Roman Abramovich |
Sarà perché le autorità
fanno poche domande sulla provenienza dei soldi, oppure perché
ottenere la cittadinanza è facile. O forse sarà perché dove c’è
il Mossad, Mosca non osa colpire col polonio. Fatto sta che molti
oligarchi russi di origine ebraica stanno acquistando casa in
Israele.
Roman Abramovich ha
comperato qualche mese fa un albergo a Neve Tzedek, il quartiere più
antico di Tel Aviv, oggi gentrificato. Lo ha pagato 100 milioni di
shekel, l’equivalente di 24 milioni di euro. Secondo la stampa
israeliana, il proprietario del Chelsea intende usare la villa come
sua abitazione principale. Più ambizioso Valery Kogan, il
miliardario proprietario di uno degli aeroporti di Mosca, nonché di
svariate miniere in Kazakhstan e in Africa, che ha da poco completato
la costruzione della sua reggia nella città costiera di Cesarea. Si
tratta della più grande dimora di tutto il Paese, con un salotto di
500 metri quadri, riporta il giornale “Yediot Ahronot”.
«Sono almeno dieci anni
che gli oligarchi russi di origine ebraica si stanno costruendo degli
sfarzosi pied-à-terre in Israele», racconta a “pagina99” Lisa
Goldman, co-fondatrice del sito d'informazione israeliano “+972”.
«In quanto ebrei, possono ottenere la cittadinanza israeliana. In
quanto miliardari possono comprarsi un influenza politica». Israele
sta diventando «un parco giochi per gli oligarchi», scriveva senza
mezzi termini qualche settimana fa l’“Economist”. E per quanto
il fenomeno non sia nuovo, negli ultimi anni ha registrato un
accelerazione.
Alcuni oligarchi
trascorrono nelle loro dimore mediorientali appena qualche settimana
l'anno, altri vivono semistabilmente nel Paese. Più che dal richiamo
delle origini, sono attirati da un certo laissez-faire delle
autorità nei confronti dei grandi capitali esteri: le ricchezze non
dichiarate ammonterebbero a circa un quinto del prodotto interno
lordo del Paese. «Sulla stampa locale si legge spesso di oligarchi
sotto inchiesta che trovano rifugio nel Paese, oppure di richieste di
chiarimenti da parte dell’Interpol in casi di sospetto riciclaggio
del denaro», dice Goldman.
Prima di Kogan e
Abramovich hanno comprato casa in Israele Vitaly Malkin, ex banchiere
e senatore russo che nel 2013 ha dovuto lasciare la politica
moscovita proprio a causa della sua cittadinanza israeliana, e Moshe
Kantor, magnate dei fertilizzanti. Già nel 2008 un popolare gruppo
reggae israeliano, gli Hatikvah 6, dedicava una canzone al
signore del commercio d’armi Arcadi Gaydamak: «Gaydamak si compra
tutto, HaPoel, il Beitar (due squadre di calcio ndr), tra un po si
compra pure noi». Come Kogan, anche Gaydamak possiede una villa a
Cesarea. E a un certo punto si era persino candidato, senza successo,
a sindaco di Gerusalemme, ma oggi pare viva soprattutto a Mosca.
Tra gli oligarchi
provenienti dall’ex Urss più noti in Israele si segnalano anche
Lev Leviev, originario dell’Uzbekistan, che si è arricchito con i
diamanti in Angola e ora finanzia gli insediamenti in Cisgiordania, e
l’israelo-ucraino Vadim Rabinovich, che si è presentato alle
elezioni di Kiev nel 2014 ma risulta residente a Bitan Aharon, un
moshav, o insediamento collettivo, nel centro di Israele.
