Riprendo la parte finale di un articolo
senza firma, intitolato Il Nuovo Comitato d'Affari,
apparso su “Umanità Nova” il 30 novembre scorso, che mi pare –
in gran parte – condivisibile e non mi pare aver perso la sua
attualità. (S.L.L.)
[…] Non possiamo farci sfuggire le
reazioni entusiaste all’elezione di Trump che vi sono stati da
parte di taluni qua in Italia. Lasciamo da parte i vari Salvini
e concentriamoci maggiormente su quei settori di politica come
pentastellati e neostalinisti. Se i primi vedono personaggi
come Trump come il candidato anti-estabilshment (ricordiamo:
un palazzinaro speculatore erede di una famiglia di palazzinari
speculatori), i secondi invece si eccitano all’idea che
questo rappresentate della parte più reazionaria della borghesia
statunitense troverà un accordo con il campione della borghesia
reazionaria russa, Putin, oramai assunto a status di
loro idolo. La logica vorrebbe che gli accordi in
politica se si trovano – ed è ancora tutto da vedere se così
sarà – si trovano sulla testa di qualcuno. Purtroppo
da quelle parti sono affetti o da febbri che inibiscono le capacità
cognitive o da malafede, per cui è necessario ripetere anche
che quel qualcuno sulla cui testa verrà trovato l’accordo saremo
noi: gli sfruttati.
A questi figuri che già parlano del
complotto del gran villain Soros come motore delle manifestazioni
contro Trump, che cianciano di manifestanti pagati, di
pullman organizzati, di tentativo di rivoluzione colorata,
va ricordato sia il buon vecchio principio dell’autonomia
di classe sia che coloro che sono scesi in strada a Portland
ben sanno chi è Trump, chi sono i suoi comitati elettorali
locali e quali politiche portano avanti. Frattanto i liberals
italiani versano amare lacrime per la sconfitta della loro
campionessa, la democratica Clinton che ha sostenuto tutti gli
interventi militari, compreso il disastroso intervento in
Libia, e ben addentellata con certi settori della finanza,
e si consolano nell’idea che è colpa degli altri: colpa
dei poveri ignoranti che hanno votato Trump, colpa del
populismo, parola che oramai vuole dire tutto (e quindi
nulla). Ovviamente non viene minimamente preso in causa
il fatto che anni di politiche di macelleria sociale con il bollino
liberal abbiano allontanato, non verso la destra ma molto più
spesso verso l’astensione (ahinoi passiva), fette
sempre crescenti di quello che un tempo era stato l’elettorato di
riferimento di questi partiti.
Dal sito di “Umanità Nova” http://www.umanitanova.org/
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