Da pagina 99. Finalmente
una cosa lucida e non demagogica sulla questione delle banche, un
commento della nostra Robertina Carlini, che è condirettrice del
settimanale di recente tornato in edicola e sul web. (S.L.L.)
Immaginate di andare in
trattoria, una di quelle con le tovaglie a scacchi rossi e bianchi.
Vi propongono come piatto del giorno un’amatriciana, insieme
a varie altre scelte. Poi vi dicono che c’è anche l’amatriciana
subordinata, che invece di 10 euro ne costa 6. Se avete pochi
soldi e il gusto del rischio non vi rovina quello del pranzo, andate
sull’amatriciana subordinata. Però non vi stupirete se a un
certo punto, magari a metà piatto, il cameriere ve la porta via.
Ecco, questo è quello
che è successo ai risparmiatori gabbati dal bail in delle
banche italiane in difficoltà: sono state salvate coi fondi delle
altre banche, e sono in salvo anche i soldi dei correntisti.
Garantiti anche quelli che avevano acquistato obbligazioni delle
banche; ma non i titolari di “obbligazioni subordinate”. Poiché
si tratta di un gran numero di famiglie, spesso tutt’altro che
benestanti, adesso il governo sta cercando di rimborsarle, dribblando
i divieti europei che non vogliono niente che somigli a un
salvataggio pubblico delle banche. Lasciando stare il fatto che
questi divieti vengono dagli stessi pulpiti che hanno consentito
un’iniezione da 250 miliardi a favore delle banche tedesche dopo il
crac Lehman (potenza dei lobbisti e dei clan di Francoforte, di cui
parla Gabriella Colarusso a pagina 5); lasciando stare l’ipocrisia
per cui, se il rimborso passerà, sarà sotto l’etichetta degli
“aiuti umanitari” (e a quelli che non hanno neanche soldi da dare
alle banche, niente? non sarebbe più “umanitario” aiutare gli
esodati, che hanno perso lavoro e pensione?); lasciando stare le
insinuazioni per cui il governo si muove solo perché quasi tutti gli
interessati stanno nelle regioni ex-rosse e adesso ad alta densità
piddina... lasciando stare tutto ciò, siamo sicuri che sia una buona
idea?
A scanso di equivoci,
diciamo subito che chi ha visto all’improvviso i suoi risparmi
volatilizzarsi per colpa della banca a cui li aveva affidati merita
comprensione, rispetto, solidarietà. Ma anche una domanda: non vi
era venuto il sospetto che quell’aggettivo vicino alle
obbligazioni, subordinate, significasse qualcosa? e che, per
avere un rendimento più alto dei normali depositi, qualche rischio
doveva esserci? Le risposte collettive e inferocite a questa domanda
parlano di clausole rimpicciolite, strumenti di pressione (ti dò il
mutuo se mi compri qualche obbligazione), carte incomprensibili. Ma
se così è, paghino, con nomi e cognomi, funzionari, direttori e
dirigenti che hanno fatto la truffa, e le autorità che non hanno
vigilato. Se invece interviene il governo a piè di lista e tutto si
copre, tutto ricomincerà come prima. La questione non è piccola,
visto che l’economia “del tasso zero” ha lasciato a bocca
asciutta il popolo dei titoli pubblici, che cerca strade alternative
per il proprio risparmio, magari chiudendo gli occhi sul rischio
subordinato: tanto alla fine ci penserà qualcun altro a pagare il
conto.
"pagina99we", 12 dicembre 2015
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