“Umanità nova”, il
settimanale on line degli anarchici, ha pubblicato il 31 dicembre
scorso il testo che segue, firmato da un Coordinamento della pace di
Trapani. Vi si ricorda la strage compiuta nella città siciliana, nel
lager “Serraino Volpitta” per i disgraziati arrivati dal mare
(Cpt si chiamavano allora), avvenuta 17 anni fa (28-29 dicembre 1999)
e rimasta del tutto impunita. Era a tutti evidente che quel rogo che
causò la morte di 6 tunisini aveva dei responsabili italiani, ma
polveroni furono sollevati e palleggiamenti messi in atto senza
troppe proteste, con il risultato di una generalizzata assoluzione
dei responsabili del centro e della gestione delle forze dell'ordine.
(S.L.L.)
La strage nel Centro di
Permanenza Temporanea “Serraino Vulpitta” di Trapani non smette
di parlarci, a distanza di diciassette anni, con la potenza evocativa
di un fatto brutale che si proietta, ancora oggi, sulla cronaca di
ogni giorno.
Dopo tutti questi anni,
lo scenario globale è drasticamente peggiorato. I flussi migratori
sono aumentati, e davvero non potrebbe essere altrimenti.
Dalla polverizzazione del
Medioriente, dove le potenze straniere muovono le loro pedine a
tutela di inconfessabili interessi, passando per il martoriato
continente africano, è facile constatare che la guerra è ormai una
condizione permanente in cui sono costretti a vivere milioni di
persone.
Le politiche degli stati
e delle élites che gestiscono potere e risorse economiche sono
orientate alla sistematica destabilizzazione di aree sempre più
vaste del pianeta. Guerra e terrorismo globale sono gli strumenti,
complementari e speculari, per l’approvvigionamento delle risorse e
delle fonti energetiche, per il controllo dei territori, per la
produzione di armamenti, per la conquista di nuovi mercati, per la
manipolazione del consenso, per la costruzione di campagne
elettorali.
È da tutto questo che
donne e uomini continuano a scappare, anche a costo della vita. È a
causa di tutto questo che si continua a morire di immigrazione.
Chi scappa dai
bombardamenti o dai coltelli dello Stato islamico, chi fugge dalla
povertà e dall’assenza di prospettive, trova – quando è
fortunato – muri e filo spinato, botte e umiliazioni, schedature e
discriminazioni, sfruttamento e intimidazioni. Chi non è abbastanza
fortunato, semplicemente crepa: in fondo al mare, dentro un tir,
sotto a un treno.
Tutto questo si ripete
ancora, da almeno diciassette anni, da quando Trapani finì sui
giornali di tutta Italia per l’incendio di una casa di riposo
adibita a centro di detenzione per immigrati.
Oggi una capillare opera
di propaganda istituzionale, agita su più livelli – dal nazionale
al locale – vorrebbe addirittura contrabbandare un presunto
“modello-Trapani” come buon esempio di efficienza e accoglienza
sulla base del funzionamento dell’Hotspot di Milo. Certo, tutto va
a meraviglia: gli immigrati che sbarcano al Ronciglio (e che non si
trovano in una bara adagiata sul molo), vengono fotosegnalati e
smistati verso il destino che solerti funzionari stabiliscono per
loro. Questo è il modello di accoglienza di un’Europa che,
continuando a produrre clandestinità, non concepisce corridoi
umanitari e canali sicuri che consentano alle persone (siano essi
migranti economici o profughi di guerra) di non intraprendere viaggi
allucinanti nella speranza di essere intercettati da un mercantile o
da una nave militare.
Nel 2017, intanto,
l’Italia dei voucher e del precariato, delle grandi opere e delle
mazzette, della mafia e della corruzione, spenderà per le forze
armate almeno 23,4 miliardi di euro (64 milioni al giorno): tutti
soldi sottratti all’occupazione, alla sanità, all’istruzione, al
risanamento del territorio, a una più equa distribuzione delle
risorse. Alla faccia della crisi.
Ma le priorità, in tutto
il mondo, sono ben altre: chiusura delle frontiere e militarizzazione
della società in nome della paura, del sospetto, della guerra al
terrorismo.
La loro guerra e il loro
terrorismo. I morti e le macerie sono soltanto nostri.
Coordinamento per la
Pace – Trapani
ricordando Rabah,
Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti, Nasim e tutte le vittime dei
confini, delle guerre e del terrore, in ogni angolo del pianeta
Umanità Nova 30/12/2016
Nessun commento:
Posta un commento