La “spremuta di
notizie” di Giorgio Dell'Arti è un servizio utilissimo che il noto
giornalista svolge a pagamento per gli utenti della rete: utilizzando
quasi esclusivamente citazioni dalla stampa quotidiana diffonde ogni
due o tre giorni una rassegna ricca e varia. Ho tratto dalla
“spremuta” del 4 aprile 2018 le citazioni che seguono, relative a
una delle interviste con papa Bergoglio che Eugenio Scalfari nel
tempo ha pubblicato, agli interventi polemici del matematico Giorgio
Odifreddi e infine al licenziamento di costui da “Repubblica”,
deciso da Giorgio Calabresi (che al tempo dirigeva il quotidiano ed è stato a sua volta licenziato in questo 2019).
(S.L.L.)
Scalfari, Bergoglio,Odifreddi, Calabresi |
Inferno
A proposito
dell’intervista di Scalfari a papa Bergoglio, pubblicata da
“Repubblica” lo scorso 28 marzo, la domanda-scandalo era questa:
Santità, nel nostro
precedente incontro lei mi disse che la nostra specie ad un certo
punto scomparirà e Dio sempre dal suo seme creativo creerà altre
specie. Lei non mi ha mai parlato di anime che sono morte nel peccato
e vanno all’inferno per scontarlo in eterno. Lei mi ha parlato
invece di anime buone e ammesse alla contemplazione di Dio. Ma le
anime cattive? Dove vengono punite?
Secondo Scalfari, a
questa domanda Bergoglio ha risposto così:
«Non vengono punite,
quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila
delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non
possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno,
esiste la scomparsa delle anime peccatrici».
La risposta, come
sappiamo, nega tutti i catechismi che studiamo da parecchie
generazioni.
Odifreddi
Tra i vari commenti
seguiti all’intervista di Scalfari, da segnalare questo, del
matematico Piergiorgio Odifreddi, pubblicato l’altro giorno sul
blog che Odifreddi tiene sul sito di Repubblica (il non senso
della vita 3.0).
«[...] Com’è ormai
noto urbi et orbi, Scalfari ha ricevuto nel settembre 2013 una
lettera dal nuovo papa. Fino a quel momento, per chi avesse seguito
anche solo di lontano la cronaca argentina, Bergoglio era un
conservatore medievale, che nel 2010 aveva scandalizzato il proprio
paese con le proprie anacronistiche prese di posizione contro la
proposta di legge sui matrimoni omosessuali, riuscendo nell’ardua
(e meritoria) impresa di coalizzare contro di sé un fronte moderato
che fece approvare in Argentina quella legge, ben più avanzata delle
timidi disposizioni sulle unioni civili approvate nel 2016 in Italia.
Dopo la sua lettera a
Scalfari papa Francesco si è trasformato per lui, e di riflesso
anche per “Repubblica”, in un progressista rivoluzionario, che
costituirebbe l’unico punto di riferimento non solo religioso, ma
anche politico, degli uomini di buona volontà del mondo intero,
oltre che il papa più avanzato che si sia mai seduto sul trono di
Pietro dopo il fondatore stesso [...] Il fatto è che Scalfari non si
è limitato alle proprie abiure personali, ma ha incominciato a
inventare notizie su papa Francesco, facendole passare per fatti:
l’ha fatto in tre “interviste” pubblicate su Repubblica il 1
ottobre 2013, il 13 luglio 2014 e il 27 marzo 2018, costringendo
altrettante volte il portavoce del papa a smentire ufficialmente che
i virgolettati del giornalista corrispondessero a cose dette da
Bergoglio [,,,] Il primo problema è perché mai il papa continui a
incontrare Scalfari, che non solo diffonde pubblicamente i loro
colloqui privati, ma li travisa sistematicamente attribuendogli
affermazioni che, facendo scandalo, devono poi essere ufficialmente
ritrattate».
Odifreddi
«Il secondo problema è
perché mai “Repubblica” non metta un freno alle fake news di
Scalfari [...] Io capisco di giornalismo meno ancora che di
religione, ma la mia impressione è che in fondo ai giornali della
verità non importi nulla. La maggior parte delle notizie che si
stampano, o che si leggono sui siti, sono ovviamente delle fake news:
non solo quelle sulla religione e sulla politica, che sono ambiti nei
quali impera il detto di Nietzsche “non ci sono fatti, solo
interpretazioni”, ma anche quelle sulla scienza, dove ad attrarre
l’attenzione sono quasi sempre e quasi solo le bufale. Alla maggior
parte dei giornalisti e dei giornali non interessano le verità, ma
gli scoop: cioè, le notizie che facciano parlare la maggior parte
degli altri giornalisti e degli altri giornali. E se una notizia
falsa fa parlare più di una vera, allora serve più quella di
questa. Il vero problema è perché mai certe cose dovrebbero
leggerle i lettori. Che infatti spesso non leggono le fake news, e a
volte alla fine smettono di leggere anche il giornale intero. Forse
la meditazione sul perché i giornali perdono copie potrebbe anche
partite da qui».
Calabresi
Dopo queste parole, il
direttore di “Repubblica”, Mario Calabresi, ha licenziato
Odifreddi: «Tu sai di aver sempre goduto della massima libertà, ma
l’unica libertà che non ci si può prendere è quella di insultare
o deridere la comunità con cui si lavora». Odifreddi ha risposto
che se lo aspettava, gli ha dato quasi ragione e ha salutato e
ringraziato gli amici di Repubblica: «È forse dunque una mia “colpa
sociale”, l’aver sempre cercato di dire ciò che pensavo, anche
quando sarebbe stato più comodo o più utile (e a volte, forse,
anche più corretto o più giusto) tacere. Ma ciascuno di noi è
fatto a modo suo, e io sono fatto così. Dunque, un grazie a tutti, e
a risentirci magari altrove».
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