Mala gestione del
Belpaese e luoghi comuni insensati. Autore è un giornalista di
valore, presidente del Comitato per la bellezza.(S. L. L.)
Paesaggio collinare marchigiano |
La stupidità ha fatto
progressi enormi, ha ridicolizzato il buonsenso e spande il terrore
intorno a sé». Così Ennio Flaiano nel 1969. Da allora la stupidità
è progredita ancor più, nel Belpaese, insieme all’analfabetismo
di ritorno, specie nel campo della cultura dell’arte e del
paesaggio. Questo “Stupidario” è soltanto un primo ironico
cantiere dei luoghi comuni, delle frasi fatte, delle sciocchezze
demenziali e arroganti che si dicono e che si vogliono attuare. Per
smantellare, in realtà, la tutela residua dei beni culturali e
ambientali, intimidendo le Soprintendenze, accusandole di ogni
nefandezza burocratica, col fine (chiamali stupidi) di favorire
l’ingresso dei privati ovunque vi siano profitti da rastrellare. Lo
Stato, i Comuni, le comunità locali, i cittadini insomma, ci mettono
i beni culturali e ambientali di tutti e i privati di turno li
gestiscono profittevolmente. Alla fine di un nefasto ventennio sono
portato a credere che il taglio feroce inferto al bilancio dei Beni
culturali soprattutto dopo il 2001 (-60% rispetto al bilancio dello
Stato) non sia frutto soltanto di incultura, ignoranza, cialtroneria,
ma obbedisca a questo disegno di dimostrare che la mano pubblica,
costretta a mendicare, non ce la fa più e quindi devono subentrare i
privati. Sale sempre più alto il grido: “Aridàtece Bottai!” (o
almeno Spadolini, Biasini...).
Mentre il Belpaese
sprofonda nell’asfalto e nel cemento. Ieri accusavamo Berlusconi, e
ora che rischia di andare persino peggio?
1.
«I BENI CULTURALI
SONO IL NOSTRO PETROLIO, SONO I NOSTRI GIACIMENTI DI ORO NERO»
Solenne scemenza la
cui paternità risale a un ministro De dei Beni culturali, Mario
Pedini (anni di grazia 1976-78 ): il petrolio oltre tutto inquina,
corrode i monumenti, ecc. E poi finisce, mentre il patrimonio d'arte,
se ben tenuto, non ha fine. La cultura e i suoi beni sono un valore
in sé e per sé, non perché hanno una resa economica. Il turismo,
invece, può, deve rendere. Ma va riorganizzato a fondo.
2.
«BISOGNA METTERE A
REDDITO I NOSTRI BENI CULTURALI, CAVARNE PROFITTI, FARLI FRUTTARE»
Altra stupidaggine. La
più pericolosa, forse. Messa in giro anche a "sinistra",
dissennatamente. Se diamo ai beni culturali un valore economico,
creiamo una gerarchia fra quelli che fruttano profitti e quelli che
invece no. Per esempio le biblioteche, le buttiamo? Le lasciamo
deperire? Le vendiamo agli americani o ai cinesi?
3.
«L'ITALIA POSSIEDE IL
40, 50, FORSE IL 70% DEI BENI CULTURALI DEL MONDO»
È una balla
gigantesca. Non l'ha mai detto nessuno. Tanto meno l'Unesco. Abbiamo,
questo sì, un patrimonio sterminato e spendiamo pochissimo per
conservarlo. Cinque volte meno della Francia e anche della Spagna.
Grande Patrimonio-Misera spesa.
4.
«I MUSEI ITALIANI, I
SITI ARCHEOLOGICI,I MONUMENTI HANNO BISOGNO DI MANAGER»
Macché, hanno bisogno
anzitutto di avere finanziamenti decenti, e poi di specialisti
tecnicoscientifici: storici dell'arte, archeologi, restauratori,
didatti, ecc. Che mancano, in tutti i settori. Fra un po', con altri
pensionamenti, non ci saranno più. Chiudiamo i musei piccoli o medi
e buttiamo la chiave. Non possiamo neppure cederli ai privati perché
«non rendono».
