Mi sono ricordato di
quest'episodio qualche mese fa, ritrovando la pagina nell'archivio
storico de “l'Unità”, mentre cercavo altro. La scaricai per
postarla nel blog con i miei tempi. Oggi non sarebbe più possibile:
l'archivio storico digitale de “l'Unità”, pur realizzato con
cospicui sostegni pubblici, non è più disponibile a studenti,
studiosi, nostalgici e curiosi. Ed è una vergogna. Scriverò ad
alcuni direttori del passato che ritengo sensibili al problema:
Tortorella, Macaluso, Reichlin, D'Alema, per capire se non si possa
fare qualcosa. Intanto metto in giro questa intervista a Carmichael
che “l'Unità” tradusse da un quotidiano inglese. È curioso il
fatto che il traduttore usi il vocabolo “negro” per rendere il
“black” angloamericano. Nigger era
già stato bandito dagli afroamericani in lotta come termine legato
allo schiavismo, ma in Italia “negro” non era ancora avvertito
come “politicamente scorretto”. (S.L.L.)
L'intervista, di cui
riportiamo ampi stralci, perché aiuta a capire la formazione e le
tesi del più prestigioso dei nuovi dirigenti negri, è stata
concessa da Stokely Carmichael, leader del movimento del Potere
negro, al giornalista Colin McGlashan, dell’Observer, durante il
recente soggiorno londinese del dirigente dello SNICK (o SNCC,
organizzazione negra studentesca d'avanguardia).
«Quello che non riesco a
sopportare è che, un tempo, sognavo di essere bianco. Facevamo un
certo gioco, a Trinidad: si prendeva una buccia di mango e la si
buttava per aria; se cadeva dalla parte nera, avresti sposato una
donna di pelle nera. E io speravo che cadesse dalla parte bianca »
ricorda Stokely Carmichael.
Carmichael crebbe con due
sorelle, tre zie e una nonna in cima a quarantadue scalini della
migliore casa di Oxford Street a Port of Spain, Trinidad, Indie
occidentali inglesi. L'aveva costruita suo padre, quella casa, per
poi andarsene negli Stati Uniti. Cosi Carmichael non vide i genitori
fino all'età di dodici anni, quando li raggiunse a New York...
Sui dieci anni, indossava
rispettabili pantaloni grigi, camicie bianche con il colletto duro e
i calzini lunghi della Tranquillity Boys School. « La mia rabbia —
dice — è che ero drogato dalla supremazia bianca e non mi
ribellavo. Forse sono pazzo adesso: perché anche la gente che
ammiravo, nelle Indie occidentali, non si ribellava. Ed ero
addirittura soddisfatto, quella volta che rimasi quattro ore in
piedi, ad agitare la bandierina, per l'arrivo dei Reali... ».
«Se domandate a un
bambino negro — continua — di qualunque posto sia, nelle Indie
occidentali, qualche cosa sulla storia africana, sulla valle del Nilo
o su Annibaie, non ne sa nulla. Sa tutto, invece, sulle regine
bianche... ». Carmichael sta guardando un giornale londinese.
Tralascia il titolo dove si attaccano i suoi comizi Potere
negro-violenza, per
fissare per un buon minuto la fotografia della principessa Margaret:
«E costei ha ancora un fascino, per loro! Perché? Mio padre, per
esempio: ecco uno che fu sottomesso. calmo, obbediente. Io no. Ma lui
si beveva tutto quello che gli diceva il bianco: "Se lavori sodo
avrai successo". Ed è morto com’era nato: povero e negro »...
Carmichael ricorda che il
padre rimase disoccupato per tre settimane, perché era troppo onesto
per corrompere i sindacalisti che gli dovevano trovare un posto. «Mia
madre sfacchinò fino a mettere su cinquanta dollari. Allora invitò
a casa il sindacalista, gli diede quel danaro e un costoso profumo
Mio padre trovò l’impiego c commentò, convinto: "Ecco il
premio per aver pregato il Signore". Mia madre sì, era un tipo
combattivo. Se le serviva qualcosa, cercava di prenderla ».
Parla poi della sua
adolescenza nelle strade di Harlem e del Bronx: «Rubavamo
automobili, batterie, quel che capitava. Poi ci riunivamo a bande,
cominciammo a svaligiare lavanderie. I piani li preparavo io. A
sedici anni vendevo la droga. Secondo le leggi bianche non si può
fare il traffico di cocaina fino a ventun'anni ».
A parte questa complessa
formazione, una delle influenze determinanti fu quella di Malcolm X,
il leader del nazionalismo negro assassinato tre anni fa ad Harlem.
La fotografia di Malcolm
è appesa sopra la scrivania di Stokely. nel suo quartier generale di
Atlanta, in Georgia. Accanto c’è un manifesto dello SNICK con la
pantera nera che balza in aranti e la scritta: «Spostatevi o vi
passeremo sopra».
«Ammiravo l'intelligenza
di Malcolm. — dice Carmichael — la sua mente analitica, la sua
coerenza e la sua volontà di dar vita a un movimento per riunire
finalmente la sua gente. La cosa più importante che i giovani
militanti hanno imparato da Malcolm è che egli parlò alla sua gente
e smise di parlare ai bianchi... Il guaio con i bianchi liberali è
che ogni volta che ti metti a parlare con loro, subito parlano della
razza. Non è questo il tipo di amici che mi interessa Io voglio
sedermi e ascoltare Thelonius Monk, o parlare di Bach o di Joyce »
Che avrebbe fatto, se
mentre passeggiava con una ragazza bianca, un bianco l’avesse
chiamata prostituta?
