19.7.19

Un esorcismo (S.L.L.)


Luciano De Crescenzo

Di questi tempi la morte mi lancia segnali.
Prima il mio primo alunno, un carissimo compaesano, Gaetano, medico anestesista, di una gentilezza e bontà fuori dall'ordinario, a cui avevo dato ripetizioni di latino nel 65, quando faceva il IV ginnasio ed io il II liceo.
Poi il mio compagno di banco di terza media, Lillo, che fece a lungo il tecnico all'ANIC di Gela e che è morto qualche giorno fa a Palermo, di cancro guarda caso.
Poi personalità note al pubblico con cui ho avuto un contatto personale, anche brevissimo ma per me significativo.
Giorgio Nebbia, uno dei padri dell'ambientalismo, che conobbi ad una manifestazione di partito quando era senatore per la Sinistra Indipendente negli anni Ottanta.
Andrea Camilleri che avevo conosciuto per la commemorazione di un sindacalista e uomo politico di cui entrambi eravamo amici. Era insieme a un mio antico compagno di FGCI, anche lui Gaetano, di cui proprio ieri, dopo diversi anni, ho appreso la morte.
Oggi Luciano De Crescenzo, l'ingegnere appassionato di filosofia che a suo modo la divulgava, ma anche un umorista di scuola napoletana di buon livello. Totò Micciché, che era suo ed è mio amico, a quel tempo Provveditore agli Studi di Perugia, in occasione di una sua conferenza nella nostra città, organizzò una cena in suo onore, cui invitò anche me. Eravamo una ventina e non ero tra quelli che gli erano più vicini, per cui non posso riferire granché della sua conversazione, che però dai volti delle persone che lo circondavano si arguiva interessante e gradevolissima. 
Si allontanò dalla tavola per il tempo di una telefonata. Poi ad alta voce riferì, non so quanto esattamente: "Alla Mondadori hanno offerto, ad alto prezzo, le memorie di Monica Lewinsky e mi hanno chiesto un parere. Ho suggerito di andar cauti. Non sempre chi è bravo all'orale, lo è altrettanto allo scritto". La battuta può piacere o no, e comprendo chi non la trova di buon gusto; ai commensali - forse perché erano in gran numero persone di scuola - non dispiacque e anche De Crescenzo dovette innamorarsene, visto che il giorno dopo trovò il modo di ripeterla in un'intervista al tg regionale. È pratica che ha trovato la sua apoteosi letteraria nel Decameron del Boccaccio il raccontare allegre storielle di sesso "in periculo mortis" o quando in qualche modo la morte ci gira intorno. Credo che sia anche un modo di esorcizzarla. Anche per questo, nel ricordare De Crescenzo che - anche lui! - ci ha lasciato, ho voluto raccontare questo aneddoto piccantino. (Stato di fb - 18 luglio 2019)

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