5.
«INCREDIBILE: AGLI
UFFIZI ENTRANO MENO DI 2 MILIONI DI VISITATORI E AL LOUVRE, INVECE,
QUASI9 MILIONI»
Sonora stupidaggine:
il Louvre ha una superficie 30 volte più grande degli Uffizi. I
nostri antichi palazzi - dagli Uffizi alla Reggia di Capodimonte,
dalla Galleria Borghese al Palazzo Ducale di Venezia - non sono
propriamente gonfiabili.
6.
«I MUSEI STRANIERI
SONO "MACCHINE DA SOLDI", FANNO DEI BEI PROFITTI»
Non è vero: al Louvre
i costi, pur con l'imponente numero di visitatori paganti e con un
immane apparato di servizi aggiuntivi, sono circa il doppio delle
entrate, idem al Metropolitan di New York. Il disavanzo annuale viene
coperto da sussidi statali, federali o donazioni. Quanto ai grandi
musei inglesi, sono a ingresso gratuito. Si paga solo quando ci sono
delle mostre.
7.
«E POI, COSA SONO
TUTTI QUESTI PICCOLI MUSEI, NEI BORGHI, NEI PAESI, CHE NON INCASSANO
QUASI NIENTE... CHE ASPETTIAMO AD ACCORPARLI?»
A parte il costo di
accorpare in un solo museo 10/20/30 piccoli musei, a parte trovare la
localizzazione più idonea, vi immaginate la guerra civile che si
scatenerebbe a Morgantina dove c'è la famosa Venere, piuttosto che a
Sarsina dove c'è la più bella tomba romana a edicola? Forse si fa
prima a renderli gratuiti abbassando il costo di gestione e
incoraggiando il turismo. Avete mai sentito parlare delle mille e
mille identità italiane?
8.
«LE SOPRINTENDENZE Al
BENI ARCHITETTONICI "BLOCCANO LA MODERNITÀ",
DICONO SEMPRE E SOLO
DI NO»
Vecchia solfa,
rinfrescata a Firenze - ora a Roma - da Matteo Renzi. Bloccano,
quando ne hanno i mezzi (e il coraggio), gli speculatori, i
lottizzatori, i palazzinari, i ristrutturatori disinvolti. Purtroppo
il personale è così scarso che ogni dipendente dovrebbe sbrigare
4-5 pratiche complesse per giorno. A Milano addirittura 79 pratiche
ognuno al dì. Una follia. Così bloccano sempre meno assalti al
paesaggio e ai centri storici. E poi, con la campagna di
intimidazione in atto non ci vedono più nemmeno molto bene.
9.
«DOBBIAMO COINVOLGERE
I PRIVATI, ANZI DELEGARGLI LA GESTIONE DEI NOSTRI BENI CULTURALI»
In realtà i privati
ci sono già nei Beni culturali, per esempio le società che
gestiscono i servizi museali aggiuntivi (in prorogatio da un
quinquennio!) beccandosi dei bei soldi, mentre ai musei vanno gli
spiccioli. Quanto ai privati che fanno i "mecenati" in
Italia (investendo cioè senza chiedere "ritorni" di sorta)
ce ne sono pochissimi: un americano a Ercolano e un gruppo giapponese
per la Piramide Cestia a Roma. E anche gli sponsor importanti si
contano e sono spesso gli Enti di Stato. Negli Usa i privati mettono
soldi, qui, gestendo direttamente, ambiscono a prenderne.
10.
«NON MUMMIFICHIAMO O
NON MUSEIZZIAMO A FORZA DI VINCOLI E DI LIMITI I NOSTRI CENTRI
STORICI, ANIMIAMOLI, FACCIAMOLI VIVERE!»
