Il papa cattolico Bergoglio, in arte papa Francesco con il vescovo Vincenzo Paglia |
A giudicare dai prodromi,
il Giubileo straordinario non sembra accompagnato dai migliori
auspici. Prima la complicata cacciata dell'infido Marino, in cui
Bergoglio ha dovuto impegnarsi di persona, poi le rivelazioni sulle
finanze vaticane del libri di Nuzzi e Fittipaldi con la caccia ai
corvi e l'intrigo che viene alla luce, da ultimo il terrore che,
dopo gli attentati di Parigi, semina dubbi sullo stesso svolgimento
dell'Anno Santo.
Anche dall'Umbria arriva
qualche preoccupazione, non senza qualche buona nuova. Perplessità
suscita ad esempio la pubblicità che il vescovo Sorrentino ha dato
alla visita in Assisi dell'Ambasciatore di Israele presso la Santa
Sede e lo strano comunicato che ipotizza visite di pellegrini
cattolici alla Sinagoga di Roma, al ghetto e museo ebraico, guidate
dalla moglie dell'ambasciatore piuttosto che da un rabbino. Emerge
una vicinanza con lo Stato di Israele quanto meno inopportuna.
Intanto la diocesi di Spoleto prevede qualche novità per l'Anno
Santo, incontri per i separati, le coppie di fatto, i divorziati
risposati, un'apertura non scontata, e il cardinale Bassetti attacca
la corruzione penetrata nel seno stesso della Chiesa, sottolineando,
fuori da ogni prudenza, il suo schieramento coi propositi di riforma
del Papa.
La relazione più curiosa
tra Umbria e Roma che la cronaca registri passa, ancora una volta,
attraverso l'ex vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, e lo collega a
Immacolata Francesca Chaouqui, la faccendiera calabrese già membro
della COSEA, la commissione – nominata da Bergoglio e ora sciolta -
sulle attività economiche e amministrative del Vaticano. La donna è
accusata, insieme a monsignor Vallejo Balda, che della commissione
era segretario, di essere tra i “corvi” che hanno passato
documenti riservati ai giornalisti. La stampa parla di un fascicolo
trasmesso dalla Procura della Repubblica di Terni alla magistratura
romana (e, forse, vaticana): conterrebbe intercettazioni di
telefonate della donna col vescovo Paglia e con altri tra cui Andrea
Riccardi, numero uno della comunità di Sant’Egidio. L’inchiesta
umbra nasce dagli accertamenti sul dissesto della Curia locale che
avevano coinvolto il Paglia (poi prosciolto) e riguarda fatti
relativi al “business dei santi”, le mazzette pagate per
accelerare beatificazioni e canonizzazioni. Nella diocesi di Terni la
Chaouqui aveva avuto un ruolo preciso: aveva proposto a monsignor
Paglia di aiutarlo a rimettere in sesto i conti e aveva costruito
allo scopo una rete di contatti: politici e alti prelati, banchieri,
giornalisti e imprenditori. Non si limitava a discorrere dei casi
ternani, chiedeva informazioni e ne otteneva. C'è attribuisce al
rapporto con Paglia la nomina nel Cosea della donna: di costei fu
pubblicata dall'“Osservatore Romano” una foto ufficiale con
Bergoglio.
In Via Crucis di
Nuzzi si trova, intanto, una delle possibili spiegazioni della scelta
giubilare di papa Francesco. Le difficoltà finanziarie della Curia,
effetto di gestioni improvvide e dilapidazioni, pur senza intaccare
l'enorme patrimonio vaticano, hanno creato un bisogno di denaro che i
pellegrinaggi giubilari possono soddisfare, anche se, dopo le stragi
parigine, si dovranno rivedere i calcoli. Certo è che garantire il
massimo della sicurezza possibile aumenterà i costi per lo Stato
italiano, con il rischio che alla fine pesi sul cittadino
contribuente, con prelievi emergenziali. Viene in mente il primo
Giubileo indetto da Bonifacio VIII. Secondo Giovanni Villani qualche
buontempone si divertiva a sostituire il Crimina laxantur
(“I peccati vengono rimessi”)
degli inni con Crimina taxantur (“I
peccati vengono tassati”). Secondo Gregorovius nelle casse vaticane
in quel 1300 arrivarono almeno 50 mila fiorini d'oro, utilizzati per
l'acquisto di immobili e la fondazione del Castel Giubileo, da far
fruttare in futuro come alloggio per pellegrini.
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