Il futurismo e la grafica. Vale
la tesi sostenuta dai due autori di questo prezioso volume, Gianni
Fanelli e Ezio Codoli (Edizioni Comunità, pagg. 200, lire 70.000).
Cioè: nei confronti del futurismo pesano da sempre alcuni
pregiudizi.
Fanelli e Godoli ne indicano due: 11
primo consiste nel considerarlo morto con la Prima guerra mondiale,
il secondo nasce dal ritenerlo questione di pittori e di Boccioni in
particolare. Se ne potrebbero aggiungere altri, legati ad una
considerazione spesso ideologizzata e ad una immagine provinciale,
che non rispetta cioè legami e intersecazioni intemazionali. Il
libro di Fanelli e Godoli risulta prezioso allora proprio perché
smentisce la «visione pitturocentrica» e, per così dire, allarga i
confini, consente così, attraverso i confronti, valutazioni, anche
storiche, più corrette.
La ricostruzione di un dibattito e di
una storia è ricca e scrupolosa, attenta alle influenze europee, ai
rapporti con la letteratura e la pittura, alla discussione sui testi
teorici. Ma la lettura più efficace avviene attraverso le immagini,
centinaia di riproduzioni raccolte con certosina, crediamo, pazienza,
per una documentazione straordinaria e sorprendente. Gli autori
citati, sono Balla, Acquaviva, Prampolini, Diulgheroff, Tato,
Boccioni, Carmelich, Fillia, Bruno Munari, Ricas, Soffici, Sant'Elia,
e, naturalmente, con numerosi altri, Fortunato Depero, conosciuto e
celebrato anche in mostre recenti, propagandista di una fantasia
ribelle e coraggiosa, innovatore fino alla provocazione.
Sue sono forse le cose più belle (come
quella che riproduciamo), soprattutto là dove il colore piatto
incrocia il segno forte della grafica, accanto a quelle –
naturalmente - di Bruno Munari, che anticipa li elaborazioni di
raffinata astrazione.
“l’Unità”, 5 ottobre 1988
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