Rolls-Royce Phantom III 1938 |
Ottant' anni suonati - è
nata nel 1906 dall' accordo tra il ricchissimo baronetto Charles
Stewart Rolls e il "divino meccanico" Henry Frederick Royce
- la regina delle automobili ha partorito finora, in tutto,
centoquattromila figliole. "E di queste", sottolinea
Bernard Tobin, "i due terzi circa sono ancora in vita". Un
record imbattibile. Un'altra preziosa tessera da aggiungere a quel
ricco mosaico di aneddoti, di storie per metà vere e per l' altra
metà inventate (ma mai smentite, con "fair play" tutto
britannico) di cui è intessuto il mito Rolls.
Un mito inaugurato, nel
lontano 1905, dal venerabile Times, che descrivendo una delle vetture
di Henry Royce (prima ancora, dunque, della fusione tra le due "R")
scriveva: "E' un' auto pericolosa: è infatti così silenziosa
che i pedoni non la sentono avvicinarsi". Si chiamava già
Rolls-Royce, invece, ed era appena nata la celebre Silver Ghost
(prodotta dal 1906 al 1925), quando cominciò a diffondersi il detto
vagamente menagramo: "E' l'auto ideale del medico: l'unica che
consenta il trasporto di un malato febbricitante...".
Intanto, chiuso nel suo
ufficetto del nuovo stabilimento di Derby (inaugurato nel 1907 per
esaudire la crescente domanda), Henry Royce inventava nuovi motti,
destinati ai contemporanei e anche ai posteri. "Qualunque cosa
fatta bene", ripeteva in continuazione il divino meccanico, "è
nobile per quanto umile essa sia". Un motto che adorna ancora
oggi le pareti immacolate dello stabilimento di Crewe. Ma, in quei
primi duri anni, Royce ribadiva frequentemente anche un altro
concetto: il fatto cioè che la qualità non ha prezzo. "Se
qualcuno chiede quanto costa una Rolls-Royce", diceva allora il
fondatore della marca, "significa che non può permettersela".
O ancora: "Il prezzo si dimentica, la qualità resta".
Quando, nel 1933, il
"vero" fondatore della marca morirà (Rolls, oltre al
denaro, non aveva messo molto d'altro), la casa inglese gli
tributerà un grande omaggio: le due "R" sovrapposte nel
marchio prenderanno infatti il lutto, diventando nere da rosse che
erano in precedenza. Gli aneddoti, intanto, continuavano a fioccare,
alimentati talvolta dalla stessa casa.
Quando, nel 1938, il re
Ibn Saud dell'Arabia Saudita, innamoratosi perdutamente di un
coupè-convertibile Phantom III, vide per la prima volta nel cortile
del proprio palazzo la vettura sognata, ebbe un violento moto di
stizza: la Rolls, infatti, glielo aveva mandato con guida a destra,
nonostante fosse stata ordinata una guida sinistra (non in
produzione). Per le leggi del suo paese, Ibn Saud non poteva sedere
alla sinistra dell'autista né, d'altra parte, poteva accomodarsi
sugli scomodi sedili posteriori; né, ancora, poteva guidare la
vettura. La preziosa Phantom finì così dimenticata negli spaziosi
garage reali. "Dopo molti anni", dicono oggi quelli della
Rolls, "abbiamo di recente ripreso le esportazioni in Arabia
Saudita, ma la prima vettura arrivata in dogana ci ha creato un serio
grattacapo. Per la legge coranica, infatti, una donna non può mai
precedere un uomo e la nostra Flyng Lady (la signora alata che orna
tutti i radiatori della marca) è una donna a tutti gli effetti.
Così, a malincuore, le abbiamo dovuto segare la testa...". Ma i
seni, per fortuna, si sono salvati.
“la Repubblica”, 30
maggio 1987
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