«Credo che avrei
continuato a camminare. In un caso dei genere si va o a una lunga
discussione o a una rissa. Non credo che ne varrebbe la pena».
E
questo come si concilia con il rifiuto di porgere l'altra guancia?
«Non posso portare
avanti una battaglia individuale. Sto combattendo il razzismo
istituzionalizzato. Mio compito è di non permettere all'uomo bianco
di condizionare in nessun modo il mio comportamento ».
Se si parla di violenza,
Carmichael si stringe nelle spalle: «L’uomo bianco parla della
violenza. Parlava di violenza,quando ha razziato l'Africa? Dice che
il Potere negro è violenza. L'uomo bianco è stato violento con noi
per quattrocento anni... Mi danno dell'agitatore e del sobillatore
perché, quando mi rivolgo a un uditorio negro, non uso la logica e
non intellettualizzo. Non ce n’è bisogno: i negri apprendono per
istinto ed emozionalmente. Per esempio, essi comprendono bene la
brutalità della polizia ».
Che si dice dei
recenti tafferugli di Newark. dove 23 persone sono state uccise?
«Non sono stati
tafferugli. Sono state ribellioni, io mi sono trovato coinvolto in
esse otto volte... Il gioco della morte è quello che i bianchi
compiono per spaventarci: "Guarda — dicono — voi avete avuto
ven-tun morti, noi solo due... fareste meglio a smettere".
Ebbene: lo SNICK ha una forza; perché quando noi diciamo: "Brucia.
ragazzo, brucia", siamo noi i primi ad accendere davvero il
fiammifero...».
«...Naturalmente si può
ottenere una "pace duratura" negli Stati Uniti: basta che
ogni volta che il bianco dice: “Nigger fai questo’’ il negro
obbedisce. Comodo, no? Bella, questa pace! ».
E il futuro? Vi
aspettate una contro-reazione da parte dei bianchi?
«Gli Stati Uniti non
possono usare una bomba H contro il popolo negro, negli Stati Uniti
stessi. Ma se circondano i ghetti, faremo crollare ogni dannata cosa
che vi hanno costruito. Spianeremo l’intero Paese, se vengono alle
mani con noi!».
Carmichael afferma di
essere stato in prigione trentacinque volte, otto per sobillazione.
Per di più gli hanno sparato otto volte... E’ stato picchiato più
volte di quante ne possa ricordare; si rimbocca le maniche per
mostrare le cicatrici che gli hanno lasciato quindici giorni fa,
battendolo con la canna di una pistola durante un arresto. Prima di
quest’anno, Carmichael riteneva che non lo avrebbero lasciato in
vita fino alla fine dell’estate in corso.
Come vede ora la
possibilità di essere ucciso come Malcolm X?
«È il dilemma dei
bianchi. Hanno capito di aver commesso un errore con Malcolm X,
perché lo hanno fatto diventare un martire. Hanno il problema di
uccidermi, o di imprigionarmi. Non si decidono, ed è per questo che
sono vivo ».
Intanto, non va mai in
girò senza guardia del corpo. Nel Mississippi o a Watts. sotto la
divisa da nazionalisti negri, la guardia del corpo porta le armi. A
Londra si tiene in disparte. Il suo custode dice: «Non scrivete il
mio nome: sappiate però che se Stokely sta per morire, io sto per
morire con lui. Devono sparare a tutti e due ».
Carmichael, pensa di
poter ancora perdere la propria popolarità?
«La gente guarda più a
un uomo che a un movimento — dice perché è più facile. Ma
ciascuno, nell’organizzazione, può fare quello che faccio io. Il
personaggio Carmichael è un’invenzione della stampa bianca e non
vivrò certo secondo le regole che hanno fabbricato per questo
personaggio». Dice che ha lasciato la presidenza dello SNICK anche
per combattere la sua crescente popolarità personale: « Cerco di
ridimensionare Carmichael. Il mio posto è in mezzo al mio popolo. Il
mio compito è quello di raccogliere l’ammirazione e l’amore che
il popolo negro mi tributa, e di ridistribuirlo tra noi, e fuori di
noi ».
Carmichael qualche mese
fa diceva che Potere negro significava che i negri dovevano avere i
loro diritti nelle aree a maggioranza negra. Ora dice: « ...Vogliamo
il controllo delle istituzioni nelle comunità in cui viviamo,
vogliamo possibilità di controllo nel Paese; vogliamo che finisca in
tutto il mondo lo sfruttamento contro la gente non bianca ». Ritorna
questa settimana in America, con un traguardo ambizioso per portare
avanti la causa dello SN1CK: Washington, che ha una maggioranza
negra.
Nel prossimo febbraio
ritornerà a Trinidad; vede la Giamaica come uno dei migliori
obiettivi (per una rivolta negra antimperialista, ndr). Ha vetntisei
anni e — con riluttanza — Stokely Carmichael ha ereditato il
trono di Malcolm X, simbolo principale dell’impegno negro nel
mondo. Ha bisogno di adeguare se stesso a questo ruolo, come Malcolm
seppe fare durante il suo ultimo anno di vita. La tragedia di
Carmichael e del suo popolo è che potrebbero non dargli il tempo e
la possibilità di farlo.
“l'Unità”, 25 luglio
1967
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