Ho trovato nel mio
archivio un ritaglio dal “manifesto” di quasi 25 anni fa. Un
breve articolo dà notizia di certe voluminose guide, made in USA,
che suggeriscono alle Compagnie assicuratrici, soprattutto a quelle
delle assicurazioni sanitarie più diffuse, legate ai rapporti di
lavoro, e ai datori di lavoro, le strategie e le strade per
l'efficienza, o – più esattamente – per il taglio della spesa
sulla pelle degli assicurati e dei lavoratori. Ho il sospetto che i
manager sanitari italiani, in questo venticinquennio, abbiano molto
imparato dagli Stati Uniti nell'escogitare trappole per ridurre le
coperture del servizio sanitario nazionale. E – adesso che ci
avviamo verso il mostruoso federalismo differenziato – ancor di più
terranno presente quella lezione nelle regioni del Centro, del Sud e
delle Isole maggiori. (S.L.L.)
Parti, infarti,
operazioni, guide al risparmio. Sui malati (Giulia
D’Agnolo Vallan)
A trecento dollari a
volume e con vendite anuali intorno alle seimila copie, sono gli
assoluti best seller del genere. Si tratta delle guide McMillan,
cinque volumoni di suggerimenti per compagnie di assicurazione e
datori di lavoro su come rendere più efficienti (vedi economici) i
vari piani di copertura sanitaria a disposizione. Una horror story
come tante nello spaventoso panorama della sanità americana.
Prodotte da una compagnia
di consulenza sanitaria di Seattle, la McMillan and Robertson, le
guide (rispettivamente dedicate a visite mediche, ammissioni
all’ospedale, medicine, dentisti e pazienti al di sopra dei 65
anni) stanno scatenando l’ira dei medici, ma sono la delizia degli
assicuratori. «Crediamo che la qualità dell’assistenza e la sua
efficienza debbano convergere», è il pragmatico credo di Richard
Doyle, il principale autore dei libroni. Servendosi per la consulenza
di (18) dottori e infermiere, piuttosto che di ricercatori, e di
statistiche ricavate dalla cartelle cliniche e ospedaliere, MacMillan
produce quello che, i membri della American Medicai Association hanno
definito con disprezzo «medicina da libro di cucina».
Secondo Doyle e la sua
equipe, per esempio, un piano di assicurazione non deve concedere una
seconda operazione alla cataratta se non si tratta di pazienti
giovani e in grado di dimostrare che hanno bisogno degli occhi per il
lavoro. Un’operazione di tonsille non è permessa a meno che non ci
sia un sospetto cancro o sei casi ben documentati di tonsillite
all'anno. Per trattare l’epilessia basta un medico generico, non un
neurologo e, se ti viene un infarto, non puoi stare all’ospedale
più di tre giorni anche se hai bisogno di una sedia a rotelle per
farti portare fuori. Scordarsi il bypass a meno che le condizioni non
siano disperate e, per un trapianto di cuore..., a casa dopo una
settimana. Rilascio dall’ospedale dopo 24 ore anche per la
maggioranza dei parti. Due giorni di degenza sono ammessi in caso di
cesareo, la metà esatta di quelli raccomandati dall'American College
of Obstetrician and Gynecologists. Perché, allora, non avere bambini
senza scendere dall’automobile, come quando si va da MacDonald?, ha
commentato sarcastico Robert McGhee, uno dei dottori che conducono la
lotta contro la McMillan, sulla rivista della American Medical
Association.
Ma le vendite della guida
salgono velocemente (solo 600 copie nel 1990, quando è nata) e le
soluzioni efficientiste di Doyle, che eliminano fino a due terzi dei
costi d’ospedale (senza, dice lui, alterare la qualità
dell’assistenza), vengono usate regolarmente da megacompagnie come
la General Electric. Più grave ancora il fatto che piani di
assistenza sanitaria a costi ridotti, come «Blue Cross», «Blue
Shield» e persino «Medicare» stiano iniziando a considerare le
stesse equazioni.
“il manifesto”, 25
marzo 1995
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