Il testo che segue è
ripreso dalla rubrica di ritagli e citazioni, Vuoti di memoria, a
lungo curata da Alberto Piccinini per “il manifesto”
(S.L.L.)
LOCOMOTIVA
Poco prima delle 5
pomeridiane di ieri, l'Ufficio Telegrafico della stazione riceveva
dalla stazione di Poggio Renatico un dispaccio urgentissimo (ore
4,45) annunziante che la locomotiva del treno merci 1343 era in fuga
da Poggio verso Bologna. Lo stesso dispaccio era stato comunicato a
tutte le stazioni della linea, perché venissero prese le
disposizioni opportune per mettere la locomotiva fuggente in binari
sgombri dandole libero il passo in modo da evitare urti, scontri o
disgrazie. (...) Alle 5,10 la locomotiva entrava dal bivio e passava
davanti allo scalo, fischiando disperatamente, con una velocità
superiore ai 50 km. Sulla macchina c'era un uomo che, invece di dare
il freno, cercare di fermare, metteva carbone.... Era un uomo che
correva, che voleva correre alla morte! Il personale lungo la linea
agitando le braccia, gridando, gli faceva cenno di fermare, di dare
il freno; taluno gli urlò di gettarsi a terra, ma egli rimaneva
imperterrito nella locomotiva. (...) L'urto, disastroso per la
macchina e i carri, fu tremendo per l'uomo. (...) Avrebbe potuto
pentirsi durante il tragitto e dare il freno ma egli non volle.
Probabilmente un'improvvisa alterazione di cervello che lo rese
crudele contro se stesso, perché, per quanti pensieri di famiglia
egli avesse, non giustificavano certo un tentativo di suicidio che
poteva costare la vita a molte altre persone. («Il Resto del
Carlino», 21 luglio 1893; fonte della canzone di Guccini La
locomotiva)
il manifesto 28 giugno
2011
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