5.12.15

La Rolls-Royce e la legge coranica (Alberto Bellucci)

Rolls-Royce Phantom III 1938
Ottant' anni suonati - è nata nel 1906 dall' accordo tra il ricchissimo baronetto Charles Stewart Rolls e il "divino meccanico" Henry Frederick Royce - la regina delle automobili ha partorito finora, in tutto, centoquattromila figliole. "E di queste", sottolinea Bernard Tobin, "i due terzi circa sono ancora in vita". Un record imbattibile. Un'altra preziosa tessera da aggiungere a quel ricco mosaico di aneddoti, di storie per metà vere e per l' altra metà inventate (ma mai smentite, con "fair play" tutto britannico) di cui è intessuto il mito Rolls.
Un mito inaugurato, nel lontano 1905, dal venerabile Times, che descrivendo una delle vetture di Henry Royce (prima ancora, dunque, della fusione tra le due "R") scriveva: "E' un' auto pericolosa: è infatti così silenziosa che i pedoni non la sentono avvicinarsi". Si chiamava già Rolls-Royce, invece, ed era appena nata la celebre Silver Ghost (prodotta dal 1906 al 1925), quando cominciò a diffondersi il detto vagamente menagramo: "E' l'auto ideale del medico: l'unica che consenta il trasporto di un malato febbricitante...".
Intanto, chiuso nel suo ufficetto del nuovo stabilimento di Derby (inaugurato nel 1907 per esaudire la crescente domanda), Henry Royce inventava nuovi motti, destinati ai contemporanei e anche ai posteri. "Qualunque cosa fatta bene", ripeteva in continuazione il divino meccanico, "è nobile per quanto umile essa sia". Un motto che adorna ancora oggi le pareti immacolate dello stabilimento di Crewe. Ma, in quei primi duri anni, Royce ribadiva frequentemente anche un altro concetto: il fatto cioè che la qualità non ha prezzo. "Se qualcuno chiede quanto costa una Rolls-Royce", diceva allora il fondatore della marca, "significa che non può permettersela". O ancora: "Il prezzo si dimentica, la qualità resta".
Quando, nel 1933, il "vero" fondatore della marca morirà (Rolls, oltre al denaro, non aveva messo molto d'altro), la casa inglese gli tributerà un grande omaggio: le due "R" sovrapposte nel marchio prenderanno infatti il lutto, diventando nere da rosse che erano in precedenza. Gli aneddoti, intanto, continuavano a fioccare, alimentati talvolta dalla stessa casa.
Quando, nel 1938, il re Ibn Saud dell'Arabia Saudita, innamoratosi perdutamente di un coupè-convertibile Phantom III, vide per la prima volta nel cortile del proprio palazzo la vettura sognata, ebbe un violento moto di stizza: la Rolls, infatti, glielo aveva mandato con guida a destra, nonostante fosse stata ordinata una guida sinistra (non in produzione). Per le leggi del suo paese, Ibn Saud non poteva sedere alla sinistra dell'autista né, d'altra parte, poteva accomodarsi sugli scomodi sedili posteriori; né, ancora, poteva guidare la vettura. La preziosa Phantom finì così dimenticata negli spaziosi garage reali. "Dopo molti anni", dicono oggi quelli della Rolls, "abbiamo di recente ripreso le esportazioni in Arabia Saudita, ma la prima vettura arrivata in dogana ci ha creato un serio grattacapo. Per la legge coranica, infatti, una donna non può mai precedere un uomo e la nostra Flyng Lady (la signora alata che orna tutti i radiatori della marca) è una donna a tutti gli effetti. Così, a malincuore, le abbiamo dovuto segare la testa...". Ma i seni, per fortuna, si sono salvati.


“la Repubblica”, 30 maggio 1987  

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