L'interesse verso
la Luna
attira numerosi
paesi e aziende,
e potrebbe portare
a una nuova era
spaziale
Sono la Astrobotic
Technology di Pittsburgh, la Intuitive Machi-nes di Houston e la
Orbit Beyond di Edison, in New Jersey, le tre società selezionate
dalla NASA per il ritorno sulla Luna. L'agenzia spaziale statunitense
lo ha annunciato il 31 maggio, lasciando intendere che i primi
esperimenti potranno toccare la superficie del satellite già l'anno
prossimo, a bordo di piccoli lander robotici. Bisognerà aspettare
qualche anno in più, invece, fino al 2024, perché la NASA rimandi
un suo astronauta a calpestare il suolo lunare.
Saranno trascorsi 52 anni
dall'ultima impresa dell'Apollo 17. E 55 da quella storica notte del
20 luglio 1969, quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero fine a una
sfida politica e tecnologica durata un decennio. Tecnologica, poi. Fu
una sfida combattuta con mezzi di fortuna - il pannello di comando
della Vostok 1 che portò in orbita Jurij Gagarin e il computer di
bordo dell'Apollo 11 oggi sarebbero inaccettabili anche su uno
scooter - e sul filo del pericolo, in nome di una supremazia militare
che vedeva le due superpotenze impegnate a mostrare i muscoli
attraverso la grancassa di una propaganda che doveva soprattutto
assicurare il sostegno interno.
Perché andare sulla Luna
è costato un patrimonio. A metà degli anni sessanta gli Stati Uniti
investivano nel budget della NASA il 4,5 per cento del PIL. Per fare
un paragone, l'Italia spende meno per tutto il sistema
dell'istruzione. Per non parlare di quanto investiamo in ricerca, tre
volte e mezza in meno.
È per questo che non ci
siamo più andati, sulla Luna. Non c'era più motivo di spendere
cifre da capogiro né di far rischiare la vita a un equipaggio umano
per una dimostrazione di forza bruta. Tuttavia il fatto che in questo
mezzo secolo nessun essere umano si sia mai spinto oltre l'orbita
terrestre, a una distanza inferiore a quella che separa Milano e
Roma, non significa che la tecnologia spaziale non abbia progredito.
Anzi, è proprio grazie alle nuove tecnologie e all'abbassamento dei
costi che la nuova corsa alla Luna sarà molto più affollata della
prima.
In prima fila c'è la
Cina, che all'inizio di quest'anno ha già dimostrato di aver
sviluppato tecnologie abbastanza sofisticate da far atterrare la
sonda Chang'e-4 sul lato nascosto del satellite. Poi, oltre alla
NASA, l'Agenzia spaziale europea, che non ha fissato date e che
invoca piuttosto una cooperazione globale, e un pensiero ce lo sta
facendo anche Roscosmos, l'agenzia spaziale russa, che alla fine
dello scorso anno ha annunciato piani per una colonia lunare negli
anni quaranta del secolo. Senza dimenticare le ambizioni della
giapponese JAXA.
Ma si stanno attrezzando
a partecipare anche altri paesi emergenti, come Israele, che ad
aprile ha tentato senza successo di far atterrare la prima sonda
privata sulla Luna, e l'India, che a metà luglio lancerà la sua
seconda missione con l'obiettivo di far posare un lander sulla
superficie lunare. E poi ci sono i privati. La SpaceX di Elon Musk e
la Blue Origin di Jeff Bezos su tutte, che già pensano di portare
sulla Luna facoltosi turisti spaziali.
Insomma, gli ingredienti
per una nuova epica corsa al nostro satellite non mancano. E c'è da
scommettere che nei prossimi anni avrà inizio finalmente la vera era
spaziale. E la Luna sarà soltanto una tappa di passaggio.
www.lescienze.it
- “Le Scienze luglio 2019
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