3.5.14

1953. Perché ammazzano i coniugi Rosemberg (Pietro Ingrao)

La condanna a morte, nel 1952, dei coniugi Julius ed Ethel Rosenberg, scienziati statunitensi di origine ebraica, incolpati di aver trasmesso all'Urss il segreto dell'atomica, fu probabilmente il punto più alto delle persecuzioni maccartiste, così chiamate dal nome del senatore che più di tutti alimentò la “caccia streghe”. Esse si rivolgevano contro i democratici e i pacifisti degli Usa, accusati di complicità con il comunismo internazionale, oltre che contro i pochi che esplicitamente proclamavano idealità comuniste. La desecretazione degli atti, qualche anno fa, ha dimostrato, senza ombra di dubbio, l'assoluta innocenza di Ethel, oltre all'irrilevanza per la fabbricazione dell'atomica di Stalin delle notizie che la coppia avrebbe trasmesso agli scienziati sovietici, secondo l'unico accusatore, reo confesso di spionaggio. L'articolo di Ingrao è del febbraio 1953, subito dopo il rigetto da parte del presidente USA Eisenhower, da poche settimane insediato alla Casa Bianca, della domanda di grazia. La sentenza sarà eseguita qualche mese più tardi, il 19 giugno 1953.(S.L.L.)
Ethel e Julius Rosenberg
Quando dieci mesi fa fu pronunciata la condanna a morte contro Julius ed Ethel Rosenberg, i difensori fecero ricorso ad un alto, solenne tribunale; si appellarono alla opinione pubblica mondiale. Contro i Rosenberg non esisteva nessuna prova, salvo la denuncia di uno, imputato di spionaggio e che li accusava di esser suo complice. Nessun fatto, nessun gesto, nessun documento potette essere portato contro i Rosenberg. L'accusa stessa di Greenglass era un cumulo di ridicole assurdità, quali non si trovano nel più turpe romanzo giallo. Se per condannare a morte potessero bastare le «prove» addotte contro i Rosenberg ogni uomo sarebbe in pericolo, perché ogni polizia troverà sempre nelle fogne della umanità un delatore pronto ad accusare, dietro mercede. L’accusatore dei Rosenberg ebbe la sua mercede: ebbe salva la vita, mentre i Rosenberg venivano condannati al supplizio.
Queste cose corsero per il mondo, fatte conoscere dai difensori dei Rosenberg. E fu la protesta più larga, unanime che si fosse vista da tanfi e tanti anni, in questi tempi di conflitti e di lacerazioni irreparabili. Parlarono comunisti e anticomunisti, socialdemocratici e liberali, gente senza colore e senza partito, luminari della cultura, uomini della strada; dei loro nomi si potrebbe riempire un elenco senza fine. Milioni e milioni di uomini di ogni fede e di ogni parte: tale fu la giuria che fece la revisione dell’infame, scandaloso processo contro i coniugi Rosenberg.
A questo punto, la grazia, almeno la grazia, parve certa. Nessuno s’illudeva che i tribunali americani volessero tornare indietro e rendere la libertà dovuta agli innocenti, restaurarne l'onore, restituire il padre e la madre ai piccoli figli. La luce della giustizia avrebbe ferito aspramente troppe responsabilità; -troppo grave e pesante sarebbe stata l'onta per i persecutori. Ma si sperò che essi si arrestassero dinanzi all'irreparabile: dinanzi al sangue.
Invece no. L'altro ieri sera è venuto il diniego. Dopo dieci mesi di atroce agonia, dopo il dibattito e l'appello dinanzi al tribunale dell'opinione pubblica mondiale, la sentenza di morte contro Julius ed Ethel Rosenberg è stata rinnovata L'ha firmata il capo supremo degli Stati Uniti.
Non è più dunque l’errore giudiziario. E’ la fredda, premeditata decisione del politico. Ed è questo che fa orrore e che spaventa. Si trattasse solo di una conferma che gli attuali dirigenti americani sono gonfi di odio, sono sordi ad ogni voce di umanità, non ci stupiremmo. Li conosciamo. Sappiamo le banche, i commerci, le imprese spietate da cui vengono e sulle quali hanno edificato la loro triste fortuna. Taft, Nixon, Dulles, Wilson: nomi affiorati in speculazioni di miliardi, divenuti famosi in guerre e massacri, celebrati nei fasti atomici, nelle stragi dei popoli, nelle persecuzioni razziste. Chi è così pazzo da chiedere umanità a costoro? Ma essi sono uomini politici: essi sanno che cosa pensa il mondo dell'iniquo processo contro i Rosenberg e del delitto che dovrebbe coronarlo. E sfidano questo giudizio. Essi sanno che il supplizio dei Rosenberg scatenerà contro di loro una tempesta di collera, trascinerà contro di loro migliaia e migliaia di cuori ancora esitanti, offenderà nel profondo l’animo di milioni e milioni di uomini. Essi sanno che per quella decisione di morte non hanno difesa dinanzi alle coscienze, perché, in questo processo, tutte le maschere, tutti i veli sono stati strappati: l'ingiustizia è nuda. Eppure essi scontano tutto ciò, pagano questo prezzo terribile, pur di avere la vita delle due vittime. Perché? Come possono arrivare a tanto? A che mirano? Ecco la domanda.
La speculazione anticomunista non basta a spiegare; tanto più che essa, stavolta, è marcia in partenza, già fallita. Ci deve essere un'altra molla, una ragione più profonda per questa follia.
- Ostaggi del movimento americano della pace – chiamò i Rosenberg il grande scrittore americano Fast; ostaggi che bisognava colpire perché fosse scoraggiata la lotta contro la guerra, perché ogni americano oggi sapesse dai fatti qual è la moneta che si paga a credere nella pace: non più solo le persecuzioni e i bandi: ma anche la morte. Bisognava che ogni americano apprendesse, dalla fine dei Rosenberg, che una parola per la pace in Corea, un contatto con un movimento progressista, e la semplice fiducia nella coesistenza pacifica degli uomini e dei sistemi possono trascinare in un processo mostruoso e terminare sul patibolo. Necessità di terrore, bisogno disperato di stroncare, nella paura, anche solo l’esitazione e il dubbio sull'obbligo della guerra: questa è la sola logica che può spiegare la sfida imprudente lanciata al grande fronte, che da tutti i Paesi aveva chiesto giustizia e salvezza per i Rosenberg.
Perciò il supplizio decretato ai Rosenberg ha un suono sinistro: è il brontolio del tuono che minaccia il temporale. Sono venti giorni che Eisenhower s'è insediato alla Casa Bianca; venti giorni che sono bastati a seminare allarme e collera nel mondo. Il primo gesto del suo regno è stato di annunciare via libera e appoggio armato a un satrapo corrotto e cacciato dal suo popolo, a Ciang Kai-scek. Oggi viene la decisione di mandare alla sedia elettrica Julius ed Ethel Rosenberg, cui si può addebitare solo un delitto: di avere amato la libertà e odiato il fascismo. Il nesso fra i due avvenimenti è nelle cose. Mai come in queste ore è apparso chiaro che chi protesta contro l'assassinio dei Rosenberg difende la pace difende il mondo dal fascismo, che sempre va di pari passo con la corsa alla catastrofe della guerra.


L'Unità, 13 febbraio 1953

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