2.6.12

Nietzsche – Salomé – Rée: un triangolo fin de siècle (di Gianni Manzella)

Non è bella, la giovane russa. Una ragazzetta minuta e bionda, dal viso piccolo con gli occhi infossati e il naso schiacciato. Solo la bocca grande, sensuale, evoca la fervida e imperiosa femminilità riconosciuta dai tanti ammiratori. Non è bella ma per diventare attraente ha coltivato la sua intelligenza, dice una perfida lettera di Nietzsche. La lettera però è falsa. L'ha scritta Elisabeth, la sorella del filosofo; detesta con tutta la forza disperata del suo patetico filisteismo la donna che ha soggiogato il suo Fritz. Nelle fotografie di quegli anni, i primi anni ottanta, Lou indossa un castissimo abito nero chiuso fino al collo, impreziosito solo da uno sbuffo di pizzo ai polsi. Senza un'ombra di seduzione.
No, non aiutano le fotografie a spiegare il fascino di Lou von Salomé. Il suo mistero resta chiuso in lei: Per un attimo sembra di coglierlo in una giovanile sfrontatezza, sembra di conoscerla questa giocoliera dell'eros alluso e negato. Amante della fuga. Ma fascino doveva averne da vendere per costringere due uomini non più giovani, nonché affermati studiosi di filosofia, conosciuti solo poche settimane prima, a posare per la celebre fotografia che li ritrae insieme, riprodotta in copertina al bellissimo libro che sotto il titolo Triangolo di lettere raccoglie il carteggio di Fiedrich Nietz¬sche, Lou von Salomé e Paul Ree (Adelphi, pp. 492, L. 60.000). Lei è seduta su un carretto, agita la frusta; i due uomini reggono insieme la sbarra del carretto. Più che una fotografia è un manifesto. Sapevano o non sapevano, loro due?
Nietzsche e Rèe si conoscono dal 1875. Anni intessuti da una corrispondenza metodica. Amici nella distanza. Una vacanza a Sorrento ha cementato l'incontro fra il già celebre filosofo e il più giovane studioso. Poi però si incontrano poche volte. Brevi visite. Appuntamenti mancati in un continuo spostarsi che cerca di conciliare necessità accademiche e ricerca di climi più salutari. Ma che riletti ora sembrano soprattutto un set internazionale. Saint Moritz. Baden Baden. Rapallo. Il lago Maggiore.
Le lettere lambiscono idee e problemi di carriera. I libri in corso, propri e altrui. Ma quel che li unisce davvero è il tema della malattia. Ossessiva metafora e specchio del vivere. Rèe: Lei scrive, carissimo amico, di stare incredibilmente male. La mia salute è sempre pessima. Nietzsche: Le mie condizioni sono un limbo misto ad atroci tormenti. Ogni giorno ha la sua storia clinica. Rèe: Ho molta paura di essermi sottoposto a una terapia funesta. Nietzsche: Sto malissimo. La mia salute è troppo profondamente scossa.
Un po' cagionevole è anche la giovane Lou von Salomé. Quando arriva a Roma, nel gennaio del 1882, non ha ancora ventun anni. A diciassette ha fatto perdere la testa al suo insegnante, il pastore della comunità evangelica a San Pietroburgo Hendrik Gillot. Lui l'affascina con la parola ma è lei evidentemente a colpire più duro. Il maturo Gillot abbandona la moglie e i figli, le chiede di sposarlo, lei impara così a dire di no. Parte, va a studiare in Svizzera, a Zurigo. Le lettere che le scrivono i suoi maestri, severi professori sessantenni, rigorosi teologi, sono piene di premure e di complimenti. Fin troppo, per non suscitare qualche dubbio.
A Roma finisce a casa dell'anziana signorina von Meysenburg. Se c'è un destino nelle cose (che ci sia nei sentimenti, è indubbio) lei lo sa cogliere al volo. C'è lì anche Rèe. E' il carnevale. Fanno passeggiate al chiaro di luna romano. Vanno a teatro a vedere la grande Sarah Bernhardt. Saluti da parte mia questa russa, gli scrive Nietzsche. Poi arriva anche lui. E a Lou arrivano due domande di matrimonio. Lei è brava a far capire che non le interessano tanto quelle cose lì. Ma con delicatezza, senza offendere, magari tirando in ballo problemi pratici come la perdita di una rendita. Ha altre cose in mente, vuole realizzare se stessa.
Durante il viaggio di ritorno dal loro passaggio in Italia succede qualcosa. Nietzsche e Lou restano soli per un momento, sul Sacro Monte, al lago d'Orta. Cosa sia avvenuto là è misterioso come in un romanzo di Forster. Nietzsche ne scriverà allusivamente come del «più affascinante sogno» della sua vita. E' invece la prima invisibile crepa nel progetto coltivato dalla ragazza, il progetto di una «trinità» unita anche nella convivenza. I due amici si sono lasciati entusiasmare dall'idea ma in realtà è cominciata una guerra sotterranea. Ciascuno dei due cerca di attirarla a sé in un gioco intellettuale. Del resto il rapporto è ineguale. Rèe è più intimo, a un certo momento è passato dal lei al tu e quel tu se lo assapora in tutti i modi. Nietzsche è più in alto e solo, più disperato. E poi ci sono gli altri, gli spettatori partecipi di questa avventura che sembra avvenire su un palcoscenico di teatro, davanti alla platea del mondo culturale. Ci sono la madre e la sorella, con cui Nietzsche arriverà alla rottura.
Il progetto non si compirà, com'era prevedibile. Ma Nietzsche rimarrà fedele sempre a quell'affascinante sogno. Senza di lei, non ci sarebbe stato Zarathustra, ripeterà. L'ultima lettera di Nietzsche è dell'ottobre 1885. Commenta il libro di Rèe. Com'è vuoto, noioso, falso! esclama. Lou è lontana. Ha ormai ventiquattro anni e altri cuori da stregare.

“Alias” n.39 -  2 ottobre 1999

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