Riprendo qui un commento su “pagina99”, il settimanale nato da una costola del “manifesto” e ideato da
Emanuele Bevilacqua, che da poco è felicemente tornato in edicola e sul web, con la direzione di Luigi
Spinola e la condirezione di Roberta Carlini, oltre alla direzione
editoriale di Bevilacqua.
Alessandro Leogrande legge la reazione francese ed europea al terrorismo islamista con la guida di Leonardo Sciascia, mettendo in luce pericoli che incombono su tutti noi. (S.L.L.)
Alessandro Leogrande legge la reazione francese ed europea al terrorismo islamista con la guida di Leonardo Sciascia, mettendo in luce pericoli che incombono su tutti noi. (S.L.L.)
Leonardo Sciascia a Parigi, davanti alla statua di Voltaire in Rue de la Seine (Foto F. Scianna) |
Dietro le quinte dei
dibattiti sulla promulgazione dello stato d’emergenza francese
aleggia il fantasma di Leonardo Sciascia, scrittore (Il giorno
della civetta, A ciascuno il suo, Todo modo) e
attento critico del suo tempo . Fino a quando possono estendersi
indebitamente misure di controllo che, nate in un momento eccezionale
come quello degli attentati dell’Isis nel cuore di Parigi,
richiedono una deroga effettiva ai principi della Convenzione europea
dei diritti dell’uomo? Il potere dato ai prefetti di istituire il
coprifuoco, interrompere la libera circolazione, impedire qualsiasi
forma di manifestazione pubblica può alla lunga divenire ordinario,
in una lotta al terrorismo dai confini incerti?
Tra la fine degli anni
Settanta e la seconda metà degli Ottanta, Sciascia espresse nei
confronti della lotta al terrorismo e alla mafia, la cui violenza
raggiunse allora l’apice nella storia italiana, una linea precisa
quanto eretica. Si pensi al suo libro L’affaire Moro, uscito
nel 1978. Non è possibile combattere chi ha metodi illiberali e
antidemocratici con metodi che a loro volta rischiano di diventare
illiberali. La forza apparente di una legislazione d’emergenza
tradisce l’insita debolezza degli Stati che la adottano.
Per la verità, al tempo
del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate
rosse, Sciascia disse molto di più. Disse, per esempio, che la pena
per il leader democristiano e gli uomini della scorta massacrati non
gli impediva di vedere che lo Stato che Dc e Pci volevano difendere
strenuamente, senza trattare, era in realtà un vuoto simulacro:
«Dieci mesi fa», scrisse su “Panorama” il 4 aprile del 1978,
quando Moro era ancora nella prigione del popolo brigatista, «mi
appariva come un guscio che racchiudesse, per dirla
vittorinianamente, putredine e morte. Oggi mi appare come un guscio
vuoto che può essere da un momento all'altro, e forse senza che ce
ne accorgiamo, comunque riempito. Comunque, ma in ogni caso, per noi
pericolosamente.»
È difficile porre una
relazione immediata tra l’uccisione di Aldo Moro e quella dei
ragazzi della «generazione Bataclan». Troppo diversi i contesti
storici, troppo diversi i due tipi di terrorismo, quello brigatista e
quello jihadista, nelle loro finalità e nelle loro modalità
d'azione, per quanto il meccanismo mentale che porta ad abbracciare
il fanatismo dottrinario e aderire alla lotta armata annullando se
stessi, non sia poi così dissimile.
Ma il monito di Sciascia,
espresso allora con una tale durezza che alcuni dirigenti del fronte
della fermezza iniziarono a definirlo «codardo», resta sul fondo di
tante nostre discussioni. Uno Stato di diritto deve rimanere tale, se
non vuol trasformare i suoi stessi fondamenti in una formula vuota. A
maggior ragione se vuole sconfiggere coloro i quali pensano che i
diritti siano un prodotto dell’apostasia e la pluralità della vita
qualcosa di spaventoso.
I teorici dello Stato
islamico che scrivono lunghi articoli sulla rivista "Dabiq"
sognano proprio questo: un mondo ideale (e per questo profondamente
irreale) in cui, prosciugando a suon di bombe e attentati la «zona
grigia» della complessità umana, rimangano sul campo due
schieramenti opposti e irriducibili. Loro e gli strenui difensori
dell’«ordine crociato e occidentale». Qualsiasi cosa voglia dire
questa stramba espressione, il fine dell’Isis è chiaro: eliminare
l'ordinarietà, la terra di mezzo, gli stili di vita non
irregimentati, i pensieri eretici, le dissidenze, le differenze. Per
questo non bisogna cadere nel loro gioco.
Oggi l’Ue può rinnegare se stessa anche in un altro modo: confondendo le centinaia di migliaia di persone che scappano dalle violenze del conflitto siriano con i terroristi. Proprio da questo mescolamento fortuito di lotta al terrorismo e gestione dell’esodo nasce l’idea di delegare alla Turchia e al suo governo autoritario il controllo dei profughi sulla frontiera orientale.
Oggi l’Ue può rinnegare se stessa anche in un altro modo: confondendo le centinaia di migliaia di persone che scappano dalle violenze del conflitto siriano con i terroristi. Proprio da questo mescolamento fortuito di lotta al terrorismo e gestione dell’esodo nasce l’idea di delegare alla Turchia e al suo governo autoritario il controllo dei profughi sulla frontiera orientale.
"pagina99we", 5 dicembre 2015
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