniziative personali.
Nel Pci non c'era
certamente chiarezza ed unità d'intenti nell'affrontare quei
problemi assolutamente nuovi, soprattutto in porto; c'erano
discussioni accese, confronti seri che forti personalità come
Giuseppe D'Alema, padre di Massimo, allora segretario regionale
ligure, Sergio Ceravolo prima e Piero Gambolato poi, segretari
provinciali genovesi, Luigi Rum segretario della Filt Cgil, i
dirigenti delle Compagnie portuali, e lo stesso Adamoli portavano
avanti con accanimento, preparazione e lealtà. Chi ha lavorato con
lui avrebbe potuto raccontare episodi memorabili della sua attività
di sindaco (ad esempio il pagamento degli stipendi ai comunali con le
casse del comune completamente vuote, fatto che portò la sua
popolarità alle stelle), il suo corruccio perenne per la moderna
costruzione di piazza Caricamento, a lui imposta e non condivisa.
Altro suo grande impegno,
tanto importante quanto poco ricordato, è stato sul piano
internazionale, che qui è bene brevemente citare. Nel 1968, dopo
l'invasione della Cecoslovacchia da parte dell'esercito sovietico e
di altri paesi del Patto di Varsavia, invasione che il Pci condannò
senza mezzi termini, i rapporti tra i due partiti, Pci ed Pcus, erano
ridotti al minimo. C'era l'associazione Italia-Urss, per i rapporti
culturali e di amicizia tra i due paesi come si specificava sempre,
che si riteneva fosse adatta, attraverso la sua attività
istituzionale, ad aiutare il miglioramento dei rapporti tra i due
paesi ed anche tra i due partiti. Purtroppo il responsabile di allora
dell'associazione, prestigiosa figura di intellettuale e di storico,
non faceva molto per ridurre i dissensi tra i due paesi e tra i due
partiti. Poiché era importante recuperare un minimo di normalità
nei rapporti, quanto meno formali, fu messo alla testa di Italia-Urss
il senatore Gelasio Adamoli. In questa sua funzione Adamoli, nel giro
di pochissimi anni, con un'attività incessante, seria, energica
portò a livelli senza precedenti i rapporti culturali tra i due
paesi. Chiunque può andare a cercare nelle cronache dell'epoca,
1970-1976, cosa non è stato fatto sotto la sua guida e la sua
spinta: incontri bilaterali italo-sovietici ai livelli più alti su
cinema, teatro, letteratura, musica, scuola, architettura, il ruolo
della donna nella società, sicurezza sul posto di lavoro
(preveggenza), come fu pure preveggenza un grande convegno a Bologna
sui temi dell'ambiente.
Portò a collaborare con
l'associazione gli artisti più prestigiosi, da Alberto Moravia a
Bernardo Bertolucci, da Ettore Scola, Nanni Loy e Cesare Zavattini a
Carlo Levi, Umberto Eco, da Vittorio Gregotti agli innumerevoli
artisti e professionisti genovesi. Portò a Genova la mostra su
Vladimir Majakovskij, vi organizzo nel 1972 un convegno
internazionale per ricordare il 50° della Conferenza di Genova e del
trattato russo-tedesco di Rapallo. Contribuì in modo decisivo ad
organizzare viaggi in Urss di esponenti cattolici come padre Ernesto
Balducci, un intero gruppo di parroci e, anche se con grande
discrezione e qualche contrasto, il viaggio del cardinale Giuseppe
Siri nel 1974. Organizzò persino un incontro tra il famoso ex
sindaco di Firenze Giorgio La Pira e un cosmonauta sovietico, reduce
da una recente impresa spaziale.
Invitò in Italia ad
esibirsi i più grandi nomi dell'arte sovietica, dalla Maya
Plisetskaja a Grigory Chukray, Emil Gilels, Krennikov, e molti altri
che sarebbe troppo lungo elencare, così pure campioni dello sport,
ne ricordiamo uno per tutti: Lev Jashin, il leggendario "Ragno
nero". Contribuì a realizzare un importante evento culturale
degli anni settanta: la messa in scena alla Scala, diretta da Paolo
Grassi, dell'opera di Luigi Nono Al gran sole carico d'amore,
con scenografie di Renato Guttuso e la regia di Juriy Ljubimov,
celebre anche in Occidente e in odor di eresia nel suo paese. Adamoli
era tra gli ospiti d'onore alla prima, proprio come riconoscimento
del suo contributo. Riuscì ad avvicinare all'Italia ed al Pci
importanti personalità politiche sovietiche come il potentissimo
capo del partito di Mosca, Viktor V. Grishin, il dogmatico
responsabile della sezione esteri del Pcus, Boris Ponomariov, la
mitica Ekaterina Furtzeva, ministro della cultura.
A conferma delle sue doti
di fine diplomatico va sottolineato che tutto questo fu fatto in anni
nei quali la tensione tra i due partiti era sempre piuttosto alta,
quando Enrico Berlinguer andava a Mosca a parlare di stato laico e
della democrazia come valore assoluto, quando alla conferenza
internazionale dei partiti comunisti rifiutava di firmare il
documento finale preparato dai sovietici e ne sottoscriveva solo una
delle sue quattro parti.
Va però ancora aggiunto
che il compagno Gelasio Adamoli esercitava un fascino eccezionale nei
confronti di tutti coloro che l'avvicinavano. Quando qualcuno gli
faceva notare questa cosa, lui rispondeva sempre ammiccando: "Ma
sai io parlo in modo semplice, non amo gli schemi e le frasi fatte,
questo piace". Ed era vero, ma a questa andavano aggiunte altre
caratteristiche non meno importanti: l'intelligenza, l'eleganza e la
garbata ironia che, nello scontro politico, diventava anche dura
polemica.
Questo fascino aveva
grande presa sui giovani come dimostrarono i suoi ultimi anni di vita
con il grande impegno, ricordato più volte anche dal presidente
Claudio Burlando, per ridare alla città il suo grande teatro lirico
e ravvivare il contatto con i giovani sui temi della cultura e degli
insegnamenti della Resistenza, della quale fu un protagonista. La
gran massa di popolo presente ai suoi funerali, l'appassionato
ricordo nel discorso del compagno Alessandro Natta sono stati davvero
il suggello ad una vita "degna d' essere vissuta". In
conclusione va sottolineato che il compagno Adamoli fu figura
cristallina, di assoluta moralità, di totale disinteresse materiale
(si potrebbero citare episodi significativi), anche per queste non
secondarie ragioni, oggi, non è proprio possibile dimenticarlo. E i
Ds lo ricorderanno nel modo adeguato nella giornata di domenica 9
settembre (data non casuale) alla Festa Provinciale de l'Unità, con
la presenza e la partecipazione dei tanti compagni che lo hanno
conosciuto, che con lui hanno lavorato e da lui tanto hanno imparato.
la Repubblica, 29 luglio
2007
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