Robert Louis Stevenson |
giugno
1893
Mio caro James,
ho dovuto smettere di bere tutti gli alcolici e di fumare tabacco e
lo stato di transizione in cui mi trovo mi fa quasi impazzire. Voi
non avete mai fumato, credo, quindi non potrete mai sapere che
delizia sia smettere. Ma se non altro avete bevuto, e potete forse
capire la mia rabbia nello scoprire improvvisamente che un bicchiere
di chiaretto o di brandy e acqua mi assicurano un’emicrania da far
scoppiare la testa per il giorno dopo; e su questo non c’è alcun
dubbio. Qualunque cosa beva. ecco pronta l'emicrania.
E il tabacco mi fa altrettanto male.
Se riuscirò a superare questa troncatura d’abitudini, sembreró
proprio una specie di cuccioletto impaurito. Purtroppo sono così
fatto (o così contorto) che non mi piace pensare a una vita senza
vino rosso sul tavolo o senza tabacco, con la sua piccola deliziosa
brace accesa. Non mi sembra per niente divertente, vista da lontano.
Magari poi, entrandoci, scoprirò che è il Giardino del Paradiso, ma
il colore dei pilastri del cancello per adesso non mi attira.
Supponete che qualcuno vi dicesse che dovete abbandonare la vostra
casa, i vostri libri, i vostri club e andarvi ad accampare in mezzo
all’Africa per assumere il comando di una spedizione: urlereste,
scalcereste, fuggireste. Bene, penso la stessa cosa di una vita senza
vino e senza tabacco, ma se continua così, mi toccherà partire e
accettare di andarci, come è vero che sono vivo.
Robert Louis
Stevenson
da “Tuttolibri La Stampa”, 24 ottobre 1987
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