9.10.15

Soltanto il miele. Una poesia di Guillaume Apollinaire

Soltanto il miele del fico ottobrino
ha la dolcezza delle vostre labbra
che rassomigliano alla sua ferita
quando sembra sul punto di cadere
troppo maturo il nobile frutto
che tanto vorrei cogliere vorrei
fico desiderato fico o fico
fico bocca che io voglio carpire
o ferita di cui voglio morire

E’ in questo fiore che batte il mio cuore
che così dolce odora e da cui sale
di nuvole aromatiche un bel cielo
figlie dirette sono del garofano
più vivo delle vostre mani giunte
più pio ancora delle vostre unghie

E’ questo infine, eccolo lo strumento
col quale pescatore io catturo
l’immenso mostro del tuo desiderio
quello che un’arte esotica inabissa
giù nel seno delle profonde notti.

Poèmes à Lou, Nizza, 1914

Nota
L'originale di Apollinaire non è in strofe e versi, ma è – come si desume dall'illustrazione qui in alto - un carme figurato. Le parole delle tre parti di cui si compone il testo sono disposte a
costruire tre disegni, invero molto approssimativi. La prima disegna un frutto di fico, la seconda un fiore che vagamente ricorda il garofano, la terza un arnese cilindrico (un astuccio? una canna? o che altro?). La poesia è molto esplicitamente a doppio senso: figue non significa solo fico; oeillet non vuol dire solo garofano, ma anche occhiello e per estensione buco (rotondo), preferibilmente posteriore; engin non vale soltanto strumento di lavoro. Io non avrei saputo disegnare un bel nulla con le parole e oltre tutto non mi sentivo di rinunciare agli endecasillabi che ben si prestavano a questa traduzione. Pur essendo un pessimo disegnatore, ho tuttavia provato qui a schizzare un garofano, quello qui a fianco, un omaggio al nostro poeta.  
 

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