La condanna a morte, nel
1952, dei coniugi Julius ed Ethel Rosenberg, scienziati statunitensi
di origine ebraica, incolpati di aver trasmesso all'Urss il segreto
dell'atomica, fu probabilmente il punto più alto delle persecuzioni
maccartiste, così chiamate dal nome del senatore che più di tutti
alimentò la “caccia streghe”. Esse si rivolgevano contro i
democratici e i pacifisti degli Usa, accusati di complicità con il
comunismo internazionale, oltre che contro i pochi che esplicitamente
proclamavano idealità comuniste. La desecretazione degli atti,
qualche anno fa, ha dimostrato, senza ombra di dubbio, l'assoluta
innocenza di Ethel, oltre all'irrilevanza per la fabbricazione
dell'atomica di Stalin delle notizie che la coppia avrebbe trasmesso
agli scienziati sovietici, secondo l'unico accusatore, reo confesso
di spionaggio. L'articolo di Ingrao è del febbraio 1953, subito dopo
il rigetto da parte del presidente USA Eisenhower, da poche settimane
insediato alla Casa Bianca, della domanda di grazia. La sentenza sarà
eseguita qualche mese più tardi, il 19 giugno 1953.(S.L.L.)
Ethel e Julius Rosenberg |
Quando dieci mesi fa fu
pronunciata la condanna a morte contro Julius ed Ethel Rosenberg, i
difensori fecero ricorso ad un alto, solenne tribunale; si
appellarono alla opinione pubblica mondiale. Contro i Rosenberg non
esisteva nessuna prova, salvo la denuncia di uno, imputato di
spionaggio e che li accusava di esser suo complice. Nessun fatto,
nessun gesto, nessun documento potette essere portato contro i
Rosenberg. L'accusa stessa di Greenglass era un cumulo di ridicole
assurdità, quali non si trovano nel più turpe romanzo giallo. Se
per condannare a morte potessero bastare le «prove» addotte
contro i Rosenberg ogni uomo sarebbe in pericolo, perché ogni
polizia troverà sempre nelle fogne della umanità un delatore pronto
ad accusare, dietro mercede. L’accusatore dei Rosenberg ebbe la sua
mercede: ebbe salva la vita, mentre i Rosenberg venivano condannati
al supplizio.
Queste cose corsero per
il mondo, fatte conoscere dai difensori dei Rosenberg. E fu la
protesta più larga, unanime che si fosse vista da tanfi e tanti
anni, in questi tempi di conflitti e di lacerazioni irreparabili.
Parlarono comunisti e anticomunisti, socialdemocratici e liberali,
gente senza colore e senza partito, luminari della cultura, uomini
della strada; dei loro nomi si potrebbe riempire un elenco senza
fine. Milioni e milioni di uomini di ogni fede e di ogni parte: tale
fu la giuria che fece la revisione dell’infame, scandaloso processo
contro i coniugi Rosenberg.
A questo punto, la
grazia, almeno la grazia, parve certa. Nessuno s’illudeva che i
tribunali americani volessero tornare indietro e rendere la libertà
dovuta agli innocenti, restaurarne l'onore, restituire il padre e la
madre ai piccoli figli. La luce della giustizia avrebbe ferito
aspramente troppe responsabilità; -troppo grave e pesante sarebbe
stata l'onta per i persecutori. Ma si sperò che essi si arrestassero
dinanzi all'irreparabile: dinanzi al sangue.
Invece no. L'altro ieri
sera è venuto il diniego. Dopo dieci mesi di atroce agonia, dopo il
dibattito e l'appello dinanzi al tribunale dell'opinione pubblica
mondiale, la sentenza di morte contro Julius ed Ethel Rosenberg è
stata rinnovata L'ha firmata il capo supremo degli Stati Uniti.
Non è più dunque
l’errore giudiziario. E’ la fredda, premeditata decisione del
politico. Ed è questo che fa orrore e che spaventa. Si trattasse
solo di una conferma che gli attuali dirigenti americani sono
gonfi di odio, sono sordi ad ogni voce di umanità, non ci
stupiremmo. Li conosciamo. Sappiamo le banche, i commerci, le
imprese spietate da cui vengono e sulle quali hanno edificato la loro
triste fortuna. Taft, Nixon, Dulles, Wilson: nomi affiorati
in speculazioni di miliardi, divenuti famosi in guerre e
massacri, celebrati nei fasti atomici, nelle stragi dei popoli,
nelle persecuzioni razziste. Chi è così pazzo da chiedere umanità
a costoro? Ma essi sono uomini politici: essi sanno che cosa
pensa il mondo dell'iniquo processo contro i Rosenberg e del
delitto che dovrebbe coronarlo. E sfidano questo giudizio.
Essi sanno che il supplizio dei Rosenberg scatenerà contro di loro
una tempesta di collera, trascinerà contro di loro migliaia e
migliaia di cuori ancora esitanti, offenderà nel profondo
l’animo di milioni e milioni di uomini. Essi sanno che per quella
decisione di morte non hanno difesa dinanzi alle coscienze, perché,
in questo processo, tutte le maschere, tutti i veli sono stati
strappati: l'ingiustizia è nuda. Eppure essi scontano tutto
ciò, pagano questo prezzo terribile, pur di avere la vita delle
due vittime. Perché? Come possono arrivare a tanto? A che
mirano? Ecco la domanda.
La speculazione
anticomunista non basta a spiegare; tanto più che essa, stavolta, è
marcia in partenza, già fallita. Ci deve essere un'altra molla, una
ragione più profonda per questa follia.
- Ostaggi del movimento
americano della pace – chiamò i Rosenberg il grande scrittore
americano Fast; ostaggi che bisognava colpire perché fosse
scoraggiata la lotta contro la guerra, perché ogni americano oggi
sapesse dai fatti qual è la moneta che si paga a credere nella pace:
non più solo le persecuzioni e i bandi: ma anche la morte. Bisognava
che ogni americano apprendesse, dalla fine dei Rosenberg, che una
parola per la pace in Corea, un contatto con un movimento
progressista, e la semplice fiducia nella coesistenza pacifica degli
uomini e dei sistemi possono trascinare in un processo mostruoso e
terminare sul patibolo. Necessità di terrore, bisogno disperato di
stroncare, nella paura, anche solo l’esitazione e il dubbio
sull'obbligo della guerra: questa è la sola logica che può spiegare
la sfida imprudente lanciata al grande fronte, che da tutti i Paesi
aveva chiesto giustizia e salvezza per i Rosenberg.
Perciò il supplizio
decretato ai Rosenberg ha un suono sinistro: è il brontolio
del tuono che minaccia il temporale. Sono venti giorni che
Eisenhower s'è insediato alla Casa Bianca; venti giorni
che sono bastati a seminare allarme e collera nel mondo. Il
primo gesto del suo regno è stato di annunciare via
libera e appoggio armato a un satrapo corrotto e cacciato dal suo
popolo, a Ciang Kai-scek. Oggi viene la decisione di mandare
alla sedia elettrica Julius ed Ethel Rosenberg, cui si può
addebitare solo un delitto: di avere amato la libertà e odiato il
fascismo. Il nesso fra i due avvenimenti è nelle cose. Mai come in
queste ore è apparso chiaro che chi protesta contro l'assassinio
dei Rosenberg difende la pace difende il mondo dal fascismo, che
sempre va di pari passo con la corsa alla catastrofe della
guerra.
L'Unità, 13 febbraio
1953
Nessun commento:
Posta un commento