Michelangelo Buonarroti, Bacco ebbro con Pan, Museo del Bargello, Firenze |
Riempi per me, coppiere,
calici del più secco,
invecchiato Falerno.
Lo comanda, ragazzo,
la legge di Postumia,
regina della festa,
più ubriaca di un acino
ubriaco. E voi acque,
pesti del vino, via,
lungi, lungi da qui,
migrate tra gli austeri!
Da noi Bacchico puro.
Carmina, XXVII.
Minister vetuli puer Falerni
inger mi calices amariores,
ut lex Postumiae iubet magistrae
ebriosa acina ebriosioris.
At vos quo lubet hinc abite, lymphae
vini pernicies, et ad severos
migrate. Hic merus est Thyonianus.
Postilla
E’ un carme simposiaco.
Più modernamente e modestamente lo si direbbe un brindisi.
Catullo qui contesta
l’uso romano di mescolare il vino con l’acqua, ma non è l’unica
novità. Era consuetudine degli antichi (lo è ancora in taluni giochi d’osteria) eleggere
un rex o un magister del banchetto, con il potere di
regolare la mescita del vino, anche nelle proporzioni tra vino ed
acqua. Qui a dettare legge è, addirittura, una donna, un altro
motivo di contrasto con i severi, gli austeri difensori della
tradizionale etica repressiva.
Il Falerno era un pregiato vino campano, il Thyonianus (che ho tradotto Bacchico) è invece un'invenzione linguistica di Catullo, per indicare la potenza del vino (Thyonio era uno degli appellativi di Dioniso, figlio di Thyone).
Il Falerno era un pregiato vino campano, il Thyonianus (che ho tradotto Bacchico) è invece un'invenzione linguistica di Catullo, per indicare la potenza del vino (Thyonio era uno degli appellativi di Dioniso, figlio di Thyone).
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