MisterBrown trotta al
fianco del suo accompagnatore, raggiunge il bancone, allunga il muso
e la mano gentile di sempre gli offre una ciotola, «Where is your
dog? » - «He is having his drink», domanda e risposta
anticipano lo sghignazzo del coro. Il “solito” è acqua fresca
per MisterBrown, Stafforshire bull terrier, che il padrone porta ogni
giorno al Golden Lion di Royal College Street a Camden e a cui, ogni
giorno, la stessa mano gentile offre una ciotola poco prima che una
voce rivolga la stessa domanda, seguita dalla stessa battuta e dalla
stessa risata del gruppo.
Vita da cani e vita da
pub, quei posti che si sa che cosa “non sono”, ma si stenta a
definire che cosa siano.«Un pub non è un bar, non è un ristorante,
non è un club, non è un negozio, non è una panchina e non è la
poltrona di un analista» come ha scritto Tom Lamont in
un’appassionata epica sul Guardian. E non è nemmeno un
canile. aggiungiamo guardando MisterBrown svuotare la ciotola. Un pub
è un pub, ovvero un po' di tutto quanto Tom Lamont ha frettolosa
mente elencato. Mutazione delle taverne romane, le alehouses
esplosero con la peste bubbpnica trasformandosi in luoghi di ricovero
e ristoro diffusi in una rete capillare, se è vero che nel 1570 ce
n’era uno ogni 180 cittadini di Inghilterra e Galles. Oggi sono
52mila in tutto il Regno e chiudono al ritmo di 29 alla settimana
secondo Camra, l’organizzazione che si batte per la tutela della
birra Real Ale. «Un rallentamento del trend negativo - precisano
alla British Beer and Pub Association - si sta però
avvertendo: al picco della crisi, infatti, andavano in liquidazione
50 locali alla settimana».
La minaccia in realtà ha
a poco a che vedere con il credit crunch del 2008, crisi che
rese solo piti acuto un massacro destinato a continuare nonostante le
organizzazioni di puristi della birra, puristi della bririshness,
puristi dell’architettura guidino l'assalto per la salvezza
dell’ultimo boccale. Sul pub pesa infatti, la coazione delle
piccole birrerie che imbottigliano ales artigianali, lo sbocciare dei
GastroPub che indugiano sul vino e sul cibo, la speculazione
immobiliare, le tasse sulla pinta. I consumi della birra - secondo
alcune statistiche - sono in contrazione del 30% negli ultimi otto
anni, pesando enormemente sui bilanci dei pub. La scorciatoia per le
grandi catene che possiedono la maggioranza della public houses
è vendere. L’alternativa è mutare la pelle di un locale
abbarbicato all’immagine della taverna d’altri tempi,
aromatizzato com’è dall’odore del legno che sembra stagionato
nel luppolo. Le ales cedono sempre più terreno al pinot, il
roast beef agli esercizi culinari di chef scolpiti dalla
frenesia gastronomica che affligge questa terra di ruvido palato,
anzi ruvidissimo. Freccette e biliardo reggono, ma solo in
provincia.
Se il puh sbanda, vittima
dell’emancipazione del gusto d'importazione continentale, il pub
marcia verso morte sicura quando si leggono le statistiche
immobiliari. Pezzi storici di Londra si flettono alla speculazione di
cosi ruttori che vedono in palazzine ottocentesche affondate in
angoli pittoreschi, l’occasione per ritagliare mono e bilocali da
vendere ai prezzi folli del metro quadrato nella capitale. L’uomo
nero, almeno nel caso del Golden Lion, ha anche un nome: Anthony
Stark, un developer che comprò il locale e tentò la trasformazione
in appartamenti e negozi. Operazione fallita grazie anche all’azione
di Dale Ingram, cinquantenne bionda come una lager, che della
battaglia per salvare i pub storici ha fatto una professione.
Non sempre funziona così.
Il Farrier Arms di Mersham in Kent, sfregiato dagli squatters
dopo quattro secoli di servizio interrotto e afflitto da profitti
troppo deboli s’è affidato a un Paese intero per sperare di
salvarsi. Decine di avventori residenti a Mersham si sono tassati -
da 5 a 50 mila sterline l’uno - raccogliendo abbastanza danari per
rilevarne la proprietà e rilanciarlo. E il Farrier Arms è tornato a
servire la comunità. Power to the people nell'Inghilterra
dei conservatori? Cani inclusi obietterebbe MisterBrown.
"Il Sole 24 0re domenica, 15 novembre 2015
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