È la classica
ipocrisia, in realtà si vogliono creare tante Disneyland e
divertimentifici senza più quei rompiscatole degli abitanti residui
che vorrebbero poter dormire di notte e fare una vita normale. Ma
quando non ci sarà più controllo sociale, criminalità, spaccio di
droga e altre attività illegali la faranno da padrone.
11.
«BISOGNA RIANIMARE,
SBLOCCARE L'EDILIZIA, COSTRUIRE NUOVE CASE»
Sbagliato. In Italia
abbiamo costruito circa 150 milioni di vani, nelle grandi città ci
sono decine e decine di migliaia di alloggi (a Roma 150mila) e di
uffici nuovi (a Milano 900mila metri quadrati), invenduti o sfitti.
Bisogna concentrare gli sforzi nel recupero e nel riuso del
patrimonio esistente, spesso degradato. E valorizzare, come in
Germania e Francia, l'affitto. Da noi si'impiccano per la vita a un
mutuo decine di migliaia di giovani coppie.
12.
«CI SONO TANTI,
TROPPI VINCOLI PAESAGGISTI, AMBIENTALI, IDROGEOLOGICI. BISOGNA
RIDURRE, SEMPLIFICARE»
Una pazzia. Se il
territorio italiano non fosse vincolato per quasi la metà, sarebbe
già stato ancor più cementificato e asfaltato di quanto già non
sia. Le Regioni, a parte la Toscana, non stanno portando
all’approvazione i piani paesaggistici redatti col Ministero. Molte
hanno lasciato già cadere nel nulla la legge Galasso del 1985 ed ora
ignorano il Codice per il paesaggio. Il Comune più
"impermeabilizzato"? Napoli, con quasi il 62% di asfalto e
cemento, seguita da Milano. La Lombardia è oltre il 10%, il doppio
della Germania.
13.
«SOPRINTENDENTI
E ASSOCIAZIONI SONO I NOSTRI TALEBANI DELLA CONSERVAZIONE, DELLA
TUTELA»
Cosi si espresse,
all'incirca, il presidente del Consiglio superiore dei Beni
culturali, nominato al posto di Settis da Bondi (il ministro che più
tagliò finanziamenti al Mibact), l'archeologo Andrea Carandini, che
pure era stato uno di Italia Nostra. L'accusa di «Talebani della
conservazione» continua a circolare. Basta guardarsi in giro per
capire che è ridicola. Tanto più che i Talebani non hanno
conservato un bel nulla in Afghanistan, ma distrutto le antiche
memorie non islamiche, come le statue rupestri dei Buddha di Bamiyan.
Una sciocchezza al quadrato dunque.
14.
«L'ITALIA DEVE
SFRUTTARE MEGLIO IL GRANDE POTENZIALE ECONOMICO DEI PARCHI, OCCORRE
ALLENTARE I VINCOLI SULLA CACCIA, INSERIRE CAVATORI, GESTORI DI
SKI-LIFT E AGRICOLTORI NEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE, ATTREZZARE I
PARCHI PER LO SVAGO DI MASSA, CONSENTIRE LE PALE EOLICHE NEI PRESSI»
Non sono mie
invenzioni ma punti essenziali, squalificanti, della nuova legge sui
Parchi destinata a sostituire la gloriosa legge-quadro Ceruti-Cederna
del '91. Del resto, un ex presidente dei cacciatori è già stato
nominato presidente delle Foreste casentinesi.
15.
«IO IL MINISTERO PER
I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI LO BUTTEREI... E DAREI TUTTO AL
MINISTERO DELL'ECONOMIA»
Ecco il gran finale.
Anzi, la soluzione finale: un unico pacco di beni culturali e turismo
con tanto di privati dentro e uno spruzzo di tutela trasferito in
blocco all’economia e allo sviluppo. Questa frase è della
responsabile Cultura della Confindustria. Maria Grazia Asproni (una
veggente), pronunciata ad un convegno pubblico al Teatro Argentina di
Roma.
Left, 7 giugno 2014
Nessun commento:
Posta un commento