Mentre aspettavo il bus per Agrigento
nel Largo Aosta di Canicattì,
l'altro ieri nel tardo pomeriggio
chiedeva l'elemosina un barbuto
con la stampella, forse era un asiatico
di fede musulmana, forse afgano,
o forse pakistano o bengalese.
Tale appariva per il colorito
e il modo di vestire.
Ed anche a me, che non avevo spicci,
tese la mano libera; gli dissi:
“Non posso, amico”, e ci rimase
male.
Tra sé si lamentava, ad alta
voce,
e dovevano essere improperi
o addirittura maledizïoni,
in una lingua che non comprendevo.
Credo che fosse solidarietà
quella di un uomo coi capelli bianchi,
mio coetaneo o forse più attempato,
che mi disse: “L'avissiru ammazzari
chiddri di lu partitu comunista
ca li ficiru trasiri”. Ignorante
era di tante cose ed ignorava
che anche lui mi augurava una
disgrazia.
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