23.7.19

Olio di ricino e reti da pesca. Puzze e risorse dell'antico Egitto (Erodoto, Storie, II, 94-95)

Geroglifico

Gli abitanti delle regioni paludose dell’Egitto fanno uso d’un olio che traggono dal frutto del ricino: gli Egiziani lo chiamano “kiki” e lo preparano così. Lungo le rive dei corsi d’acqua e degli stagni, seminano questo ricino, che in Grecia, invece, cresce spontaneo, allo stato selvatico. Seminata, questa pianta produce, in Egitto, frutti abbondanti ma di cattivo odore, che gli abitanti raccolgono: poi alcuni, dopo averli battuti, li premono col torchio; altri, tostatili, li mettono a bollire e raccolgono il liquido che ne distilla. È un olio grasso e adatto per le lucerne non meno di quello d’olivo; ma l’odore che emana è sgradevole.
Contro le zanzare, che sono innumerevoli, hanno escogitato questi rimedi : per quelli che abitano la regione sopra le paludi sono molto utili le terrazze, sulle quali salgono per dormire; dato che le zanzare, ostacolate dai venti, non sono in grado di volare in alto. Quelli che abitano la regione delle paludi, invece delle terrazze, hanno trovato quest’altro rimedio: ognuno di essi possiede una rete, con la quale di giorno prendono i pesci, mentre di notte l’adoperano a questo scopo: collocano la rete tutt’intorno al letto su cui sogliono riposare, e poi, infilandosi sotto, vi si mettono a dormire. E le zanzare che, se uno si avvolge in un mantello e in un lenzuolo, anche attraverso questi cacciano il pungiglione, con la rete puzzolente non ci provano nemmeno.

Traduzione Luigi Annibaletto (Mondadori 1956), con lievi ammodernamenti linguistici.

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