In fondo al proprio cuore
era una donna buona. E inoltre aveva tanti - qualcuno diceva: davvero
tanti - soldi, ed era almeno venticinque anni più vecchia di quanto
non dicesse a chiunque volesse saperlo. C’è da stupirsi, allora,
che zia Amalia fosse idolatrata dai suoi nipoti (ne aveva tre: Hans,
Ferdinand e Eberhard) e dalle sue quattro nipoti: Charlotte, Anni,
Else e Paola?
Zia Amalia era entrata in
possesso del suo patrimonio che era già vedova da molto tempo. Suo
marito, zio Theodor, era stato un bravo pellicciaio, che era in grado
tutto sommato di mantenere se stesso e la zia Amalia - la quale,
nonostante gli sforzi, non riusciva ad avere bambini - lavando le
pellicce e prendendole in custodia a pagamento d’estate, nonché
rifornendo il bel mondo di nuovi involucri termici d’inverno. Nel
suo ultimo Natale aveva regalato alla cara moglie il biglietto di una
lotteria ippica. Dopo che quest’ultimo fu estratto come vincitore
del primo premio e dopo aver avuto la gioia di mediare la vendita per
tremila marchi dei cavalli per un tiro a quattro di cui la zia da
venditrice era entrata in possesso, il brav'uomo era morto.
Del denaro la zia aveva
preso il necessario per il funerale e per l’acquisto di un quarto
di biglietto della lotteria di Stato della Sassonia e aveva
depositato il resto nella banca della società Truggold & Co.,
registrata S.r.l.
Anche il biglietto
sassone fu estratto e zia Amalia ne comprò un altro. Stavolta metà
biglietto della lotteria della Turingia. Fu estratto anche questo, e
così via. In tutto la zia giocò ventisei biglietti interi delle
varie lotterie di Stato dei diversi Länder tedeschi, e la sua
inaudita fortuna le consentì presto di mettersi a riposo, di vivere
degli interessi del suo patrimonio, che la società Truggold &
Co., registrata S.r.l., le pagava mensilmente, e così venne promossa
da zia comune a zia ricca dei suoi tre nipoti e delle sue quattro
nipotine.
Questi sette eredi, nel
frattempo, avevano stipulato un’assicurazione mutualistica
fidanzandosi tra di loro. Hans si fidanzò con Paola, Ferdinand con
Anni, ed Eberhard con Else. La nipote più grande, Charlotte, rimase
sola: avrebbe preso per sé la sua parte di eredità, diventando a
sua volta una felice zia ricca da cui avrebbero ereditato i suoi
nipotini e le sue nipotine.
Una sera, i sette
azionisti dell’eredità si riunirono per farsi compagnia, mentre
Charlotte leggeva ad alta voce il giornale, alla pagina locale.
All’improvviso lanciò un grido. Era successa una cosa terribile:
il proprietario della banca Truggold & Co., registrata S.r.l.,
Moses Truggold, aveva lasciato debiti per 6 milioni di marchi,
spremuto da una signora che lavorava nel circo. La compagnia aveva
annunciato la bancarotta.
I sette eredi si
precipitarono inorriditi dalla zia Amalia perché salvasse il
salvabile. Ma arrivarono troppo tardi.
Zia Amalia non era più
una zia ricca. Se ne stava seduta su una sedia, il busto chino, sul
grembo il foglio di giornale che recava la triste notizia del
fallimento della società Truggold & Co., registrata S.r.l.
Quando però i nipoti iniziarono a tempestarla di domande, non
ottennero alcuna risposta. Zia Amalia era morta. Il colpo l’aveva
stesa.
L’assicurazione dei sette si sciolse. Charlotte rinunciò alla speranza di diventare a sua volta una zia ricca grazie all’eredità. E così, come la defunta a suo tempo, si diede anima e corpo al gioco della lotteria.
L’assicurazione dei sette si sciolse. Charlotte rinunciò alla speranza di diventare a sua volta una zia ricca grazie all’eredità. E così, come la defunta a suo tempo, si diede anima e corpo al gioco della lotteria.
da Psicologia della zia ricca, Elliot, Roma, 2013
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