I primi oligarchi hanno
lasciato Mosca per Tel Aviv all’inizio degli anni Duemila, quando
Vladimir Putin ha iniziato a fare sentire il suo pugno di ferro
contro gli imprenditori che avevano fatto fortuna durante l’era del
bespredel (sregolatezza), ai tempi di Boris Eltsin. Per chi
poteva sfruttare la Legge del Ritorno, Israele era una destinazione
ideale perché lo Stato ebraico difficilmente concede estradizioni:
nel 2001 il magnate dei media Vladimir Gusinsky sfuggì a un mandato
di cattura trasferendosi in Israele; nel 2003 Leonid Nevzlin, braccio
destro di Mikhail Khodorkovsky al colosso energetico Yukos, scappò
in Israele per evitare di fare la fine del suo capo, condannato a 13
anni di carcere.
L'“Economist”ipotizza
che, per chi ha nemici a Mosca, il trasferimento in Israele può
essere anche una scelta dettata dalla sicurezza: «Molti degli
oligarchi devono tenere gli occhi aperti, nel caso ci sia qualche
sicario o del polonio nel loro tè», scrive il settimanale, con un
velato riferimento ad Aleksandr Litvinenko, l’ex agente segreto
assassinato a Londra con la sostanza radioattiva. «Il sottinteso è
che l’intelligence russa non osa sfidare la sua controparte
israeliana, tanto che non ci sono stati assassinii [di oligarchi] nel
Paese». Lo stesso non si può dire del Regno Unito, dove sono morti
in circostanze sospette Boris Berezovsky e Alexander Perepilichnyy,
nel 2013 e nel 2012 rispettivamente.
La presenza, immobiliare e non, degli oligarchi in una piccola nazione come Israele ha ricadute politiche ed economiche, racconta a “pagina99” Anshel Pfeffer, corrispondente da Gerusalemme per l'“Economist nonché redattore di “Haaretz”. «Alcuni oligarchi sono vicini a Lieberman e altri membri di Yisrael Beitenu», spiega Pfeffer, riferendosi alla formazione nazionalista dell’ex ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, originario della Moldavia. Inoltre gli investimenti immobiliari potrebbero avere contribuito all’aumento vertiginoso del costo degli affitti, che ha scatenato le proteste sociali del 2011 e che non accenna a ridimensionarsi: «Alcuni sostengono che l’acquisto di immobili da parte degli oligarchi sia una delle cause di questa impennata, ma gli esperti concordano sul fatto che il lusso abbia poca influenza sul più ampio settore immobiliare. Però forse c’è un qualche effetto sui prezzi a Tel Aviv, dove molte delle nuove costruzioni riguardano la fascia alta di mercato». Tra le destinazioni più popolari tra i tycoon dell Est, oltre a Tel Aviv, ci sono le località di mare già amate dai ricchi israeliani: Herzliya, per esempio, o Cesarea, dove la mega-villa di Kogan sorge non lontano dall’abitazione privata del primo ministro Benjamin Netanyahu.
La presenza, immobiliare e non, degli oligarchi in una piccola nazione come Israele ha ricadute politiche ed economiche, racconta a “pagina99” Anshel Pfeffer, corrispondente da Gerusalemme per l'“Economist nonché redattore di “Haaretz”. «Alcuni oligarchi sono vicini a Lieberman e altri membri di Yisrael Beitenu», spiega Pfeffer, riferendosi alla formazione nazionalista dell’ex ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, originario della Moldavia. Inoltre gli investimenti immobiliari potrebbero avere contribuito all’aumento vertiginoso del costo degli affitti, che ha scatenato le proteste sociali del 2011 e che non accenna a ridimensionarsi: «Alcuni sostengono che l’acquisto di immobili da parte degli oligarchi sia una delle cause di questa impennata, ma gli esperti concordano sul fatto che il lusso abbia poca influenza sul più ampio settore immobiliare. Però forse c’è un qualche effetto sui prezzi a Tel Aviv, dove molte delle nuove costruzioni riguardano la fascia alta di mercato». Tra le destinazioni più popolari tra i tycoon dell Est, oltre a Tel Aviv, ci sono le località di mare già amate dai ricchi israeliani: Herzliya, per esempio, o Cesarea, dove la mega-villa di Kogan sorge non lontano dall’abitazione privata del primo ministro Benjamin Netanyahu.
"pagina99we", 5 dicembre 2015
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